"Kiff, armik!"
La privatizzazione dell'omicidio collettivo




Un articolo che alza il velo sull'immenso mondo della privatizzazione dell'omicidio collettivo: i mercenari che affiancano l'esercito americano.

La traduzione è quella apparsa su Internazionale 23-29 aprile.

L'articolo contiene anche una finestra sulle "regole del soldati in affitto" che qui metto in fondo al testo.

Il mercenario, ad esempio, è autorizzato a:

"ordinare dì fermarsi con avvertimenti in lingua locale kiff-armik: fermo o sparo"

L'imperialismo è una cosa molto semplice. È il diritto di un tale, perché nato nel Nebraska o a Prato, di scendere da un aereo e cavarsela con esattamente due parole di "lingua locale". Quelle due parole.

Nota: Vedere anche questo articolo sul rapporto tra gli italiani rapiti in Iraq e la grande industria mercenaria.

Miguel Martinez





Gli stivali da guerra di un soldato iracheno morto,
in una foto di David Leeson








L'autore di questo articolo, uscito per la prima volta su Salon, è Peter Warren Singer è un esperto disicurezza nazionale della Brookings Institution. È autore di Corporate warriors: the rise of the privatized military industry (Cornell University Press), considerato uno dei libri più importanti dell'anno in materia di affari internazionali.

SOLDATI IN AFFITTO

In Iraq il contingente più numeroso,dopo quello americano, è composto dai soldati privati. Le società militari hanno un giro d'affari miliardario.

Il 31 marzo l'America si è svegliata pensando di essere ripiombata nell'incubo somalo del 1993. Mentre la folla esultava, i corpi di quattro americani venivano massacrati e trascinati per le strade. Ma Fallujah non era Mogadiscio, e questo non è Black Hawk down. E piuttosto che mettere in discussione la missione in Iraq si è cercato di capire chi erano i protagonisti. Dopo l'episodio di Fallujah, molti americani hanno cominciato a rendersi conto di come operano i militari di oggi, nell'era degli appalti.

L'industria militare privata è sempre più fiorente e in Iraq svolge una serie di compiti, spesso poco noti, tra cui può esserci anche quello di combattere. I quattro uomini uccisi a Fallujah non erano soldati statunitensi ma dipendenti di una società poco conosciuta, la Blackwater Usa. E attiva in un settore del quale, fino al mese scorso, pochi conoscevano l'esistenza. Eredi della tradizione mercenaria delle "pistole in affitto", imprese come Blackwater vendono quel genere di servizi che un tempo erano prerogativa dei soldati. Note come "società militari private" (smp), vanno dalle piccole agenzie che forniscono squadre di commando alle grandi società che gestiscono le catene di rifornimenti militari. Nel settore gravitano centinaia di società, con migliaia di dipendenti e un giro d'affari di miliardi di dollari.

A carico dei contribuenti

In Iraq le smp sono una fetta sempre più ampia delle forze usate in combattimento e. quindi, delle vittime. Sono 15 mila i dipendenti di imprese private che svolgono un ruolo importante nelle missioni militari. In azione ne sono morti tra i 30 e i 50, inclusi i quattro uomini i cui corpi sono stati trovati il 31 marzo. Decine di altri sono stati presi prigionieri.

L'amministrazione Bush non voleva chiedere aiuto alle Nazioni Unite o ai suoi alleati della Nato. Ma grazie alle smp, che impiegano soldati di trenta nazionalità, la Casa Bianca in Iraq ha messo insieme una coalizione internazionale. Si tratta più di una "coalizione di mercenari" che di "volontari": ci sono più soldati privati in Iraq che truppe di qualsiasi altro paese alleato, compresa la Gran Bretagna.

Le smp sono presenti in oltre cinquanta zone di guerra, ma i loro principali clienti sono i contribuenti statunitensi. Negli ultimi dieci anni il governo degli Stati Uniti ha firmato più di tremila contratti con società militari private.Il loro boom è stata una delle conseguenze dei cambiamenti successivi alla guerra fredda. Le smp sono cresciute a causa del ridimensionamento degli eserciti (oggi quello statunitense è ridotto di un terzo rispetto all'epoca della guerra del Golfo del 1991), dell'aumento della domanda, delle esigenze tecnologiche della guerra moderna, e della nuova moda delle politiche di privatizzazione.

