Tutti i segreti
degli irachiani
 



No, "irachiani" non è un refuso. Una geniale parodia di come i media americani fanno vedere l'Iraq, tradotta dall'inglese e messa su questo sito, con una premessa per capirla meglio. Se volete saltare l'introduzione, passate direttamente al testo, altrimenti proseguite la lettura qui.   

Miguel Martínez, 4 ottobre 2002 




Girando su Internet alla ricerca di materiali ufficiali della Casa Bianca, anziché whitehouse.gov, un mio amico ha digitato http://www.whitehouse.org. Dopo un'attimo di perplessità, si è reso conto di trovarsi su uno splendido sito satirico.

Certo, Whitehouse.org offre divertenti battute sui politici del Partito Repubblicano. Ma va molto oltre: i curatori del sito sono riusciti a capire molto bene i meccanismi dell'imbarbarimento degli Stati Uniti. Abbiamo tradotto e messo qui - con tutti i dovuti riconoscimenti - una bella scheda parodistica sull'Iraq che compare su Whitehouse.org.

Ma abbiamo anche notato una cosa interessante: il navigatore italiano con una discreta conoscenza dell'inglese che capitasse sul sito, capirebbe buona parte delle frecciatine politiche; mentre avrebbe difficoltà a capire l'elemento essenziale che il sito svela. Siamo sommersi da notizie e di immagini degli Stati Uniti, tanto da perdere spesso di vista i dati fondamentali della realtà statunitense.

Nelle posizioni di comando, abbiamo uomini che muovono i più grandi flussi di capitali di tutta la storia. Le loro imprese, speculative o no, vivono in intima simbiosi con il governo: basti pensare all'attuale vicepresidente Dick Cheney, che fino al giorno prima di insediarsi alla Casa Bianca dirigeva la Halliburton - una delle principali affiliate della Halliburton, la Kellogg Brown & Root (KBR), ha vinto persino l'appalto per costruire il lager di Guantanamo. Cheney era già stato Ministro della Difesa sotto Bush padre: la Halliburton ebbe i primi grandi contratti con l'amministrazione pochi giorni dopo che aveva lasciato l'incarico. [1]. Oggi, la KBR gode, secondo il New York Times (13 luglio 2002) di un contratto decennale per la fornitura di servizi chiavi in mano all'esercito USA che vanno dalla gestione delle cucine al trasporto del carburante.

Come i Krupp nella Germania che fu, queste persone hanno bisogno della macchina militare perché solo lo Stato può assicurare sempre commesse costosissime e massicce di materiali che servono solo per distruggere ed essere distrutti oppure diventare obsoleti; solo le spese militari sfuggono alla trasparenza - fare domande equivale a tradire la patria; e solo l'esercito a sua volta assicura il controllo di risorse sparse su tutti i continenti. Uno Stato quasi inesistente sul piano della previdenza assume così come principale funzione quella di coordinare una forza dedicata unicamente alla violenza e che occupa gran parte del pianeta e dei suoi cieli: l'esercito americano oggi tiene sotto le armi 1.400.000 uomini e donne, distribuiti in 132 dei 190 paesi membri dell'ONU. E un esercito in costante espansione ha bisogno di guerre; come ne ha bisogno un'economia sempre più speculativa: il collasso della Enron che ha travolto milioni di risparmiatori ne è un chiarissimo esempio. Nel contempo - come sottolinea Joseph Halevi - avviene la dollarizzazione delle economie che fa affluire denaro da tutto il mondo:

"Negli ultimi venti anni almeno, sicuramente dalla grande crisi messicana del 1982, l'instabilità e l'incertezza che sostengono la domanda mondiale di dollari provengono dalle politiche Usa e dal Fondo monetario internazionale. Guerra e instabilità come fattore di domanda di dollari per usare le risorse al fine di mantenere un modello di produzione e consumo non sostenibile continuando a non pagare il deficit estero. Questi sono gli Usa di fronte ai quali si inchinano i nostri politicanti, ulivisti compresi." [2]


john walker lindh
John Walker Lindh, il giovane islamista americano, viene portato in patria dove sconterà più anni di carcere di molti criminali di guerra



In un certo senso, il liberismo è un inganno feroce: come sottolineano i liberisti - o i libertarian - più coerenti, si è semplicemente passati dal Welfare State, lo Stato previdenziale, al Warfare State, lo Stato conduttore di guerre. La macchina che fonde esercito, impresa e ricerca e che ha dichiarato guerra duratura al resto del mondo, un mondo che dovrà obbedire o perire, ricorda certamente alcuni elementi portanti dello Stato nazista tedesco. E fin qui sono perfettamente valide le critiche della sinistra pensante, cioè di persone come Noam Chomsky. Ovviamente per "pensante" non intendiamo quella sinistra che invita gli Stati Uniti a bombardare con moderazione e solo dopo aver piegato l'ONU a conferire il famoso mandato di distruzione.

