il Grande Complotto... dei veneziani |
L'islamofobia assume molte forme. Ma
una delle più curiose è questa: lo sapevate che esiste una
congiura di templari integralisti islamici, guidata da nazisti veneziani,
per uccidere il papa, promuovere la teologia della liberazione in America
Latina e spacciare droga, il tutto all'unico fine di restaurare le glorie
del governo dei dogi?
Questo è quanto ci rivela nel suo libro Il quarto livello (Editori Riuniti, Roma, 1996) l'ex-giudice ed ex-deputato Carlo Palermo, che molti conoscono e stimano come un coraggioso nemico della corruzione in tempi non sospetti. E infatti nulla di ciò che diremo qui va inteso come critica alla sua donchisciottesca persona. Palermo si è distinto non tanto tempo fa per aver rilasciato un'intervista a Il Giornale in cui accusava i "templari e gli sciiti" per l'incendio della Cappella della Sindone a Torino. Autorevoli giornalisti hanno descritto il libro di Palermo come l'ultima parola in materia di mafia e di stragi. Per intenderci, in televisione del libro ne parlerebbe Michele Santoro e non Maurizio Costanzo o Lorenza Foschini. Eppure ciò che lui scrive sta alla storia come la teoria della terra cava sta alla geologia. "Perché gli hutu e i tutsi si sono massacrati a vicenda in Ruanda? Perché altrettanto hanno fatto i popoli dell'ex Jugoslavia? Perché oggi si sparge il terrore a Parigi o a Beirut, ad Algeri o a New York, a Islamabad, a Karachi o a Gerusalemme? [...] Perché in Canada e in Svizzera ancora si ricorre a macabri suicidi di massa, in nome di una setta religiosa che si ispira al vecchio Ordine dei templari..? Perché, alla soglia del terzo millennio la Chiesa ancora non spiega ai fedeli il terzo segreto di Fatima...? Perché ancora oggi non riusciamo a far piena luce sulle terribili stragi che hanno colpito l'Italia negli anni Settanta e Ottanta..?" (pp. 4-5). Già, perché? La copertina è un buon indizio - su uno sfondo nero, si erge la minacciosa figura di un cavaliere templare, testa pelata e barba lunga. La tesi parte dalla Banca di credito e commercio internazionale (BCCI), che ha avuto un gran numero di correntisti loschi, ed è infine clamorosamente fallita con la CIA alle calcagna. Ora, secondo Palermo, la BCCI è stata fondata da alcuni pakistani che egli definisce "di confessione sciita, di credo sufi" (p. 19). E' su queste sei parole che si regge l'intero libro, perché permette di collegare il bucato sporco della BCCI a tutto il mondo - diciamo così - dell'occulto e anche all'islam. Il sufismo sarebbe "una sorta di culto finale" dedicato alla lotta "antiscientifica e antitecnologica", presente "sia nell'integralismo islamico che in quello cattolico" (p. 19 ss.). "Nel misticismo ascetico del sufismo trova particolare favore il culto del ritorno alla Madre natura". Fermiamoci un attimo per dire quattro banalità. I vari ordini sufi sono gruppi chiusi all'interno del mondo islamico (e non cattolico) che cercano di raggiungere stati mistici attraverso la contemplazione della parola del Corano. Se i fondatori potevano essere dei santi, i loro eredi troppo spesso sono diventati gli equivalenti un po' meno pacchiani dei nostri maghi di campagna. Non si può dire che siano "eretici" finché assolvono tutti gli obblighi religiosi, ma si vocifera che alcuni siano dediti a trasgressive bevute di vino, permesse solo a chi si sente superiore alla legge del volgo. Il culto dei santi, una storica passività politica, il ricorso a pratiche magiche, la creazione di un'élite in una società come quella islamica che dovrebbe essere di uguali hanno reso il sufismo odioso proprio agli integralisti a cui li associa Palermo. Il sufismo, a parte qualche poesia che ringrazia Dio per la pioggia (maschile in arabo), non ha certo un culto della "Madre Natura". "Natura" in arabo si dice "l'impressa", la "stampata": non è affatto una "madre" ma semplicemente il segno che un Dio unico e onnipotente imprime sulla terra. Questo non vuol dire che non ci sia qualche occidentale che associa i "saggi d'Oriente" ai suoi personali problemi di smog, ma questa è un'altra storia. "Se si vuole identificare il maggiore settore di penetrazione della filosofia sufi, occorre guardare al processo di formazione della estrema destra internazionale. E il pensiero non può che correre al massimo leader storico della destra, Adolf Hitler" (p. 20). Segue dimostrazione:
