L’ultima transizione:

La tragicomica storia romanzata dei rapporti di Fausto Bertinotti con il comunismo ed i veri problemi che ci stanno dietro

Introduzione

 



Questo articolo tratto da Rosso XXI è stato scritto da Costanzo Preve.

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Si vedano anche gli articoli, La faina e il cannocchiale: come Bertinotti fu premiato assieme a Sharon, e Trecentomila terroristi in una scatola di biscotti.





I mesi di dicembre 2003 e di gennaio 2004 hanno visto un’inaspettata “fibrillazione” ed accelerazione della discussione sulla non violenza come nuovo fondamento filosofico assoluto di un comunismo rinnovato con connessi argomenti favorevoli o problematici (quando non negativi).





Fausto Bertinotti, tra Carla Fendi, Woody Allen e la neo-signora Allen - dal sito Dagospia


Fausto Bertinotti ha impugnato questa bandiera, e ne è sorta una tragicomica discussione. La chiamo “tragicomica”, anche se si basava su questioni vere e reali, perché questa discussione sembra inconsapevole del fatto principale, e cioè che Bertinotti (esattamente come Fini nell’altro versante opposto e convergente dello spettro politico “legalizzato”, il nuovo Arco Costituzionale del Politicamente Corretto) deve fare un’operazione “sistemica” di omologazione, ed un’operazione sistemica non segue le regole di un’operazione culturale. Così come Fini deve ripudiare il Fascismo, opportunamente destoricizzato, così Bertinotti deve ripudiare la Violenza, opportunamente destoricizzata. E la Violenza, aggiungo io, non è che la metafora inquietante della Rivoluzione, in modo che si possa continuare a sostenere per ragioni demagogiche di bacino elettorale un Comunismo senza Rivoluzione.

Questa operazione è sistemica e non culturale, e per questo partecipare alla ridicola discussione bertinottiana è del tutto inutile. E’ invece utilissimo prendere solo lo spunto da questa discussione per avviare una vera discussione sul comunismo oggi. Cercherò di farlo in questo breve saggio.

Nella prima parte (tre paragrafi) discuterò della parte meno importante , anche se più divertente e pittoresca. Farò prima una breve storia romanzata del partito della Rifondazione Comunista (1991-2004), almeno come la vedo io, che mi sono sempre guardato dal farne parte, anche all’inizio. Darò poi di Bertinotti una formula aritmetica (B=DC/PP), e cioè Bertinotti come unione di Dilettante Culturale incorreggibile e di Professionista Politico intuitivo e manovriero. Questa formula (B=DC/PP) non è generalmente capita né dai militanti fedeli ed identitari né dagli avversari tradizionalisti, per cui il personaggio più vuoto e prevedibile del mondo viene spesso indebitamente “caricato” di significati epocali degni di un Lenin o di un Mao. Ripeto, però: è la parte più pittoresca, ma anche la meno importante.

La seconda parte (tre paragrafi) è invece quella più importante. In essa mi porrò rispettivamente tre domande. Prima domanda: è possibile espellere ed esorcizzare la violenza dalla storia? Seconda domanda: si può rifondare il comunismo in generale, ed è opportuno tentare di farlo? Terza ed ultima domanda: si può rifondare il comunismo, o almeno travasarvi i suoi principali contenuti emancipativi, nel cosiddetto Movimento dei Movimenti, o Movimento No Global, o come altrimenti vogliamo chiamarlo?

Queste sono domande serie, non correre dietro all’irrilevante Bertinotti, e cioè B=DC/PP. Seguirà infine una breve conclusione.

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