È la vigilia di Natale, la
festa - a quanto si dice nel campo - con cui i cristiani festeggiano l'arrivo
dell'anno nuovo. Passa tutta la notte, un freddo ghiacciato… e all'alba
si sente uno strano scricchiolio: sono i passeggini, carichi di bambini,
che rientrano da una notte di questua - tutto il campo è andato
a far manghela, ad affidare le proprie miserie e desideri, a volte
fasulli a volte drammaticamente reali, alla pietà del mondo. Sono
tanti, troppi, a farsi concorrenza, ci sono più Rom che donatori
a Brescia. E allora ci si disperde a rivoli nei comuni vicini.
Anche Reska va a fare manghela, in
un solo luogo, una volta a settimana, quando si tiene il mercato. Andarci
è stata una decisione difficile, gli anni passati a star bene, mentre
il padre lavorava e la famiglia era ancora piccola, le avevano fatto dimenticare
l'arte. E proprio mentre lei sogna furiosamente l'evasione dal campo, sa
di non avere scelta: Bajram, che lavora a volte sì e a volte no,
ha la responsabilità del mantenimento di non meno di dieci persone.
Reska va al mercato. Si siede su un cuscino,
lascia intravedere i ferri che le tengono su la gamba. Aspetta che le persone
si avvicinino e le porgano qualcosa. Poi, parlando con i venditori, si
fa fare piccoli regali, per a ognuno dei quali nasce un aneddoto. Reska
ha uno strano carisma, la perfetta sintesi tra bellezza e fragilità
insieme a un carattere che, si sente, è forte e lucido. Mezzo mercato
le si affeziona. Ma far manghela, al di là del reale bisogno,
è anche questo: le amicizie e anche i racconti che ne nascono.
Un giorno gelido di gennaio, Reska era seduta
al mercato e le si avvicinò un carabiniere.
"Lei non può stare qui."
"Perché?"
"Dà fastidio alle persone."
In quel momento arriva una signora che ha
un banchetto al mercato, chiama Reska per nome e dice che vuole regalarle
coperte e lenzuola.
Il carabiniere si incuriosisce e cerca di
capire che rapporti ha la ragazza con la gente del mercato.
"Ma perché chiede l'elemosina?"
"Perché sono straniera e invalida".
"Ma se è invalida, come fa a venire
qui?"
"Con la macchina."
"Lei ha la macchina e chiede l'elemosina?"
"La vede la mia macchina, parcheggiata lì?
È la macchina più piccola che ci sia, è di quinta
mano e me l'ha comprata a rate mio padre, perché la fermata dell'autobus
è a tre chilometri dal campo."
Reska comincia a raccontare la storia di
tutta la famiglia, il carabiniere ascolta e se ne va, girando la testa
ogni tanto per guardarla, mentre tra sé ne ripete il nome.
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