La vera storia d'Israele
 



Visto che ci siete, potete dare un'occhiata anche alla Questione dei Parazzi e all'articolo di Michael Neumann sul rapporto tra antisemitismo e conflitto israelo-palestinese.





Di Fiamma Nait e Deborah Firenstein

Caro, simpatico popolo italiano (un bacino a Oriana!), siamo due nonne israeliane. Proprio come voi, viviamo in villette a schiera con i nanetti nel giardino e le telecamere sopra i cancelli. Proprio come voi, mandiamo i nostri nipotini a lezione di pianoforte e di nuoto, sapeste come sono vispi! E proprio come voi, purtroppo, abbiamo tanti extracomunitari: la nostra vita sarebbe un piccolo paradiso, se non ci fossero loro.

Voi non sapete come stanno veramente le cose qui, perché noi non siamo bravi come gli extracomunitari a fare pubbliche relazioni. Sappiamo tutti come vanno le cose in Italia, dove sei reti TV su sei appartengono ai comunisti. Sappiamo anche quello che succede tutti i giorni al “Corriere della Sera”: come i terroristi pakistani, travestiti da venditori di fiori, entrano nel ristorante sotto la sede del giornale e mettono il sonnifero nel cibo dei redattori che stanno cenando, mentre i loro compari tunisini, fingendo di vendere accendini, entrano direttamente dentro le redazioni, inserendo nei computer notizie false, degne di Goebbels.



Oriana Fallaci in ebraico

Copertina di HaZa'am veHagaava, capolavoro di educazione alla convivenza di Oriana Fallaci

Insomma, da voi regna sovrana e incontestata la più becera propaganda antisemita. E per rispondere, noi due abbiamo deciso di scrivere la vera storia d’Israele. Una storia obiettiva e non di parte. Ve la raccontiamo in breve, perché anche noi nonnine abbiamo molto da fare: adesso Fiamma sta stirando i pantaloni di quel birichino di Avi, mentre io devo spolverare sotto i centrini.

Tutto è cominciato il 21 marzo del 2.044 avanti era volgare, quando D-o ha convocato nel suo ufficio il nostro bis-bis-bisnonno, assieme a un notaio. Hanno stilato un documento con cui D-o ha regalato l’intero Medio Oriente al nostro avo. Gli arabi e i comunisti fanno finta di non saperlo, ma sono bravi a mentire: le loro sono bugie degne di Streicher. Infatti, D-o, che non per niente è quello che è, aveva previsto tutto: fece giurare a tutti sulla Bibbia, mica quella in ebraico che non la capisce nessuno, ma sulla King James Version in inglese, che l’inglese lo capiscono tutti. Anche quelli di noi che sono atei – perché Israele è una democrazia laica, non lo sapevate? – sanno che il Contratto è vero. E se lo capisce anche uno che a D-o non ci crede, quei fanatici di musulmani che passano metà giornata con il sedere per aria a pregare dovrebbero capirlo a maggior ragione.

La terra è di D-o e lui ne fa quello che vuole, non vi pare? Ma un sacco di gente ci è rimasta male. Erano gelosi per via del petrolio e delle benedizioni e dei datteri, che se li prendevano tutti gli ebrei, e a loro niente. Così tre giorni dopo il Contratto, il Mufti di Gerusalemme si è riunito con i suoi camerati in una birreria e ha fondato l’Antisemitismo. Il Mufti era un tedescone di Schweinfurt che trincava dalla mattina alla sera, ma all’epoca andava in giro con una curatissima barba a riccioli di tipo assiro.

Il Mufti diffuse il suo farneticante credo di odio in tutto il mondo, ed è grazie a lui che oggi, purtroppo, gli antisemiti sono tanti. Molti ci chiedono, come si fa a riconoscere un antisemita? Già la domanda di per sé è un po’ antisemita, ma la risposta comunque è semplice, non vi potete sbagliare. Se qualcuno pensa che gli ebrei siano diversi dagli altri per qualche motivo, si tratta chiaramente di antisemitismo: e che, ci avete presi per extraterrestri? Anche se qualcuno pensa che gli ebrei siano come tutti gli altri esseri umani, si tratta lo stesso di antisemitismo: e che, siamo così banali? Ci volete assimilare, per caso?