Tuttavia, pur svolgendo compiti cruciali per l'intervento militare. le smp non fanno parte delle forze regolari. Ne deriva una pericolosa mancanza di collegamento in settori come quello dello scambio di informazioni, nonché una certa confusione sui diritti e sulle responsabilità durante i combattimenti.

Le dimensioni e la libertà d'azione del contingente militare privato in Iraq sollevano anche interrogativi inquietanti sulla gestione del conflitto da parte dell'amministrazione Bush. Ne mettono in evidenza l'inadeguata programmazione e preparazione, la mancanza di trasparenza sui costi economici e umani della guerra.

La presenza dei soldati privati sottolinea anche il fatto che l'amministrazione non vuole dire se le truppe regolari presenti nella regione sono sufficienti per portare a termine il loro compito. L'aver assunto tanti soldati privati, e le perdite subite senza che l'opinione pubblica lo sapesse ne potesse discuter-ne, è stato un modo per distogliere l'attenzione da alcuni dei costi politici della guerra. Ed è inquietante che l'uso sempre più frequente delle forze mercenarie,che non rispondono ai vertici dell'esercito regolare, renda ancor più dura una missione già difficile, mettendo in pericolo la vita dei soldati regolari e di quelli a contratto.



Mercenari della Blackwater sparano a Baghdad, aprile 2004



Un ruolo centrale

L'espansione del settore militare privato ha raggiunto livelli senza precedenti in questi tre anni di lotta al terrorismo. Gli appaltatori privati hanno svolto un ruolo chiave nella guerra in Afghanistan, e continuano a svolgerlo ancora oggi partecipando alle operazioni della Cia e dell'esercito per dare la caccia a Osama bin Laden e ai suoi alleati lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan.

I taliban e i membri di al Qaeda catturati probabilmente passeranno i prossimi anni nella prigione militare della baia di Guantanamo, che non è stata costruita dall'esercito statunitense bensì dalla divisione Kbr della Halliburton, e saranno interrogati da dipendenti privati di società come la Titan.

Dai libri di storia, tuttavia, sapremo che questo settore ha raggiunto la massima espansione proprio durante la guerra in Iraq. Qui i privati svolgono un ruolo centrale nei combattimenti, a un livello che non si era mai visto dalla nascita dei grandi eserciti nazionali dell'era napoleonica. Prima della guerra gli eserciti privati davano una mano occupandosi di gestione delle linee di rifornimento, corsi di addestramento, e perfino partecipazione ai giochi di guerra e alla programmazione delle battaglie che hanno avuto tanto successo nel deserto del Kuwait.

L'enorme complesso militare americano di Camp Doha, dal quale è stata lanciata l'invasione, è stato costruito ed è tuttora gestito e sorvegliato da un'organizzazione privata guidata dal consorzio Combat support associates.

Durante le principali operazioni militari della guerra in Iraq della primavera del 2003, i militari privati hanno gestito tutto: i pasti e gli alloggi dei soldati americani, e la manutenzione di armi sofisticate come i bombardieri invisibili B-2, i caccia invisibili F-117, gli aerei da ricognizione U-2, gli aerei non pilotati Global Hawk, i carri armati M-l, gli elicotteri Apache e i sistemi di difesa aerea di diverse navi della marina.

In Iraq la domanda di assistenza privata è salita alle stelle, soprattutto quando ci si è resi conto che le ottimistiche previsioni presentate dai politici del Pentagono prima della guerra erano sbagliate. Dare in appalto alcune operazioni ha permesso di ridurre una parte dei costi politici della guerra, di richiamare meno riservisti e di fare meno compromessi con gli alleati. Ha consentito anche di attenuare lo sgomento dell'opinione pubblica di fronte alle perdite dei soldati.

Diversamente da quanto accade per le perdite dell'esercito, le informazioni sulle perdite dei soldati a contratto sono rese pubbliche solo a discrezione delle singole agenzie. Poiché non si conosce il numero esatto di militari privati che si trovano sul territorio, nessuno sa neanche quanti di loro siano stati uccisi o feriti. Da un'indagine condotta dal personale di queste organizzazioni e dai resoconti della stampa locale, si calcola che in Iraq siano morti in combattimento dai trenta ai cinquanta militari privati, più qualche altra decina di persone uccise nel corso d'incidenti.

