La bellezza come arma politica

Tre in uno: jazzista, scrittore e attivista
una conversazione con Gilad Atzmon

Note introduttive
 




di Manuel Talens (si veda nota in fondo)


Per agevolare la lettura, questa intervista è stata divisa in più parti. Questa pagina contiene due note introduttive (di Miguel Martinez e di Manuel Talens), mentre l'intervista vera e propria inizia nella parte successiva.

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Manuel Talens e Gilad Atzmon



Nota introduttiva di Miguel Martínez

Gilad Atzmon è innanzitutto una splendida mente libera e un grande artista.

Ma anche uno che usa "l'arma della bellezza" per combattere il dominio. In particolare, a causa delle sue origini, combatte la forma di dominio che meglio conosce, il sionismo.

Egli critica la stessa premessa del sionismo: l'idea dell'esistenza di una "identità ebraica" come elemento cruciale dell'identità personale, a prescindere da ogni riferimento religioso, un'identità per cui varrebbe la pena di combattere guerre e cacciare altri popoli dalle loro terre.

Gilad Atzmon mi ha aiutato a capire una cosa fondamentale: viviamo in un'epoca in cui lo sfruttamento non è più per classi, ma per caste, con popoli eletti e superiori civiltà che sfruttano o escludono l'Altro.

Esiste un parallelo chiaro tra il sionismo i cristianisti o teocon: entrambi riciclano un'antica religione sotto forma di politica identitaria. Ecco che troviamo non credenti come Oriana Fallaci e Giuliano Ferrara, che sostengono una presunta "identità cristiana" degli occidentali.

Gilad Atzmon usa diversi termini di difficile traduzione. Forse la più difficile di tutte è Hebraic, che non è affatto l'equivalente dell'italiano "ebraico", ma sta ad indicare quelle persone che si riconoscono in un'identità etnica attorno alla lingua ebraica, piuttosto che in un'identità religiosa. Teoricamente, ciò non coincide con l'affermazione di particolari diritti sulla Palestina, ma nella pratica costituisce un sinonimo di "sionista" per cui ho tradotto così, lasciando tra parentesi il termine originale inglese (altrove "sionista" traduce, ovviamente "Zionist").

Il neologismo "suprematista" traduce supremacist, il termine storicamente usato per definire chi, nel sud degli Stati Uniti, sosteneva il diritto di una e una sola razza alla supremazia politica.

Su questo sito abbiamo già pubblicato l'articolo Abusare di Auschwitz e l'intervista di Mary Rizzo, intitolato Non è detto per niente che sia così.



Presentazione di Manuel Talens

L'autostrada spagnola verso nord, l'A7, è in genere scorrevole, ma lo scorso 27 agosto la percorrevo con impazienza, perché mi stavo affrettando a raggiungere l'appuntamento che avevo preso con Gilad Atzmon nei Pirenei francesi. La valanga di macchine di tanti vacanzieri europei che tornava a casa aveva aumentata in maniera enorme il traffico, quindi invece di arrivare alle 2 del pomeriggio, ho potuto stringergli la mano solo quando il sole era già tramontato. Per fortuna, mi ha aspettato.

Nato in Israele, Gilad Atzmon è cresciuto come ebreo laico. Fece il servizio militare obbligatorio ai tempi della guerra del Libano (1982), un evento che lo fece diventare molto scettico verso il sionismo e la politica israeliana. Dieci anni dopo, fuggì dal suo paese natale con in tasca un biglietto di sola andata. Nel Regno Unito, studiò filosofia, ma dopo la laurea preferì dedicarsi alla musica piuttosto che alla carriera accademica. Abita a Londra e si considera un esule.

Fino al giorno in cui ci siamo visti, ci conoscevamo solo tramite lo scambio di occasionali e-mail, da quando avevo cominciato a tradurre in spagnolo una serie di articoli che egli produce incessantemente sul proprio sito contro gli apparati istituzionali dello Stato d'Israele. Mi ha sempre colpito la maniera intellettualmente strutturata in cui critica ciò che considera la politica razzista dei sionista e il fatto che abbia messo la propria arte al servizio di una causa: la liberazione del popolo palestinese. Se ho parlato di arte, è perché Atzmon, prima di ogni altra cosa nella vita, è un artista che utilizza molti strumenti (il sassofono, il clarinetto, il flauto… e il computer portatile) per suonare musica e scrivere libri e articoli politici. Il suo album precedente, EXILE, ha ricevuto il premio della BBC come "migliore album di jazz dell'anno" nel 2003; e Atzmon ha appena pubblicato un nuovo album, musiK. Entrambi sono stati registrati con il suo nuovo complesso, una banda multietnica denominata la Orient House Ensemble. Ha anche pubblicato due romanzi, tradotti finora in 17 lingue (Una guida ai perplessi e Il mio unico amore). Quello che segue è una parte del lungo scambio che abbiamo avuto fino all'alba, quando lui ha preso la strada per Roma e io sono tornato verso sud. Un segno dei tempi: la nostra conservazione è proseguita tramite chat.

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Nota

Manuel Talens è un romanziere, traduttore ed editorialista spagnolo.

La prima parte di questa intervista (in due parti) è uscito per la prima volta con il titolo La belleza como arma politica nel n. 202, (dicembre 2005) del mensile messicano Memoria.

Traduzione in italiano di Miguel Martinez

Traduzione in inglese di Manuel Talens con revisione di Mary Rizzo.

Traduzione in francese di Marcel Charbonnier

Tutte le traduzioni sono Copyleft di Tlaxcala, la rete dei traduttori per la diversità linguistica (transtlaxcala@yahoo.com).


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