SCUOLA E GLOBALIZZAZIONE: DOCUMENTI Roberto Renzetti Documenti allegati a una serie di articoli sulla mercificazione della scuola e la "riforma scolastica". Alla nota introduttiva agli articoli (Alla fine di questa pagina vi sono i link ai "documenti")
Per
inquadrare i documenti che ora pubblico, sono utili le schede riassuntive
seguenti. PREMESSA
La scuola è
istituzione che, nel bene e nel male, nel mondo occidentale interessa la totalità
delle persone. Si tratta di capire come trasformarla in grande affare.
Già
da tempo molti avevano ficcato le zampe in essa a fini di lucro. Il più lucido
era stato Milton
Friedman (economista e Nobel, della scuola di Chicago; consigliere
di Nixon e Reagan, ispiratore di Pinochet) che nel 1955
già sosteneva: “le scuole saranno
più efficienti se saranno sottoposte alle leggi del mercato capitalistico e,
come tutte le aziende, entreranno in concorrenza le une con le altre per
attirare i loro clienti: gli studenti. A
questo scopo serve un sistema statale di buoni scuola emessi all’ordine dei
genitori di un figlio in età scolare, buoni che potranno essere spesi in una
scuola a scelta delle famiglie degli studenti, anche private e/o
confessionali”.
Se
si studiano le cose si scopre che gli interventi della “sinistra” al governo
vanno tutti in questa direzione. E sono in accordo con un documento di Moratti,
intellettuali (?) ed imprenditori (Scuola libera!) del novembre 1999: “Il
sapere è una risorsa. L'impresa deve quindi trovare proficuo e vantaggioso
investire nella scuola. Da questo punto di vista gli Stati Uniti possono
insegnarci qualcosa.”
Ed infatti negli USA
parte nel 1997 (Nashville) un movimento di imprenditori “d’accordo
sulle misure suscettibili di rendere l’industria scolastica redditizia:
ridurre il numero di insegnanti (aumento del numero degli alunni per classe);
ridurre la massa salariale degli insegnanti arruolando un maggior numero di
giovani e di non abilitati; ridurre o sopprimere gli organismi che rilasciano
diplomi di insegnamento e affidare la valutazione delle competenze degli
insegnanti ai manager delle scuole”.
Quindi tagli
indiscriminati, con la scusa dei costi della globalizzazione che imporrebbero
risparmi, anche legati alla riduzione delle tasse (sic!!!). Ma, almeno da noi,
nessuna aquila imprenditrice ha mai pensato al valore aggiunto della ricerca,
tant’è che investimenti non vi sono e che si pensa di poter costruire
ricercatori alla stregua di frigoriferi.
La cosa era già stata
accolta dalla Tavola Rotonda degli Industriali europei (ERT, 1995): “la
responsabilità della formazione deve, in definitiva, essere assunta
dall’industria. Sembra che nel
mondo della scuola non si percepisca chiaramente quale sia il profilo dei
collaboratori di cui l’industria ha bisogno. L’istruzione deve essere
considerata come un servizio reso al mondo economico.
I governi nazionali dovrebbero vedere l’istruzione [leggi:
addestramento, n.d.r.] come un processo esteso dalla culla fino alla tomba.
Istruzione significa apprendere, non ricevere un insegnamento. Non abbiamo tempo
da perdere”.
E, nel 1996, l’OCSE
precisava che educazione permanente non significa insegnanti al seguito
ma solo, ad esempio, educazione a distanza. Gli insegnanti residuali si
occuperanno della popolazione non redditizia (sic!). COME
FAR ACCETTARE LE RIFORME SELVAGGE SENZA OPPOSIZIONE ?