Presumendo che il rapporto approssimativo tra morti e feriti sia lo stesso registrato nell'esercito degli Stati Uniti (1 a 6), questo significa che almeno duecento o trecento soldati privati sono rimasti feriti senza che se ne sapesse nulla: come se più dell'intera 82esima divisione aviotrasportata fosse stata perduta in Iraq nell'ultimo anno.

L'eccezione è la norma

Le società militari private svolgono tre funzioni fondamentali in Iraq: forniscono supporto militare; fanno addestramento e consulenza; e svolgono alcuni ruoli tattici. È importante ricordare che secondo la dottrina militare ufficiale i compiti più "delicati" ai fini della missione devono essere sempre svolti da personale interno. Sempre secondo la stessa dottrina, i civili che collaborano con i militari non devono portare o usare armi,con l'eccezione delle pistole in circostanze particolari. Ma quella che un tempo era un'eccezione ormai è diventata la norma.

Le agenzie private forniscono servizi logistici e tecnici, e assistenza nella manutenzione e riparazione dei veicoli tattici e non tattici. La società più importante in questo settore è la Halliburton, l'ex ditta del vicepresidente statunitense Dick Cheney. In base a un contratto che rientra nel Logcap (il programma per la logistica civile), in Iraq la Halliburton ha stipulato contratti per sei miliardi di dollari. Anche se la scelta è stata giustificata con il pretesto che è l'unica in grado di svolgere questo compito, in realtà la Halliburton agisce spesso da mediatrice. Significa che l'esercito statunitense affida dei compiti a una società che poi a sua volta li subappalta ad altre. Anzi, chi ha visto i recenti spot pubblicitari della Halliburton in tv, dove degli impiegati statunitensi si dicono orgogliosi di rendersi utili ai militari, ha scoperto che nelle cucine di solito lavorano degli stranieri fatti arrivare dal Bangladesh o dalle Filippine.

Il rapporto tra appaltatori e subappaltatori non è sempre facile e i soldati statunitensi rischiano di pagarne le conseguenze. A febbraio diverse società in subappalto si sono lamentate di non essere state pagate dalla Halliburton e hanno minacciato di interrompere i rifornimenti alimentari alle truppe americane fino a quando non fossero stati saldati i debiti.

Un altro motivo di preoccupazione riguarda i conti gonfiati e la pessima qualità dei servizi. Come sa benissimo chiunque abbia un po' di familiarità con l'edilizia, per poter avere la ditta migliore al prezzo più conveniente è fondamentale che ci sia concorrenza; è altrettanto fondamentale che qualcuno supervisioni i lavori.

Nella guerra in Iraq nessuno si è occupato della supervisione, soprattutto a causa della scarsa programmazione e dei fondi minori fondi di cui l'esercito dispone rispetto ai privati. Ne è nata una gran confusione a cui si è aggiunta la frode, che ha trovato una cassa di risonanza nelle denunce presentate dal deputato democratico Henry Waxman contro gli scandali finanziari legati ai contratti della Halliburton in Iraq.

Le accuse vanno dall'aver messo in conto decine di migliaia di pasti mai serviti ai soldati fino a spese extra come la stampa sugli asciungamani del marchio della società.

Piani di disimpegno

Le agenzie di consulenza militare rappresentano un altro ramo del settore e offrono una serie di servizi di consulenza e di addestramento. La responsabilità di formare la nuova polizia irachena, le organizzazioni paramilitari e l'esercito è stata affidata a varie società. L'importanza di questo compito è indiscutibile. I piani di disimpegno degli Stati Uniti dall'Iraq dipendono dalla formazione di queste forze locali, che per decine di anni costituiranno l'eredità istituzionale dell'operazione militare.

La DynCorp, una società di Reston, in Virginia, che fornisce al governo servizi per vari miliardi di dollari, è la principale responsabile del programma di addestramento della polizia. Inizialmente il contratto era di cinquanta milioni di dollari, ma potrebbe arrivare a ottocento. Anche se il 96 per cento delle sue commesse proviene dal governo federale (spende più di un milione di dollari al1'anno per esercitare pressioni sui politici e negli ultimi anni ha firmato una decina di assegni al comitato nazionale repubblicano), la ditta ha un problema di pubbliche relazioni dovuto agli scandali sessuali scoppiati nei Balcani.

