L'arrivo dell'Imperatore:
Il paese fata e la ricreazione del passato
 

di Miguel Martinez




Questo è il terzo di una serie di articoli ispirati alla visita di Bush a Roma il 4 giugno 2004.

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Libero, il demenziale quotidiano di Vittorio Feltri, da alcuni giorni pubblicizza una serie di agili volumetti per il mercato dei nostalgici, Il fascismo raccontato dai protagonisti, con testi di Margherita Sarfatti, amante del Duce; di Giovanni Gentile e dello stesso Mussolini.






Sul quotidiano L'Opinione di Arturo Diaconale, troviamo invece le vignette di Gianni Isidori, un signore che ha alle spalle ben cinquant'anni di carriera come umorista dell'area neofascista, dal Secolo d'Italia a Il Borghese: Isidori non è Vauro, ma i suoi sanguinari comunisti dai nasi adunchi, perennemente armati di coltelli, pistole e altri attrezzi, fanno comunque sorridere.

Libero e L'Opinione sono anche i due quotidiani che hanno insistito di più per celebrare l'arrivo di Bush in Italia come festa della "liberazione dell'Italia dal nazifascismo".

In particolare, è stato L'Opinione a organizzare una manifestazione chiamata Freedom Day, in Piazza Navona, raccogliendo gli americanisti d'Italia.

Nel comunicare la sua adesione, Enzo Raisi, deputato del partito-successore dell'MSI, il cui simbolo contiene ancora, in piccolo, la fiamma che esce dalla tomba del Duce, riassume il concetto:

"Non c'è pace senza libertà e noi non dimentichiamo chi è morto per renderci liberi".
A festeggiare la fine del fascismo, anche altri due deputati alleantini, Enzo Fragalà ed Enzo Trantino.

Ovviamente, i post fascisti non sono gli unici a godere della fine del fascismo.

Diamo uno sguardo ai nomi di chi ha aderito all'appello dell'Opinione.

Uno dei firmatari più interessanti è Ferdinando Adornato, Presidente della commissione Cultura della Camera e direttore della Fondazione Liberal.

Firmando l'appello, Daniele Capezzone, Segretario dei radicali italiani, scrive:

"Aderisco alla manifestazione de L'opinione di ringraziamento agli americani per il 4 giugno perché se Casarini può oggi bruciare le bandiere americane lo deve ai 400 mila soldati che 60 anni fa vennero a morire in Italia anche per la sua libertà".
Non capisco perché il rogo di innocui pezzi di stoffa dovrebbe suscitare tanto scandalo. Comunque inutile discuterne, perché si tratta semplicemente di un falso: in Italia, quasi nessuno ha bruciato bandiere USA, e certamente non lo hanno mai fatto gli amici di Casarini. Ma ancora più grottesca è la cifra che Capezzone cita. Infatti, gli americani persero 114.000 vite nella campagna d'Italia. Per mettere le cose in proporzione, ricordiamo che l'URSS nella guerra perse circa 27 milioni di soldati e 19 milioni di civili. Capezzone conta sul fatto che nessuno oserebbe contestare un'affermazione che riguardi i soldati americani, pena passare per nazisti.[1]

Sorprendente l'adesione di Sergio D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino, associazione che dovrebbe combattere la pena di morte, praticata con particolare accanimento da Bush ai tempi in cui governava il Texas.

Ma ci sono anche esponenti del governo, come Antonio Martino, Ministro della Difesa (e membro della Fondazione Liberal [2].

Troviamo poi il solito giro del giornalismo di estrema destra. In genere, si pensa che l'"estrema destra" siano gli ambienti marginali del neofascismo. Ma è soprattutto il sostegno estremo al capitalismo e alla guerra a fondare la vera estrema destra.