A quei tempi, Eretz Yisrael era l’unica democrazia in Medio Oriente, con tanto di re, di nome Salomone. C’erano allevamenti estensivi con mucche biologiche, le banane sugli alberi, piste ciclabili ed ecoincentivi per tutti, ed enormi parchi giochi, che avrebbero fatto invidia a Disneyland. L’unico pericolo era quello di cadere in un fiume di latte e miele, grosso come il Po, restando invischiati.

Solo che alle frontiere premeva un miliardo e duecentomilioni di arabi, gelosissimi di tutte le cose belle che avevamo. Un giorno sono entrati e hanno rotto tutto. Mica vogliamo sembrare razziste, però è un fatto che gli arabi sono stupidi, e quindi anche quella volta, non ce l’avrebbero mai fatta, se alla testa delle legioni arabe non si fosse messo il Mufti di Gerusalemme, travestito da centurione romano, con tanto di gonnellino.

Voi lo sapete come sono gli arabi, li avete anche voi in casa: ci misero meno di un secolo a trasformare la Terra Promessa in un deserto. Ma mica un bel deserto a colori, con le dune. No, un deserto tutto grigio e piatto, proprio come la pista di Linate, senza le righe bianche.

Per duemila anni, è rimasto così. Vuoto. Anche i gabbiani che arrivavano dal mare sorvolavano la terra, per dieci metri sì e no, e poi scappavano terrorizzati. Ogni tanto, gli arabi dall’altra parte della frontiera tiravano sassi sulla pista, sperando di beccare un ebreo, ma non c’era nessuno da colpire. Questo è perché gli arabi tirano sassi per abitudine, però non sono abbastanza evoluti da guardare mentre lo fanno.

Un giorno, all’inizio del Novecento, un gruppo di ebrei avventurosi ha preso un demolitore e ha cominciato a perforare l’asfalto che ricopriva il terreno. Sudavano sotto il sole, ma avevano il coraggio dei grandi progetti. E la fortuna, o meglio D-o, fu dalla loro parte: a mezzo metro di profondità, l’asfalto finiva, e sotto c’era – Eureka! - una rigogliosa terra che sembrava la provincia di Treviso. E nemmeno un extracomunitario in vista.

Vi potete immaginare come l’hanno presa gli arabi. Infatti, erano tutti accampati appena fuori dalla Terra Promessa, mantenuti a spese della Civiltà Occidentale. All’inizio si sono limitati a ululare, a gridare Allahu Akbar e a bruciare bandiere americane, sotto gigantografie di Hitler, Pol Pot e Agnoletto. Gli psicologi e gli etnologi hanno confermato che queste sono le attività più conformi al particolare tipo di cervello che hanno gli arabi; e se hanno fatto un po’ di città in passato, era solo un tentativo di sublimare i loro desideri – ancora impossibili da soddisfare – di dare fuoco alle bandiere USA.

Insomma, appena oltre il Giordano, un miliardo e duecentomilioni di fanatici in una gigantesca bolgia, che la propaganda terzomondista chiama “campo profughi”: non è vero che scappavano, stavano cercando di entrare in Israele!

Lasciati da soli, gli arabi dopo un po’ si sarebbero stancati e sarebbero andati a chiedere l’elemosina o fare la pipì altrove. Però c’era il Mufti di Gerusalemme, travestito questa volta da mufti di Gerusalemme, e un gruppo di consiglieri tedeschi, rimasti indifferenti alla seconda guerra mondiale e alla distruzione della Germania, incorruttibili nonostante la CIA e l’Unione Sovietica se li contendessero all’asta.