Nel perseguire queste
riforme selvagge (“Assumiamo i nostri operai con il computer, lavorano con il
computer e li cacciamo mediante computer” “O mangiare o essere mangiati”
– John Gage dirigente di Sun Microsystems alla
Fondazione Gorbacev, San Francisco, 1995)
occorrerà tenere ben presenti coloro che sono esclusi da tale processo. Si
prospettano infatti Paesi Ricchi senza ceto medio. Il come fare fu ben spiegato
da Z. Brzezinski (uno degli uomini più potenti
del mondo, uno dei rappresentanti del MERCATO): si tratta di preparare un
miscuglio di sostanze (tittytainment
= alimenti e intrattenimento volgare) da somministrare a questa eccedenza
frustrata in modo da mantenerla di buon umore. Far mangiare e divertire la
massa eccedente ("pane e circo" di
romana memoria), con il possente aiuto della scuola pubblica "falsamente
democratizzata”, del giustificazionismo dell'insuccesso (le psicopedagogie
ovvero le pseudoscienze) e
della TV che "educa" rapidamente ed a basso costo il consumatore del
mercato. In questo scenario gli insegnanti dovranno cambiare radicalmente il
loro modo di operare, così come loro diranno gli psicopedagoghi o
pseudoscienziati, in modo da arrivare alla "dissoluzione della logica"
nei fruitori della scuola pubblica.
Per
i più esigenti vi sono poi le uscite del volontariato, ma anche delle società
sportive, costano poco e danno illusione di autostima a molti cittadini (Roy).
Molti posti di lavoro si riconquisteranno comunque in futuro: ben presto vi
saranno persone che riscopriranno i lavori umili come la pulizia delle
strade o le collaborazioni domestiche in cambio di poco denaro.
Intanto
si iniziano a colpevolizzare i
cittadini con una continua nenia sui costi di tutto e con richieste petulanti di
rinunce. "Non si lavora abbastanza, si guadagna troppo,
bassa produttività, pensioni troppo presto, pensioni troppo elevate, troppe
ferie, malati per troppo tempo, maternità, viviamo al di sopra delle nostre
possibilità, servono sacrifici, ….
Guardate la società asiatica della rinuncia". Peccato che queste richieste siano
a senso unico e corrispondano a padroni sempre più ricchi!
La fine del Comunismo
ha prodotto la nascita della “dittatura del mercato”. I lavoratori,
produttori di beni prima blanditi, sono ora ricacciati indietro. Ma con ciò il
capitalismo resta solo e non ha base sociale. Nascono così le nuove dittature
con l’erosione delle unità sociali che rendeva uniti i Paesi ricchi.
Gridare,
come si fa, “MODELLO AMERICANO!” corrisponde
a ciò che si gridava in RDT a proposito dell’URSS. E, come allora l’URSS,
oggi il degrado più profondo è proprio degli USA che auspichiamo, servilmente,
come modello. Non
è la povertà che mette a rischio la democrazia ma la paura della povertà. Occorre
oggi che i governi ristabiliscano il primato della politica sull’economia. SCUOLA
NEGLI USA PUBBLICA
à
Un vero disastro
PRIVATA
à
Poche quelle di eccellenza, con
rette di 40.000 $/anno
Situazioni del genere sarebbero impensabili in Europa.
Eppure vi è un continuo richiamo a queste scuole.
Perché ?
Produce ciò che serve a costi bassissimi per lo Stato:
Consumatori, abbastanza preparati per l’high tech ma non tanto da
sapere
di cosa si tratta.
Cittadini poco informati,
privi di senso critico e quindi disponibili a “pane e
circo”.
Le poche eccellenze si pescano nella privata. -------------
A partire dal 1995, con
FMI, GATS
e WTO, si inizia a pensare “globale”. Il
welfare
costa troppo, occorre quindi
buttarlo giù anche in Europa. 1995
à
Fondazione Gorbacev, San Francisco. Si gettano le basi per gli interventi
in Europa. Il gotha
mondiale dell’economia e della finanza
teorizza la società
20 : 80 (i primi 20 si
salveranno - cioè 1/5 del totale - e gli altri 80 si arrangino).