E quindi sono estremisti di destra i firmatari dell'apello dell'Opinione come Oscar Giannino, de Il Foglio (e della Fondazione Liberal); Maria Giovanna Maglie, de Il Foglio e Radio 24, che in un raptus religioso imita Giovanni Paolo II e scrive "God Bless America"; e Roberta Tatafiore "Ricercatrice e giornalista".



oscar giannino

Oscar Giannino

Sottoscrive l'ala destra delle organizzazioni ebraiche. Anche Andrea Jarach, Presidente federazione delle Associazioni di amicizia Italia-Israele, vede roghi di drappi inesistenti: "Penso a quella bandiera che oggi viene bruciata nelle piazze da folle esagitate". [3]

Segue infine una schiera di politici di vario tipo [4]. Merita una menzione speciale Carlo Ripa di Meana per una sua curiosa paranoia. Sembra temere che il cinema USA stia per essere spazzato via dall'Impero ottomano:

"Da quel 4 giugno sono passati sessant'anni durante i quali l'Europa ha sviluppato spesso un'assoluta identificazione con la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, l'arte e le mode di quel Paese [gli USA]. Per questo credo sia necessaria la nostra presenza oggi in piazza Navona in un momento in cui altri sembrano aver dimenticato questo cordone ombelicale, questo scambio continuo che abbiamo avuto e che dobbiamo assolutamente continuare a mantenere per evitare che l'Europa - assediata dal califfato del terrore - risulti di fatto una provincia del nuovo impero ottomano".
A dimostrazione della distanza quasi nulla che esiste tra certi laicisti e certi cristianisti o teocon all'italiana. E dell'abissale ignoranza di entrambi.




La cultura ottomana batte Hollywood: suonatrici nell'harem

Di fronte a tutto ciò, è inevitabile provare un sano senso di disgusto. Ma stiamo attenti a non cadere in categorie moralistiche contrapposte ma in fondo simili. Molti a sinistra diranno che questi sono vergognosi opportunisti che dissacrano il nome della liberazione dal fascismo; e qualcuno a destra dirà che sono traditori del fascismo.

No. Sono persone molto lucide, che sanno manipolare certe strutture dell'immaginario. Invece di condannare loro, cerchiamo piuttosto di non farci manipolare noi. Vediamo come.

Una guerra normale

Prima di tutto, la retorica sulla storia mistifica la storia stessa. Non perché la falsifica (la tesi "revisionista" nelle sue varie forme), ma perché la trasforma in mistica.

Quello che viene mistificato non è mai tutta la storia, ma un frammento simbolico. Nel caso nostro, nell'Italia odierna, la "memoria storica" si riferisce esclusivamente agli anni tra il 1940 e il 1945. Il resto - compreso il passaggio dal capitalismo al colonialismo, dal colonialismo allo spaventoso massacro della prima guerra mondiale, e quindi alla stessa seconda guerra mondiale - costituisce un racconto "freddo", con cui annoiare gli studenti a scuola.

Come sappiamo, in quel periodo la Germania mirava a imitare gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Francia, colonizzando - anziché l'Africa, il West o l'Asia - le terre slave. L'Italia voleva annettersi Nizza, Corsica e Tunisi. Il Giappone si stava impossessando di tutta la Cina.

Tutte cose che cominciavano a preoccupare Inghilterra e Stati Uniti, che dopo un primo periodo di ambiguità, decisero che la Germania capitalista e moderna era un concorrente molto più pericoloso dell'arretrata e pacifica Russia.

Lo statalismo da guerra, finanziato dall'indebitamento dell'Inghilterra, permise agli Stati Uniti di prendere in mano circa metà dell'economia del pianeta, grazie a una struttura militare, diplomatica e tecnica senza precedenti.

Le complesse vicende della guerra portarono Mussolini a dichiarare guerra agli Stati Uniti. Durante quella guerra, americani e inglesi, dopo aver lasciato che si dissanguassero i russi, tentarono di colpire la Germania da sud, anche per prevenire l'avanzata sovietica nei Balcani.

In Italia, l'arrivo dell'esercito americano ha comportato feroci bombardamenti, ma ha anche portato come effetto collaterale la democrazia, e il successivo sviluppo industriale ha portato poi il benessere. Per cui l'arrivo degli americani si associa a una catena di eventi positivi.