Nel complottismo è frequente la tecnica del doppio salto mortale: Palermo ce ne dà un elegante saggio. Prima mossa: Himmler ha modellato le SS sull'Ordine dei Gesuiti. Già qui ci sarebbe da chiedere almeno qualche prova, ma l'acrobata è in pieno volo verso la seconda mossa e non va disturbato: "Sono numerosissime le indicazioni secondo cui Ignazio di Loyola, prima di costituire il suo Ordine, sarebbe stato iniziato ai mistici segreti della setta Shadliyya nella Spagna meridionale e nel Maghreb, secondo una specifica richiesta delle famiglie aristocratiche veneziane". Può anche darsi che alcune non meglio precisate famiglie veneziane abbiano mandato un basco nel Maghreb per imparare a recitare versetti del Corano, come può anche darsi che Sai Baba riesca a produrre sterco polverizzato di vacca con uno sventolio della sua veste. Ma prima di accettare affermazioni di questo tipo, mi dovete convincere. E Palermo sfugge alle fonti come Sai Baba sfugge alle telecamere (una nota in fondo al libro dice che un certo Hermann Müller nel 1898, in un non meglio "approfondito studio", avrebbe trovato analogie tra i gesuiti e i sufi). Torniamo ai templari. Essi sarebbero stati edificati "sulla falsariga dell'ordine sufi" degli Assassini (che non erano sufi). Palermo prende alla lettera anche alcune strane affermazioni estratte ai templari con la tortura dagli inquisitori che volevano mettere le mani sui loro ingenti capitali: "come culto gnostico", i templari recepirono elementi "tratti dalla dottrina islamica (come l'adorazione del dio Baphomet..)". Ecco finalmente scoperto cosa fanno i musulmani nelle moschee: adorano Baphomet. Grazie ai templari, anche i catari divennero "un movimento sufi", con lo scopo di "congelare il progresso e di bloccare a crescita zero lo sviluppo della popolazione" (p. 22). A questo punto compare la Società di Thule, che avrebbe ispirato il nazismo. Goodrick-Clarke, in The Occult Roots of Nazism (The Acquarian Press, Wellingborough, Regno Unito, 1985; esiste anche un'edizione italiana) dice tutto quello che c'è da sapere su questi argomenti. C'erano un po' di occultisti nel nazionalismo tedesco, come ci sono maghi celti attorno al leghismo o cabalisti nel sionismo estremista; difficile capire quanto il misticismo abbia ispirato, e quanto semplicemente giustificato, alcune tesi politiche. E' vero che il fondatore del Partito nazionalsocialista, Dietrich Eckart, ha aderito brevemente alla Società di Thule, che aveva effettivamente almeno un gergo di tipo iniziatico. Ma questo mondo marginale non ha mai interessato Adolf Hitler, il cui ben noto caratteraccio gli impedì di farsi dire dagli altri cosa doveva fare persino quando si trattava di non perdere un quarto di milione di soldati a Stalingrado. Qualcuno si immagina di più, come
René Alleau, ma giustamente pubblica i suoi scritti non presso la
Editori Riuniti ma presso le Edizioni Mediterranee (Le origini occulte
del nazismo di Alleau compare nella stessa collana di Il libro dei
medium, Dopo Nostradamus e Fanciulli prodigio e reincarnazione).
In realtà il sufismo ha ispirato principalmente blandi gruppuscoli di teosofi o di ex-sessantottini che praticano la "meditazione sufi" (cioè girano su se stessi per qualche minuto, come facevamo anche noi da bambini). Questa forma di ginnastica è particolarmente diffusa tra gli ex di Lotta Continua (forse perché costituisce una specie di corteo circolare anziché rettilineo). Per la maggior parte, i movimenti neo-sufi
si rifanno a Inayat Khan, un indiano amico ma non membro della Società
Teosofica, la cui figlia Nur lavorò per la intelligence inglese.