Stracciando le illusioni degli anni Ottanta, la società dei
2/3. 1996
à
Rapporto UNESCO (Commissione Delors). Si gettano le basi della
1996
à
Unione Europea (Libro bianco Cresson). Si gettano le basi
1997
à
Confindustria, Bassanini e Berlinguer fanno loro questi interessi
2000
à
Documento di Londra
(organizzazioni imprenditoriali di Austria,
Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito):
Per
una scuola di qualità.
Scuola funzionale alle imprese, Autonomia,
Tagli drastici nei costi, Regionalizzazione, Valutazione esterna di
qualità,
Finanziamento pubblico guidato dalla domanda, Competizione,
Informatica, Saper fare, Dirigenti aziendalizzati, Scuola e Impresa. CHANNEL
ONE Poiché
le scuole in USA e Canada non ce la fanno a sostenere i costi della
info-tecnologia, si servono (sono oltre 12 000 per oltre 8
milioni di studenti) della rete TV Channel One che fornisce loro il
materiale audiovisivo. In cambio la scuola si impegna a fargli vedere la
programmazione quotidiana di 20 minuti (reportage, sport, meteo e pubblicità di
due minuti molto richiesta dalle aziende che infatti pagano 200
000 $ ogni spot di 30 secondi). Le scuole non hanno denaro in cambio ma,
appunto, apparecchiature audiovisive e se sono dimensionate opportunamente,
anche qualche computer. I
danni di Channel One non nascono solo dalla pubblicità che gli fa vendere
scarpe da tennis, hamburger e caramelle, ma soprattutto dal fatto che quella
programmazione ha assunto lo status
di programma educativo moderno
e disinvolto, da contrapporre agli
obsoleti
libri ed insegnanti.
Channel One spinge molto sul concetto che apprendimento è riempimento di vasi
vuoti (Klein – No Logo, Cap. IV). Si
pensi ora all’insistenza dei lanzichenecchi al potere sull’introduzione
dell’educazione permanente a distanza e sulla già dichiarata volontà di
lanciare programmi TV per l’apprendimento delle lingue. Si uniscano queste
riflessioni con gli interessi Mediaset
..... Recentemente
USA ed Australia stanno spingendo con il GATS, affinché anche l’istruzione
sia privatizzata.
Essendo un bene a pagamento (anche se poco, si paga anche in Italia) non
potrebbe godere del sostegno dello Stato. Quindi. Il commissario europeo per il
commercio, P. Lamy, smentisce ma i negoziati seguono in segreto.
LE BUGIE DEI MANIPOLATORI Quali
sarebbero le motivazioni da cui pretendono di partire i “riformatori” ?
Vi
è in Italia una grande mortalità
scolastica rispetto all’Europa. Occorre rimediare. Come?
La
sciocchezza che viene in mente è promuovere tutti.
Ma non si può dire. Allora si inventano marchingegni valutativi che, alla fine,
data la struttura esistente (crediti, debiti, fine
della riparazione, esami con i professori che hanno preparato quei percorsi,
….) significano solo promozione.
Eppure
ancora non ci siamo, le discipline respingono di per sé e danno idea di fatica.
Occorre sbarazzarsene (anche per maggior gloria di psicopedagoghi generalmente
ignoranti oltreché pazzi) inventandosi tutto ciò che è extracurricolare, con
il trionfo del dibattito (gite, escursioni, visite,
pause didattiche, occupazioni ritual-curricolari
prive di ogni contenuto culturale, proiezioni, video, dvd, navigazione in
internet, chat, cellulare,…), con l’attualità che la fa da padrona
senza, naturalmente, alcuna possibilità di capire davvero di cosa si parla. Si
preparano i dibattitori televisivi, il nulla emblematico della nostra società
dello spettacolo.