La Spagna non ha fatto guerre. Per il resto, ha avuto un regime molto più sanguinario e retrivo di quello italiano: quello di Francisco Franco, l'oscuro militare che raccoglieva cesti di teste di arabi durante la repressione della rivolta di Abdul Karim. Certo, avrebbe poi permesso a marruecos collaborazionisti di rifarsi alcuni anni dopo, massacrando la popolazione (spagnola) di Badajoz, dopo che la città si era arresa.

Una curiosità per i razzisti e i cristianisti nostrani: a fermare per alcuni mesi le truppe marocchine di Francisco Franco che si accingevano a invadere la Spagna fu una nave di nome Lepanto.

Eppure, gli americani non sono intervenuti in Spagna, perché quel dittatore è stato attento a non litigare con i vincitori; anzi, è riuscito a farseli amici e a morire nel proprio letto, ancora padrone del paese.





6 settembre 1937. La rivista americana Time dedica questa rispettosa copertina a Francisco Franco

Altrove, gli Stati Uniti hanno portato, direttamente o indirettamente, dittature, come sa qualunque latinoamericano dal Guatemala al Cile. La stessa potenza che ha portato la democrazia in Italia nel 1943 ha portato la dittatura in Iran - e che dittatura! - dieci anni dopo. Secondo alcuni, stava per farlo anche in Italia negli anni '69-'70.

Non si tratta di criminalizzare gli Stati Uniti, ma di rendersi conto che si tratta di un paese normale che sa fare bene i propri interessi, come li faceva, ad esempio, la Francia ai tempi di Richelieu.

La mistificazione della storia

Ma la versione mediatica della storia non parla di un paese normale. Parla di un paese-fata, che erra per il mondo con una bacchetta magica, presa dalla missione di portare la democrazia all'umanità: Paolo Guzzanti definisce gli americani addirittura "extraterrestri".

Questa "missione" viene presentata come l'incessante ripetizione di un evento avvenuto durante la Seconda guerra mondiale: gli americani in Kosovo, in Iraq, o domani chi sa dove, "sono" il Soldato Ryan che sbarca in Normandia.

Un racconto del genere è profondamente religioso. Quasi nessuno osa contestarlo. Esso parla di un tempo nel passato che è qualitativamente assolutamente diverso da quello di oggi, e che noi dobbiamo continuamente "ricordare". Anzi, quel passato fonda il nostro presente. E noi dobbiamo celebrarlo solennemente, secondo un calendario liturgico. Viene continuamente rappresentato negli spettacoli, sia statali che non. Qualunque antropologo riconosce immediatamente tutte le caratteristiche del mito delle origini.

L'Angelo e il Putto

In Normandia, il 6 giugno del 1944, ci sbarcò anche mio zio. Un ufficiale americano, di origine angloirlandese. È morto alcuni anni fa, e devo dire che ne avevo una grande stima, per la sua onestà, la sua semplice fede cattolica e anche la sua ingenuità patriottica.

Il fatto che fosse sbarcato in Normandia, invece, costituisce una curiosità storica, ma non lo rende in alcun modo superiore ai soldatini italiani ad al-Alamein, o a quelli sovietici a Kursk.

Non credo che Fassino o Fausto Bertinotti o Silvio Berlusconi abbiano alcun debito verso di me, a causa di questo mio zio. Anche se, con l'americanite che c'è in giro, verrebbe voglia di approfittarne.

Se la democrazia arrivò in Italia come effetto collaterale degli interessi americani, stiamo parlando di sessant'anni fa. Chi allora aveva vent'anni, e quindi non contava ancora, oggi ne ha ottanta e non conta più. Si stenta a capire chi dovremmo ringraziare.

Certo, un cabalista potrebbe sostenere che le nazioni siano in realtà angeli, di cui i singoli cittadini non sono altro che le manifestazioni passeggere. In quel caso, sarebbe stato davvero l'Angelo USA a donare la democrazia al Putto Italia…




"Italiani brava gente"

Personalmente non credo all'esistenza di enti collettivi. Esistono gli individui, pur con le loro culture, e il buonsenso dice che io non devo nulla al nipote di qualcuno che fece un favore, interessato, a mio nonno. E se quel nipote sta facendo dei danni in giro, è un nemico come chiunque altro.