Alcuni suoi dipendenti che lavoravano in Bosnia e in Kosovo sono stati coinvolti in reati sessuali e vendita di armi sul mercato nero. Tra loro c'era anche il responsabile della DynCorp in Bosnia, che si era filmato mentre violentava due giovani donne. Grazie a un vuoto legislativo, nessuno è stato mai incriminato, e quelli che avevano denunciato l'incidente hanno dovuto fare causa alla ditta perché li aveva licenziati. Da allora la società ha istituito un programma di controllo interno che in futuro dovrebbe evitare incidenti del genere.

Alla Erinys, invece, è stato affidato il programma di addestramento dei paramilitari messi a guardia dei giacimenti di petrolio iracheni, fondamentali per la ripresa dell'economia del paese. Prima della guerra la Erinys non esisteva e ha sorpreso tutti ottenendo un contratto da39,2 milioni di dollari. In seguito ha sollevato più di un dubbio assumendo diversi ex soldati e poliziotti sudafricani che lavoravano per il regime dell'apartheid. Però ha lavorato bene: da quando ha assunto il comando delle operazioni. gli attacchi agli oleodotti sono diminuiti. In poco più di quattro mesi la Erinys ha addestrato, armato e schierato più di novemila guardie irachene in tutto li paese. E prevede di portarle a quindicimila. Molti, però, attribuiscono il merito del successo ai fondi versati ai leader tribali locali per difendere gli oleodotti proprio come avveniva durante il passato regime.

Un elemento importante

Non c'è una ragione precisa per cui una persona decide di entrare nel mercato del lavoro militare privato. Di solito si mescolano tre fattori: l'idea della missione. il denaro e le opinioni personali. I militari privati considerano il loro lavoro come un'estensione del servizio svolto nell'esercito regolare. Generalmente sono molto orgogliosi e patriottici. In Iraq molti si considerano protagonisti della guerra al terrorismo.

Pochi ammettono che la paga è un elemento importante. "Fare questo lavoro per un anno significa che alla fine si può anche andare in pensione. L'Iraq è una specie di miniera d'oro", spiega Duncan Bullivant, che dirige la società inglese Henderson Risk. "Il margine di profitto è altissimo, molto superiore al fattore di rischio".

I militari delle agenzie private guadagnano mediamente da due a dieci volte più di quello che guadagnerebbero a casa. Come in altri settori esiste un'elite.Solo che nel mondo delle smp aver fatto parte dei berretti verdi o dei corpi speciali della marina e dell'aviazione è più importante che essere laureati. E i salari sono proporzionali a quelli guadagnati in patria: se un ex berretto verde in Iraq può guadagnare mille dollari al giorno,un ghurka nepalese ne guadagnerà mille al mese.

Ma come influirà lo sviluppo di questo settore sul servizio militare? Si sa già che i corpi speciali australiani, inglesi e statunitensi sono preoccupati per il prepensionamento del personale più qualificato, che poi va a finire nelle organizzazioni private. Per esempio, sembra che attualmente in Iraq ci siano più ex soldati dei corpi speciali (Sas) arruolati dalle agenzie private di quanti siano in servizio nel corpo d'elite britannico. Anzi. I Sas sono state costrette per la prima volta a cercare nuove reclute, mentre le forze speciali dell'esercito degli Stati Uniti hanno cominciato a reclutare direttamente tra la popolazione civile.

La discrezione del mercato

Anche se molti settori operativi sono stati affidati ai privati per minimizzare i costi politici della guerra, l'incidente di Fallujah del 31 marzo ha dimostrato che questi appalti hanno sempre un prezzo.

Anzi, quelle tragiche morti hanno sollevato altri due problemi importanti: primo, le organizzazioni private integrano le operazioni militari, ma dall'esterno; secondo, non esistono standard di comportamento e neanche procedure operative, quindi molto è lasciato alla discrezione del mercato.

Di conseguenza le società private sono entità indipendenti, responsabili solo delle loro operazioni e della sicurezza.

Non sono informate dai servizi segreti dell'esercito e dalla Cia, non hanno pieno accesso alle reti di comunicazione dell'esercito e, quando sono sul campo da sole, non hanno accesso alle stesse armi, cioè ai sistemi di reazione e risposta rapida, e di protezione.

