zingari, rom, kosovo, profughi



Andare a manghela



Remzija, Miguel, Emir, Reska e Lulzim

 
 
 
È la vigilia di Natale, la festa - a quanto si dice nel campo - con cui i cristiani festeggiano l'arrivo dell'anno nuovo.  Passa tutta la notte, un freddo ghiacciato… e all'alba si sente uno strano scricchiolio: sono i passeggini, carichi di bambini, che rientrano da una notte di questua - tutto il campo è andato a far manghela, ad affidare le proprie miserie e desideri, a volte fasulli a volte drammaticamente reali, alla pietà del mondo. Sono tanti, troppi, a farsi concorrenza, ci sono più Rom che donatori a Brescia. E allora ci si disperde a rivoli nei comuni vicini. 

Anche Reska va a fare manghela, in un solo luogo, una volta a settimana, quando si tiene il mercato. Andarci è stata una decisione difficile, gli anni passati a star bene, mentre il padre lavorava e la famiglia era ancora piccola, le avevano fatto dimenticare l'arte. E proprio mentre lei sogna furiosamente l'evasione dal campo, sa di non avere scelta: Bajram, che lavora a volte sì e a volte no, ha la responsabilità del mantenimento di non meno di dieci persone. 

Reska va al mercato. Si siede su un cuscino, lascia intravedere i ferri che le tengono su la gamba. Aspetta che le persone si avvicinino e le porgano qualcosa. Poi, parlando con i venditori, si fa fare piccoli regali, per a ognuno dei quali nasce un aneddoto. Reska ha uno strano carisma, la perfetta sintesi tra bellezza e fragilità insieme a un carattere che, si sente, è forte e lucido. Mezzo mercato le si affeziona. Ma far manghela, al di là del reale bisogno, è anche questo: le amicizie e anche i racconti che ne nascono.  

Un giorno gelido di gennaio, Reska era seduta al mercato e le si avvicinò un carabiniere.  

"Lei non può stare qui." 

"Perché?" 

"Dà fastidio alle persone." 

In quel momento arriva una signora che ha un banchetto al mercato, chiama Reska per nome e dice che vuole regalarle coperte e lenzuola. 

Il carabiniere si incuriosisce e cerca di capire che rapporti ha la ragazza con la gente del mercato. 

"Ma perché chiede l'elemosina?" 

"Perché sono straniera e invalida". 

"Ma se è invalida, come fa a venire qui?" 

"Con la macchina." 

"Lei ha la macchina e chiede l'elemosina?" 

"La vede la mia macchina, parcheggiata lì? È la macchina più piccola che ci sia, è di quinta mano e me l'ha comprata a rate mio padre, perché la fermata dell'autobus è a tre chilometri dal campo." 

Reska comincia a raccontare la storia di tutta la famiglia, il carabiniere ascolta e se ne va, girando la testa ogni tanto per guardarla, mentre tra sé ne ripete il nome.  

 





e-mail 






e-mail


Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca | Kelebek il blog