Anche perché concetti di debiti e crediti nazionali, da riscuotere in qualunque momento, ci potrebbero portare molto lontani.

L'Italia deve la sua esistenza alla Francia di Napoleone III prima e alla Germania di Bismarck poi.

Chirac ha detto che il debito della Francia verso gli Stati Uniti è "eterno". Cosa dire allora del debito americano verso la Francia?

La battaglia decisiva della rivoluzione americana, Yorktown, fu vinta grazie all'esercito e alla marina francese, in una guerra costosissima per Parigi.

A Yorktown esiste (da non tanti anni) un monumento, il Souvenir Français, che riporta ad uno ad uno i nomi degli oltre 600 francesi morti nella battaglia. Non stiamo parlando di qualche volontario idealista, ma dei soldati dello Stato francese. In tutto, i morti francesi durante la guerra furono 6.722, un numero più che dignitoso per i piccoli eserciti pre-napoleonici.



francesi

Souvenir Français



Le figure del ricordo

Un mito, ci insegnano gli esperti della mnémohistoire, come Jan Assmann, offre un racconto, con eventi e personaggi - le figure del ricordo - le cui azioni ci servono da modello per il presente, molto più di astratti comandamenti.

Il Talmud, come la grande collezione dei hadith nell'Islam, consiste in sostanza in un elenco e in un'analisi di precedenti su cui modellare le azioni presenti. Cosa fece il Profeta quando si trovò in una situazione simile a quella in cui mi trovo io adesso?

Gli amici credenti mi perdoneranno se dico che molto raramente due situazioni sono davvero uguali. Per questo, ogni teologo porta quei precedenti che più gli fanno comodo, cercando poi di trovare le analogie con la situazione che stiamo vivendo.

Questo significa che la teologia spesso cela una certa malafede. Io racconto la storia di Abramo che intascò mille pezzi di argento dopo aver lasciato sua moglie in mando ad Abimelek (Gen. 20:1 ss.), non perché mi interessi il secondo millennio avanti Cristo, ma perché voglio fare il magnaccia. Chi ha qualcosa da obiettare al mio mestiere diventa così un nemico del testo sacro e del suo Autore.

Certo, si potrebbe trovare un altro episodio nel Libro, da cui trarre una morale diametralmente opposta. Ma non sarebbe più semplice e sano saltare tutto il gioco, e chiedere alle persone di dire chiaramente cosa vogliono oggi, senza obliqui ancoraggi al passato?

Le persone ragionevoli si chiedono se l'invasione dell'Iraq sia giusta o ingiusta. Ma i tanti non ragionevoli si pongono un'altra domanda. A cosa somiglia l'invasione dell'Iraq? In pratica, il concetto è questo. Se l'invasione americana dell'Iraq somiglia all'invasione tedesca dell'Italia, è cattiva. Se somiglia all'invasione americana dell'Italia, è buona.

La resistenza irachena, poi, somiglia a quella dei partigiani italiani oppure a quella della Repubblica di Salò?

Ovviamente, il gioco è possibile dal momento in cui si opera su un terreno condiviso: i militanti dei COBAS concordano con i dirigenti di Alleanza Nazionale che l'appello alla Seconda guerra mondiale è sufficiente per stabilire le nostre azioni oggi, non essendoci stata alcuna rivelazione storica successiva.

Ognuno porta i precedenti che più gli fanno comodo. Se io metto l'enfasi sui partigiani italiani negli anni Quaranta, sarà difficile condannare la resistenza irachena; se invece metto l'enfasi sugli americani, sarà difficile condannare gli invasori.

Il radicale Sergio D'Elia lo dice chiaramente, nel suo comunicato di adesione alla manifestazione dell'Opinione:

"La liberazione del nostro Paese è avvenuta grazie all'intervento generoso di un Paese libero come gli Stati Uniti d'America e non invece - come vorrebbe il falso della retorica nazionale - al cosiddetto movimento resistenziale".
Gli antifascisti di sinistra reagiscono in modo confuso di fronte a simili affermazioni. Temono che ogni critica all'antifascismo storico diventi una giustificazione del fascismo storico. Facendo così perdono completamente il senso della mistificazione storica. D'Elia non sta parlando del passato. Non sta parlando né del fascismo, né della resistenza. Due argomenti che con ogni probabilità non gli interessano più di tanto, come non interessano più di tanto alla grande maggioranza degli italiani.