Il Mufti diceva, “butteremo gli ebrei a mare!” Questo piaceva molto agli arabi, perché loro si eccitano quando vedono tanti cadaveri. Ma c’era il trucco: il Mufti in realtà sapeva benissimo che a raccogliere gli ebrei ci sarebbero stati aerei e navi, che li avrebbero riportati in Europa. Ora, l’antisemitismo esiste ovunque. Cosa vi credete, che i contadini del Laos quando fumano l’oppio non sognino di uccidere ebrei, o che gli Yaqui di Sonora, ogni volta che vendemmiano il peyote, non si sentano superuomini di pura razza ariana? Ma l’antisemitismo aumenta ancora di più quando gli ebrei ci sono veramente: se l’Europa si fosse ripopolata di ebrei, in breve tempo sarebbe diventata nazicomunista per reazione, e il Mufti si sarebbe impossessato del mondo.

Il progetto del Mufti fallì, almeno al primo tentativo. Con le nude mani, quaranta contadini-poeti misero in fuga a suon di schiaffoni sette milioni di arabi, armati di alabarda spaziale con puntatore laser. Alla fine della guerra, il miliardo e duecentomilioni di arabi si accampò di nuovo appena fuori di Eretz Yisrael, fingendosi vittime per farsi dare i soldi dall’ONU. Ora l’ONU è un organismo mantenuto dai contribuenti di tanti paesi; per quanto riguarda l’Italia, dall’onesto e laborioso lavoratore padano. Quando c’era la dittatura cattocomunista in Italia, i commissari politici andavano di casa in casa raccogliendo le tasse per diffondere il maoismo e i cliché antisemiti nel mondo, e per mantenere gente oziosa a Sabra e a Chatilla.

Ma oggi il Mufti cerca di nuovo di distruggere lo stato d’Israele. Ha mandato in giro per il mondo squadre di agit prop, di islam prop e di nazi prop che hanno diffuso il mito dell’esistenza di un “popolo palestinese”. Di notte, la Luftwaffe sorvola Israele, paracadutando non solo topi e vipere transgeniche, ma anche le temibili mamme-bomba, capaci di produrre fino a due arabi ogni nove mesi, come ha documentato uno straordinario reportage di “Libero”.

Saddam sta per occupare gli Stati Uniti, la più antica democrazia del mondo. In tutto il mondo, terroristi curdi travestiti da arabi e terroristi arabi travestiti da curdi stanno sbarcando dagli scafi, per distruggere l’Occidente colpevole di amare la libertà. Bertinotti blatera ogni giorno gli stereotipi antisemiti del “popolo deicida”. I pacifisti marciano in formazione militare sotto i ritratti di Stalin, preparando la resa dell’Occidente. I no global e i comunisti in toga rossa inneggiano alla razza ariana, e si permettono di insultare le multinazionali. O tempora, o mores! Purtroppo, come se non bastasse vivere in un mondo abitato da sei miliardi di antisemiti, ci sono anche gli ebrei odiatori di se stessi, degni eredi di Marx e dei kapò, che fanno finta che gli extracomunitari viaggino in giro per il mondo solo perché cercano lavoro, “poverini”, dicono loro...

Ma c’è sempre speranza. Esistono persone meravigliose come Oriana Fallaci, a cui queste due nonnine mandano un secondo tenero bacino. O come Mario Borghezio, che ha capito quanto sia pericoloso il farneticante razzismo antisemita e antiitaliano degli immigrati, e quanto sia importante salvare la nostra civiltà giudaicocristiana, basata sui diritti umani, la ragione, la verità e l’amore per il prossimo. Però a Mario il bacino non lo mandiamo.

Ma ora dobbiamo andare a dare da mangiare ai nostri dobermann. Si chiamano Schutzi e Schatzi e sono proprio dei tesori.

Vi vogliamo tanto bene.

Debby e Fiammy






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