Arrestata dalla Gestapo, venne uccisa con un colpo alla testa (Maria Chiara
Bonazzi, "Niente sesso siamo spie", La Stampa, 5.1.97). Se i teosofi
avevano qualche delirio razzista (ma la loro "razza ariana" conteneva gli
ebrei e, sebbene nei bassi ranghi, persino gli indiani), da bravi sudditi
britannici durante la Guerra essi organizzarono sedute di meditazione per
aiutare la vittoria degli Alleati.
Ma vediamo cosa ha scoperto il nostro giudice nel corso delle sue indagini su Gheddafi. Sotto il fascismo, le "reti spionistiche britanniche" nominarono come governatore della Libia Giuseppe Volpi, "ultimo doge di Venezia", dandogli il titolo di conte di Misurata. Volpi doveva essere piuttosto anzianotto, visto che aveva perso il suo incarico a Venezia nel 1797, mentre il fascismo è arrivato al potere nel 1922. Almeno dai miei libri di storia non risulta alcun periodo di dominio "britannico" in Libia se si eccettua il periodo dopo El-Alamein. "Le vecchie reti fasciste dell'Ovra e quelle libiche erano quasi un'unica rete, da cui 'nacque' Gheddafi". E l'uomo di Gheddafi in Italia sarebbe un certo Claudio Mutti, a cui Palermo dedica diverse pagine. Difficile sapere se è vero che
il fondatore della BCCI era un Sufi, ma Claudio Mutti abita a Parma e Michele
Brambilla (Interrogatorio alle destre, Rizzoli, 1995) gli dedica
diverse pagine, e ne parla anche Ugo Tassinari nel suo libro Fascisteria. Da un confronto tra il testo di Palermo e quelli di Brambilla e Tassinari, emerge che:
Per Palermo, Mutti è un "professore di lingua romena all'Università di Bologna" (cattedra mai esistita); fondatore "dell'organizzazione estremista Ordine nero" (vero che fu indagato; arrestato perché la testata di una rivista che egli dirigeva era scritta in caratteri simili a quelli dell'intestazione di un volantino di Ordine Nero, fu assolto quando si scoprì che i trasferibili erano completamente diversi); triangolatore tra l'organizzazione "Giovane Europa", i palestinesi e Gheddafi (la "Giovane Europa" venne sciolta prima che Gheddafi arrivasse al potere). Non solo: Mutti sarebbe associato "alla strage di piazza della Loggia a Brescia e a quella del treno Italicus" (al momento della prima, Mutti si trovava in isolamento nel carcere di Bologna, al momento della seconda, egli si trovava a San Vittore, nel corso di inchieste dalle quali è poi uscito assolto). Mutti è anche però un esperto di cose zingare (è l'autore di un incredibile dizionario parmigiano-sinti) che da anni pubblica libri che difficilmente troverete in libreria. I libici devono essere molti tirchi perché obbligano il loro agente segreto a mantenersi facendo l'insegnante. Né si capisce perché con cinquanta milioni di italiani a disposizione abbiano voluto scegliere una figura così poco utile: Mutti è un estremista che prova più simpatia per i perdenti che per i vincitori dell'ultima guerra e in più è musulmano. In termini odierni, è quello che poteva essere quarant'anni fa nel sud degli Stati Uniti un nero che fosse anche rigidamente filosovietico. Una delle divagazioni più belle
di Palermo riguarda il tentato accoltellamento del papa da parte di uno
squilibrato a Fatima in Portogallo nel 1982. Fatima, la figlia di Maometto,
fu la sposa di Ali, fondatore nel settimo secolo dello sciismo (dunque
la BCCI..), e da lui deriverebbe il nome della città di Marsala
(p. 134); Marsala non è lontana da Trapani dove venne fatto l'attentato
contro Palermo stesso; ma la cittadina portoghese di Fatima risale al periodo
delle crociate (dunque i templari...).