Ma c'è dell'altro: non si può capire la potenza americana senza cogliere il senso del suo immaginario, focalizzato insieme sul mito della "libertà" e dell'elezione divina. La dittatura è solo uno dei possibili metodi di dominio; e la storia mostra che non è nemmeno il più sicuro. Negli Stati Uniti del fondamentalista cristiano Ashcroft, dove oltre sei milioni di persone sono in carcere o in libertà vigilata, dove tante persone sono state arrestate e detenute senza processo, dove i servizi segreti godono della licenza di uccidere anche in paesi amici, le libertà fondamentali sono state ristrette come mai prima nella storia dell'Occidente postbellico. E il governo ha da poco avviato un progetto pilota nelle dieci principali città degli Stati Uniti per reclutare un milione di informatori, cioè una persona su 24, bambini, anziani e malati di mente compresi: una percentuale che supera di gran lunga quella della Germania di Hitler come quella della Germania dell'Est ai tempi della Stasi. Allo stesso tempo, è anche chiaro che non si tratta di un sistema "nazista", nel senso che non impone divieti straordinari ai singoli cittadini.

I meccanismi con cui gli oligarchi ottengono il consenso sono molto diversi da quelli che conosciamo dal totalitarismo europeo; e questo permette addirittura agli Stati Uniti di presentarsi come l'antitesi assoluta del totalitarismo. Intanto, la permanenza al potere dell'oligarchia è garantita da un ferreo bipolarismo e dal fatto che i politici comunque esprimono sempre gli stessi interessi. Le guerre sono condotte tra forze talmente sproporzionate che bastano pochi professionisti dell'omicidio per condurle, appoggiati da un gran numero di esperti che stanno dietro le scrivanie. Tutti devono appoggiare la patria, ma nessuno deve morire per lei. Mentre scompaiono i diritti del novanta percento di noi esseri umani che non siamo americani, non si militarizza la società americana: anzi, si suppone che ogni americano dia il suo libero consenso alla Guerra Duratura, che è quindi condotta da uomini liberi. Ognuno si fa così poliziotto di se stesso.

Allo stesso tempo l'economia ha bisogno di un continuo scambio di merci e di informazioni, senza gli intralci che ogni burocrazia dittatoriale inevitabilmente esercita: la libertà di movimento o di manifestazione si confonde così con altre libertà, come quella di licenziare o di fissare arbitrariamente il prezzo delle cure sanitarie. Da qui il ruolo cruciale dello slogan, apparentemente del tutto insensato, di "Libertà duratura" o della folle affermazione secondo cui i nemici odierebbero "la libertà degli americani". Una mistificazione che sta in piedi grazie all'altra mistificazione: quella del common man, che richiede la figura del Presidente Amico. È l'illusione creata nel cinema da film come Soldato Ryan, che perpetuano con tutti i ritrovati della tecnica la fatale illusione che chi ci manda a morire - o almeno a uccidere - abbia un cuore in fondo umano.

Il mito della libertà, che tanto abbaglie - e confonde - gli europei, è però strettamente correlato a un'altra realtà che gli europei ignorano quasi totalmente: il clima di forte religiosità che caratterizza sin dalle origini gli Stati Uniti. A differenza dell'Italia, gli Stati Uniti hanno miti fondanti e credono di avere una missione e un destino unico. Il mito fondante ripete la feroce conquista biblica della Terra, mentre il senso del destino rispecchia il Regno biblico. Una religiosità carica di possibilità politiche: noi, gli eletti di Dio, marciamo verso l'instaurazione del Kingdom of Jesus Christ on Earth invocando il giudizio dall'alto dei cieli sulle Nazioni. Un'ideologia che attraversa tutta la cultura nazionale, influenzando fortemente anche ambienti apparentemente laici.

Sono questi i meccanismi che il sito di www.whitehouse.org riesce a rendere trasparenti e anche tragicamente ridicoli, presentando i poster della Guerra Duratura, il Dipartimento della Fede, il mercatino dei souvenir di guerra, le stanze degli orrori... ma a questo punto si può passare direttamente a leggere la nostra traduzione di questa fantastica scheda sull'Iraq immaginario, abitato da "irachiani" (Iraquians) che sono anche "Muslamics".



NOTE

[1] Francesco Piccioni, "Il signore della guerra", Il Manifesto 27.09.02.

[2] Joseph Halevi, "Oro nero e oro di carta", Il Manifesto, 25.09.02.


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