D'Elia sta mandando un messaggio trasversale per delegittimare la sinistra oggi: "voi che siete eredi dei partigiani, non contate niente; noi che siamo alleati di Bush, vi spazzeremo via".

Ma anche, cosa più importante, D'Elia sta delegittimando tutti i movimenti di resistenza contro il dominio imperiale dei nostri tempi; e sta legittimando tutti gli eserciti che impongono tale dominio.

D'Elia è un caso estremo. La retorica dei precedenti viene condotta in genere in maniera più sottile. Ad esempio, gocando sul calendario liturgico: la semplice e muta presenza o assenza di un certo esponente politico il 4 giugno - data "americana" - o il 25 aprile - data "partigiana" - manda messaggi contorti a proposito delle truppe italiane che sparano sugli abitanti di Nassiriya in Iraq oggi.

Sorpassi reciproci

Il sistema uninominale, come si sa, porta alla creazione di due partiti sostanzialmente identici, in lotta per ottenere i consensi degli indecisi. Questo significa che certi elementi finiscono per invertirsi: la "sinistra" deve fare il possibile per piacere a destra, la "destra" per piacere a sinistra.

Nel nostro caso, questo significa che il centrosinistra fa il possibile per mostrarsi amico del Papa, oppure ostile alla resistenza irachena.

Mentre la destra fa il possibile per impossessarsi del discorso "antifascista". Metto il termine tra parentesi, perché è in corso un sottile slittamento semantico. Infatti, si parla sempre meno di "fascismo" e sempre più di "nazismo", per motivi di cui ho parlato altrove, descrivendo il Grande Complotto Islamonazicomunista.

La destra oggi accetta in pieno la carica negativa simbolica del nazismo. Nel mondo della fantasia e della retorica, lo condanna senza mezze misure. Ma siccome il nazismo oggi non esiste, la destra indica qualcosa che "somiglia" al nazismo, che va combattuto nel mondo reale.

Il nazismo fu un fenomeno complesso, che dominò buona parte dell'Europa per alcuni anni, e quindi non è difficile trovare un parallelo con qualunque cosa: i nazisti emettevano francobolli, San Marino è nazista perché emette francobolli.

Invece che con San Marino, la destra cerca paralleli con il comunismo e con l'Islam. Certo, sono paralleli sensati più o meno quanto un paragone tra Vittorio Sgarbi e la regina di Saba; ma non bisogna perdersi in interminabili discussioni sui singoli dettagli, che fanno comunque pensare che si tratti di una discussione legittima.

Il punto fondamentale è decisamente un altro e non dobbiamo mai perderlo di vista.

Il discorso antinazista è storicamente un discorso di sinistra, perché il nazismo può essere definito (tra l'altro) come un sistema capitalista, imperialista, militarista e razzista.

Ma se io riesco a far passare il parallelo con il comunismo e con l'islam, riesco a far passare la privatizzazione della sanità, il dominio americano sul pianeta, la guerra permanente e la discriminazione delle minoranze islamiche in Occidente.

Sputo sulla svastica - che di per sé è semplicemente un innocente simbolo religioso indiano - e salvo capitalismo, imperialismo, militarismo e razzismo. E do del nazista a chi si oppone al capitalismo, all'imperialismo, al militarismo e al razzismo.