Occorrono
sganciamenti dalle nozioni ed agganci con il mercato,
altrimenti i piccoli si annoiano e si perdono. E si realizza una scuola
che si appiattisce sulla mentalità comune, una scuola in cui è ora impossibile
un serio impegno che potrebbe far nascere interessi. Hanno realizzato ciò che
volevano: scuola di massa = scuola dequalificata.
In tal senso davvero potremmo copiare dagli USA:
Scuola
totalmente opzionale. Ci si diploma con teatro, cinema, musica, ballo,
sport, videogiochi di Maragliano …. L’unica richiesta che farei è che sul
diploma ci sia scritto quali corsi si sono fatti. Le università decideranno poi
quali studenti accettare. A lato PERO’ io penserei ad una scuola assolutamente
selettiva sui contenuti DURI, che dovrebbe essere scelta volontariamente. Il POF
ha una sola frase: QUI CHI NON STUDIA VIENE
BOCCIATO! Io credo che le famiglie farebbero a gara
ad iscrivere i loro figli in questa scuola, soprattutto se fosse a numero
chiuso. Io credo che in questo modo si avrebbero i numeri da portare all’OCSE
e l’eccellenza che si richiede, senza passare per scuole private, in Italia
sempre e comunque dequalificate. La scuola deve riacquistare il suo ruolo di
promozione proprio ridando un grande valore al titolo di studio (e non
togliendogli valore legale – Gelli, Berlusconi, Moratti) che deve garantire
sbocchi professionali o universitari. Nella
dequalificazione di tutti non si fa un buon servizio ai meno abbienti che non
potranno competere con nessuna arma con chi ha altri mezzi per emergere. Per
altri versi si varano corsi professionalizanti, facendo finta di non sapere che
uno studio più è tecnicamente determinato, più è rapidamente obsoleto con
grave danno, di nuovo, proprio per i meno
abbienti. LEGGE BASSANINI Legge
n. 59 15
marzo 1997: AUTONOMIA OGGETTO:
"Delega al Governo per il conferimento di funzioni
e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica
Amministrazione e per la semplificazione amministrativa"
Si dice letteralmente: -
estendere il regime di diritto privato del rapporto di lavoro anche ai dirigenti
generali ed equiparati delle amministrazioni pubbliche; -
compensi di incentivazione o similari; -
razionalizzare gli organi collegiali esistenti anche mediante soppressione; -
criteri di flessibilità; -
sistemi per la valutazione; -
elaborazione di specifici indicatori di efficacia, efficienza ed economicità ed
alla valutazione comparativa dei costi, rendimenti e risultati; -
collegare l'esito dell'attività di valutazione dei costi, dei rendimenti e dei
risultati alla allocazione annuale delle risorse; -
l'autonomia organizzativa è finalizzata alla realizzazione della flessibilità,
della diversificazione, dell'efficienza e dell'efficacia del servizio
scolastico, alla integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle
strutture, all'introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il
contesto territoriale. Essa si esplica liberamente, anche mediante
superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione,
dell'unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego
dei docenti, secondo finalità di ottimizzazione delle risorse umane,
finanziarie, tecnologiche, materiali e temporali; -
obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della
produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi; -
ai capi d'istituto è conferita la qualifica dirigenziale contestualmente
all'acquisto della personalità giuridica e dell'autonomia da parte delle
singole istituzioni scolastiche; -
attribuzione della dirigenza ai capi d'istituto attualmente in servizio,
assegnati ad una istituzione scolastica autonoma, che frequentino un apposito
corso di formazione. ANCORA BASSANINI D.P.R.
233
18 giugno 1998 PERSONALE Art.
40 -
Il numero dei dipendenti del comparto scuola deve risultare alla fine dell'anno
1999 inferiore del 3 per cento rispetto a quello rilevato alla fine dell'anno
1997. Tale numero costituisce il limite massimo del personale in servizio. D.P.R. 275
8 marzo1999
AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE Art.