La mancata condivisione delle informazioni sui possibili pericoli e sulle operazioni in corso o in programma è cruciale. Le autorità militari si chiedono perché dovrebbero condividere informazioni confidenziali con società che non solo sfuggono al loro controllo ma spesso assumono anche personale iracheno o di altre nazionalità.

Nonostante le regole, i privati sono convinti di dover reagire. Come osserva Malcolm Nance, il capo di un'agenzia di Baghdad: "Dobbiamo dotarci di armi più pesanti, anche se con discrezione.Qualcuno si è già procurato delle granate, anche se io non lo farei perché la coalizione non ce lo consente. Ma nei mercati di Baghdad le vendono a un dollaro l'una e sospetto che presto molti andranno a comprarle. Ormai non sono più solo gli eserciti della coalizione a combattere. Anche il terreno dei diritti e delle responsabilità è incerto e confuso. Diversamente da quanto accade per i soldati americani. se sparisce un militare privato l'esercito non è costretto a organizzare una missione di ricerca. E questo vale anche per i privati uccisi: sono le società a dover avvertire le famiglie e a spedire a casa i corpi.

Mancanza di coordinamento

Il concetto di comando unico sarà anche fondamentale, ma in Iraq non ce n'è traccia. Gli ufficiali devono preoccuparsi di unità armate che operano all'interno del loro settore di responsabilità ma non sono sottoposte alla loro autorità. Molti privati lavorano direttamente per. autorità provvisoria della coalizione (Cpa),che si coordina e collabora solo mo a un certo punto con l'esercito. Altri dipendono dalle imprese edili e dalle società di comunicazioni. Quindi i comandanti militari locali spesso non sanno come si muovono i privati nelle zone affidate alla loro responsabilità. Una mancanza di coordinamento che ha provocato incidenti tra unità private e convogli della coalizione.

I giuristi dell'esercito sono anche preoccupati del fatto che ignorando la dottrina sul ruolo che i civili possono svolgere in una guerra, dal punto di vista legale le società d'appalto operano in una terra di nessuno, al di là dei confini stabiliti dal diritto militare e da quello internazionale. Se un soldato americano è sospettato di aver commesso un reato,esistono delle strutture investigative e indiziarie che possono indagare su di lui, incriminarlo e se necessario punirlo.

Ma le agenzie private non rientrano in questo sistema e quindi di solito devono risolvere i problemi da sole. Girano voci su soldati privati che hanno aperto il fuoco su forze della coalizione, che hanno sparato in stato di ubriachezza o per errore, ma c'è ben poco che una ditta possa fare in questi casi, tranne licenziare il dipendente. E il licenziamento è poco probabile se si tratta di un dirigente.

A sua volta, quando un comandante dell'esercito viene informato di un reato può solo sospendere il contratto con la società ed espellere il singolo dipendente dal paese, ma per i reati più gravi questa non è una punizione sufficiente.

Quindi la regolamentazione è lasciata al governo locale, ma il paradosso è che la società si trova lì proprio perché il governo locale non esiste. In Iraq, proprio come era improbabile che i privati sospettati di qualche reato fossero consegnati al regime di Saddam Hussein, è altrettanto improbabile che siano consegnati al consiglio provvisorio iracheno.Ed è improbabile che il consiglio provvisorio voglia o sappia risolvere questi problemi.

Il secondo interrogativo nasce dal fatto che le operazioni militari private sono compiute da società in concorrenza tra loro. Quindi non ci sono standard comuni per il reclutamento, la selezione, l'addestramento. le armi. le tattiche.

Come ha detto un ex veterano delle forze speciali, le società sono diverse tra loro per la capacità di raccogliere informazioni, per la qualità del personale reclutato, per i metodi di valutazione dei rischi e per le procedure operative. La conoscenza del campo di battaglia comporta un potere ma anche un profitto.Tuttavia le ditte non solo non hanno accesso alle informazioni militari, delle quali ricevono solo una versione epurata dall'autorità provvisoria della coalizione. ma non hanno neanche procedure formali o incentivi istituzionalizzati per comunicare le informazioni da loro raccolte a livello locale.