Ma forse un brano, pescato quasi a caso tra migliaia di altri da un forum di Internet, ci può dare la misura di questa manipolazione dell'immaginario. La sinistra trema di fronte al ricatto di essere considerata "antiamericana". Che impari invece a preoccuparsi di fronte agli abissi di barbarie (e di analfabetismo, ma quello è il meno) che si nascondono nelle parole di un tipico Moderato:

GLI AMERICANI CI HANNO SALVATI DAL NAZISMO.
I PACIFISTI A SENSO UNICO, I VETERO COMUNISTI, I FALSI PROGRESSISTI CHE IMPESTANO LE NOSTRE PIAZZE CON SENTIMENTI ANTI-AMERICANI devono a loro vita e liberta'.
Senza le armate AMERICANE, i nostri Partigiani sarebbero ancora nascosti nelle stalle e nei pollai nei quali hanno trascorso la guerra , salvo poi saltar fuori quando ormai i tedeschi erano in rotta.
GLI AMERICANI ci hanno pretetti dal COMUNISMO.
Crollata l' Ideologia Comunista ( purtroppo molti suoi figli, camuffati da progressisti, pacifisti o terzomondisti hanno gravemente inquinato il Governo, il Parlamento, la Magistratura, i Media , la Scuola e le Universita' , la Cultura )
Un' altro terribile e vile pericolo ha impestato il mondo:
il FONDAMENTALISMO ISLAMICO che purtroppo ha trovato una sponda di complicita' e il tifo nei sentimenti Anti-Americani , Anti-Occidentali e Anti-Democratici della SINISTRA Europea .
L ' Odio per chi ha sconfitto il Comunismo ha accomunato questi relitti della storia a dei Vili e Inumani Assassini in una sorta di connivenza morale e politica. Il tifo malcelato dei SINISTRONZI del mondo intero e' tutto per il terrorismo Islamico che vuol riportare al Medio-Evo le masse Musulmane e rendere sempre piu' abietta e Sub-Umana la condizione delle DONNE .
L ' UNICA MEDICINA PER QUESTI VILI ASSASSINI E' QUELLA ISRAELIANA : UN MISSILE NEL CULO A TUTTI I BASTARDI NASCOSTI NELLE FOGNE DEI LORO DELIRI CHE PREDICANO STRAGI INDISCRIMINATE, MA MANDANO ALTRI POVERI DEFICIENTI A COMPIERLE.
PURTROPPO GLI AMERICANI SONO TROPPO DEMOCRATICI.







NOTE

[1] Accanto a Capezzone troviamo i radicali storici: Marco Pannella, Emma Bonino, Maurizio Turco, Sergio Stanzani, Benedetto Della Vedova, Alessandro Litta Modignani, Marco Cappato.

[2] Troviamo anche il consigliere di Martino, Pietro Di Muccio; Margherita Boniver; Gustavo Selva; Alfredo Biondi; Maurizio Sacconi; Giancarlo Innocenzi.

[3] Troviamo anche Riccardo Pacifici, Portavoce della comunità ebraica di Roma (nonché firmatario assieme a Paolo Guzzanti e altri, nel marzo del 2005, di un appello del quotidiano Libero per fare di Oriana Fallaci una senatrice a vita; Leone Paserman, Presidente della comunità ebraica di Roma; Yasha Reibman, Portavoce della comunità ebraica di Milano; Eyal Mizrahi e Davide Romano, Presidente e segretario generale Associazione amici di Israele.

[4] Francesco Cossiga; Giampiero Cantoni Senatore di Forza Italia; Dario Rivolta, Responsabile Esteri di Forza Italia; Simone Baldelli, Responsabile nazionale giovani Forza Italia; Andrea Di Teodoro, Deputato di Forza Italia; Chiara Moroni, Candidato alle europee del Nuovo Psi; Gianni De Michelis, Segretario del Nuovo Psi; Giorgio La Malfa, riciclato questa volta come esponente del "Partito della Bellezza"; Stefano Di Magno, Vice sindaco del comune di Nettuno. Infine segnaliamo, in ordine sparso, Ignazio Marcozzi Rozzi, Presidente agenzia comunale per le tossicodipendenze del Comune di Roma; Alessandro Clementi Presidente di Grandangolo, Osservatorio italiano di politica e cultura; Dino Cofrancesco, Presidente del Comitato esecutivo dei comitati per le libertà; John Suarez, Membro del direttorio cubano in esilio; Mario Adinolfi, Direttore di Media; la Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori sanità); Simonetta Matone, Magistrato; Renzo Foa, Condirettore di Liberal.




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