La TFP è pro-Papa e anti-Islam (come mostra tra l'altro il famoso "rosario riparatore" promosso dal Centro Lepanto, affiliato alla TFP, contro la moschea di Roma alcuni anni fa). Ma Palermo deve inserirla nella sua cospirazione personale, e lo fa per la via più traversa: la famiglia nobile tedesca Thurn und Taxis, composta da "agenti segreti veneziani" (p. 126 ss.), avrebbe aderito alla Società Thule; alcuni di loro sarebbero imparentati ai Braganza brasiliani, e un membro della famiglia Braganza sarebbe "il principale sostenitore della Tfp". "Anche oggi l'associazione [Thule, quella prenazista!] è una società cospiratoria che si estende in tutto il mondo nell'ambito di alcune sette particolari come l'Armata blu di Fatima e quella denominata Tradizione, famiglia e proprietà (Tfp)." A p. 125, Palermo aggiunge alla lista delle "eresie sufi", accanto alla TFP, anche la teologia della liberazione - leggere per credere. Il lettore normale resta perplesso davanti a certe frasi nel libro di Palermo: l'odio per i veneziani e per il "culto della Madre Natura"; la definizione del sufismo, nato verso il nono secolo, come un movimento "antiscientifico e antitecnologico"; oppure l'idea che "l'essenza della filosofia e degli scopi delle 'famiglie' legate alla società Thule era [...] l'odio contro il Rinascimento di Cusano, di Leonardo da Vinci e di Raffaello". Sì, il Grande Complotto non sopporta come dipingeva Raffaello. Il giornalista Franco Fracassi ha pubblicato recentemente Il quarto Reich, un analogo pamphlet complottistico con altrettanti errori ma meno mistica. Anche un autore di destra, Maurizio Blondet, ha costruito con materiali analoghi nientemeno che tre libri intitolati rispettivamente Complotti I, Complotti II e Complotti III. Infatti il problema non riguarda la destra o la sinistra. Il complottismo è un meccanismo universale, che chiunque può adottare purché lo rivolga contro un nemico della "nostra parte". Non sono in discussione le scelte politiche dell'ex-magistrato (anche se fa un po' paura pensarlo come giudice - e se uno avesse un antenato veneziano?). Ma quello che è interessante è che l'atteggiamento occultista e irrazionale che attribuisce a templari e/o sufi il governo segreto del mondo non passa solamente attraverso la lettura dei tarocchi o le forchette piegate, ma anche attraverso un campo apparentemente "serio" come la politica. Ed è incredibile ma vero… ho visto
docenti universitari e giornalisti leggere con fiducia gli scritti di Carlo
Palermo. E certamente Editori Riuniti, che alcuni secoli fa era un editore
serio, glieli ha pubblicati.
P.S. Questa recensione risale ad alcuni
mesi fa. Nel frattempo, Palermo ha pubblicato un secondo libro, Il Papa
nel mirino: gli attentati al pontefice nel nome di Fatima, pubblicato
sempre dagli Editori Riuniti (Roma, 1998). Si tratta di una fotocopia del
primo libro, cosa che dovrebbe fare felici tutti: Palermo e la Editori
Riuniti che vendono il doppio con metà fatica, voi che potete risparmiare
i soldi per l'acquisto e io che mi sono potuto risparmiare il tempo di
modificare questa recensione. Unica aggiunta interessante - nel nuovo
libro Palermo se la prende con la "Mosca
teosofica, superba e violenta", colpevole dell'atea rivoluzione d'Ottobre.
Un'opera di Gustincich Forse la cosa più incredibile (e deprimente) è sapere che l'opera antiveneziana di Carlo Palermo è stata citata come fonte autorevole in un articolo di Franz Gustincich, intitolato "Brigatisti, nazisti e islamisti, tutti insieme contro l'impero USA" e pubblicato sulla (solitamente) rispettabile rivista "Limes" (n. 1 del 2004).
Gustincich fa di mestiere il fotografo di piedi, ma si occupa evidentemente anche del Complotto Islamonazicomunista e - presumo - anche del ben più pericoloso Complotto Veneziano che gli sta dietro.
Il deserto cresce… guai a chi cela deserti in sé!
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