Parametri variabili

Nel mercato delle società militari private in Iraq la domanda sta superando l'offerta, e quella che un tempo era una comunità unita, in cui i dipendenti si conoscevano e avevano lavorato insieme, si è disintegrata. David Claridge, dirigente della Janusian, ha dichiarato: "Manca il personale qualificato. Adesso per assumere gente nuova ci vuole tempo. Prima avevamo un elenco di persone sicure e sempre pronte a entrare in attività; ora per avere i migliori dobbiamo aspettare che scada il loro contratto".

Come ha commentato un funzionario del dipartimento della difesa statunitense. "la Cpa ha firmato contratti di tutti i tipi con ogni genere di persone. E ci ha preso alla sprovvista". A volte hanno superato le selezioni personaggi decisamente inquietanti. Per esempio, i militari inglesi non sono stati molto contenti di scoprire che un ex soldato condannato per aver collaborato con i terroristi irlandesi era stato assunto dall'Armor Group (che sembra abbia seicento uomini in Iraq) e aveva avuto il permesso di entrare nelle basi statunitensi e britanniche in Iraq(quando un giornale irlandese ha riportato la notizia, il soldato è stato sospeso).

In un mercato in folle espansione. in cui il lavoro viene pagato a giornata, la crisi di personale influisce anche sulla preparazione. I dipendenti si lamentano del fatto che la fase di addestramento e preparazione è stata abbreviata e in alcuni casi addirittura abolita.

Ogni società stabilisce le proprie regole, e non esiste un meccanismo di autoregolamentazione del settore per controllare e punire chi non rispetta le regole. Lo stesso vale per la valutazione dei rischi, che non sono solo quelli sul campo di battaglia ma anche quelli che riguardano gli investimenti. Avendo capacità diverse nella raccolta e nell'analisi delle informazioni, ogni società valuta i rischi usando parametri diversi.

Questo influisce anche sui pacchetti assicurativi stipulati - l'unità cilena si è lamentata del fatto che la società da cui ha ricevuto l'incarico ha firmato a sua insaputa un contratto assicurativo pessimo - o sull'appoggio che garantiscono - alcune società spendono per avere una forza di reazione rapida, pronta a correre in aiuto di un'altra, mentre altre risparmiano sperando che non ce ne sia bisogno.

Nel settore l'incidente di Fallujah è stato sconvolgente, ma non inaspettato.Diversamente dai primi mesi di guerra.quando si diceva che le defezioni nelle società private arrivassero al 30 per cento, gli uomini che vanno in Iraq ora sanno che quella è una zona di guerra attiva.

Disturbate dal crescendo di violenza e dalla mancanza di supporto e coordinamento da parte dell'esercito, secondo i giornalisti e i funzionari della Cpa almeno quattro società (Halliburton, Triple Canopy, Ake e Control risks) stanno pensando di ridurre la loro presenza in Iraq, e hanno sospeso alcune operazioni in attesa che la situazione si assesti. Tuttavia non sembra che le uccisioni di Fallujah metteranno in crisi il mercato delle società militari private in Iraq.

Retorica e realtà

Il cardine del progetto dell'amministrazione Bush è il trasferimento della sovranità alle autorità locali entro il 30 giugno e la firma nel corso dell'estate di contratti di ricostruzione per circa 18 miliardi di dollari. Si sperava che il grande afflusso di aiuti avrebbe attirato molte ditte straniere incrementando l'occupazione. Invece quello che è successo a Falluja è che i combattimenti scoppiati in sei città hanno frenato la partecipazione delle imprese. Quelle già presenti hanno ridotto le loro attività, mentre altre che dovevano arrivare hanno cambiato idea.

Tra le vittime di Fallujah passate sotto silenzio c'è anche il Baghdad expo, un grande convegno organizzato dalla camera di commercio iracheno-americana. L'incontro doveva mettere in evidenza le opportunità commerciali in Iraq dopo la fine della guerra. Erano attese più di duecento aziende. Il giorno dopo l'incidente di Fallujah il convegno è stato rimandato.

Anche se c'è stato il boom del settore delle milizie private, non c'è stato quello degli investimenti necessari per rimettere in sesto l'economia irachena. Le società sanno che i ribelli le prendono di mira per indebolire la coalizione, e molte aziende si sono fatte da parte in attesa che la situazione si calmi e si formi un vero governo iracheno. Come ha commentato un potenziale investitore: "Ci incoraggiano dicendoci che conviene essere coinvolti fin dall'inizio. Ma qui siamo prima dell'inizio. E ci sono tanti altri mercati più stabili".

La riluttanza non deriva solo dalla paura di andare in una zona di guerra,ma riflette un vero calcolo economico.Poiché la situazione è più pericolosa, i premi assicurativi sono saliti alle stelle. E anche i costi della sicurezza sono aumentati, a vantaggio delle società militari private. Molte imprese edili, come il Washington group international, adesso devono pagare due agenti di sicurezza per ogni dipendente. Prima di Fallujah, Stuart W. Bowen jr, l'ispettore generale della Cpa, calcolava che su ogni dollaro impegnato per la ricostruzione in Iraq almeno dieci centesimi erano spesi per la sicurezza, rispetto ai sette dell'autunno 2003. Se continua l'attuale ondata di violenza, gli esperti calcolano che potrebbero diventare venti centesimi per ogni dollaro. Il costo della sicurezza per le operazioni petrolifere in Colombia è in media di sei centesimi per ogni dollaro.

I costi aggiuntivi significano che i fondi per la ricostruzione sborsati dai contribuenti potrebbero non durare molto (Bowen sostiene che probabilmente si spenderanno quattro miliardi di dollari per la sicurezza) e che forse sarà necessario rivedere il budget. La Cpa ha dovuto già spostare 184 milioni di dollari destinati alla costruzione di acquedotti per coprire i costi sempre più alti della sicurezza. Inoltre il margine di profitto è diminuito, e questo scoraggia gli investitori esterni.

Scrive Bowen: "L'incapacità di prevedere con precisione i costi della sicurezza, compresi quelli di assicurazione, solleva la questione della necessità di altri finanziamenti - da parte dell'Iraq, di donatori o degli Stati Uniti - per terminare la ricostruzione. Forse i problemi di sicurezza influiranno sulla ricostruzione".

Durante un recente discorso elettorale, il presidente Bush ha dichiarato che"l'America non darà mai in appalto la propria sicurezza nazionale". Ancora una volta, il divario tra retorica e realtà è enorme.



Le regole del soldato in affitto

Estratto da un documento del comando della Joint Task Force-7 del 18 marzo 2004.Regole di comportamento suggerite per le società di sicurezza operative in Iraq.

Uso di forza mortale

La forza mortale è quella forza che ragionevolmente causerà la morte o danni fisici gravi. Si può usare la forza mortale nelle seguenti circostanze:

a) per autodifesa

b) per la difesa delle persone come specificato nel contratto

e) per prevenire minacce mortali contro i civili

d) per proteggere le proprietà della coalizione specificate nel contratto

Forza graduale

Quando possibile si deve usare la forza graduale. Queste sono alcune tecniche da usare solo se non comportano inutili rischi:

a) ordinare dì fermarsi con avvertimenti in lingua locale kiff-armik: fermo o sparo ermy se-la-hack: giù le armi

b) ordinare di fermarsi, impedire l'accesso o arrestare

e) mostrare le armi e l'intenzione di usarle

d) sparare per evitare il pericolo solo quando necessario

Se è necessario sparare

1) sparare solo contro obiettivi mirati

2) sparare facendo attenzione all'incolumità di persone presenti ma non coinvolte

3) dare subito notizia dell'incidente e chiedere assistenza

Civili

Trattare i civili con dignità e rispetto:

a) fare ogni sforzo per evitare perdite civili

b) si possono fermare, arrestare perquisire e disarmare i civili se necessario per la sicurezza personale o se specificato nel contratto

e) i civili vanno trattati con umanità

d) i civili arrestati vanno vanno consegnati alla polizia irachena o alle forze della coalizione il prima possibile

Possesso e uso delle armi

II possesso e l'uso delle armi deve essere autorizzato dal comando centrale e deve essere specificato nel contratto:

a) bisogna avere con sé l'autorizzazione per il possesso e l'uso delle armi

b) bisogna dimostrare di avere un addestramento appropriato

e) non si può combattere con le forze della coalizione

d) bisogna seguire le regole della coalizione per il caricamento e la pulizia delle armi.

-The New York Times-

 


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