6 Le
istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano
l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze
del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra
l'altro: a.
la progettazione
formativa e la ricerca valutativa; b.
la formazione e
l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico; c.
l'innovazione
metodologica e disciplinare; d.
la ricerca
didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione e sulla loro integrazione nei processi formativi; e. la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola;f.
gli scambi di
informazioni, esperienze e materiali didattici; g.
l'integrazione fra
le diverse articolazioni del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti
istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la
formazione professionale. Decreto
Interministeriale n. 44
1
febbraio 2001
La gestione finanziaria delle istituzioni scolastiche si esprime in termini di competenza ed è improntata a criteri di efficacia, efficienza ed economicità e si conforma ai principi della trasparenza, annualità, universalità, integrità, unità, veridicità. BERLINGUER DM
765/97; CM
766/97 (
Sperimentazione dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni
scolastiche) D.
L.vo 258/99
(Riordino
del Centro Europeo dell'Educazione e della Biblioteca di Documentazione
Pedagogica) Legge
n. 30 del 10/2/2000
(Legge
- quadro sul riordino dei cicli scolastici) Dlgs
112/98
(Conferimento di funzione e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed
agli Enti Locali) Dlgs
59/98
(Disciplina della qualifica dirigenziale dei Capi di Istituto sulle istituzioni
scolastiche autonome) DPR
233/98
(Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni
scolastiche) Legge
n. 62 del 10/3/2000
(Norme
per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e
all’istruzione) Legge
124/99 (Disposizioni
urgenti in materia di personale didattico Direttiva
307/97
(Comitato per valutare il prodotto educativo) DPR
249
del 24.6.98 (Regolamento recante lo statuto delle studentesse e studenti nella
scuola secondaria) Legge
425/97
(Disposizioni per la riforma degli esami di Stato) DM
24/2/00 (Crediti formativi) Art.68
della Legge 144/99
(Obbligo
di frequenza di attività formative) Sintesi
commissione
(I
contenuti essenziali per la formazione di base)
AUTONOMIA e FLESSIBILITA’
-
Quante
prescrizioni didattiche idiote ha portato l’autonomia? o
Debiti
da saldare o
Pause
didattiche o
Valutazioni
formali intermedie o
Valutazioni
spersonalizzate sempre più frequenti con marchingegni aberranti ed
autoreferenziali
- E’ stato
imposto un modello tecnicistico della didattica da una banda di
psicopedagoghi e docimologi petulanti fino all’ossessione. Discutiamo
solo di metodologie didattiche, del come fare, del come dire, del come valutare.
Ma l’oggetto del contendere sfugge. Dove sono i contenuti? In
realtà si tratta di autonomia aziendalistica dove la cultura è definita
“prodotto culturale”. Non a caso, segue subito la
flessibilità,
parola chiave dell’aziendalismo. Solo
persone profondamente ignoranti o completamente in malafede possono coniugare
questo con la pretesa efficienza ed efficacia. Si realizza nella scuola: -
superamento
dell’unità oraria di lezione - eliminazione
del vincolo del gruppo classe -
diversificazione
nell’impiego degli insegnanti -
razionalizzazione
nell’uso delle risorse (leggi: elemosina)
In
definitiva la riforma di Berlinguer rappresenta il primo esempio di una
trasformazione in assenza di ogni idea di scuola e di educazione. Per questo la
parola magica è autonomia che vuol dire rinuncia dello Stato a portare avanti
il suo compito educativo e cessione dell’intera impresa all’azienda.
E
chi si oppone chi è? Un conservatore, uno legato al passato. E non vi sono
ragioni con gli ottusi esecutori della sciocca credenza del riformare comunque,
non importa cosa e come. Il fine è tutto interno al neoliberismo: è impossibile pensare attività o istituzioni sociali che siano indipendenti dall’economia e dall’azienda. Via ogni costo improduttivo! Ma come si poteva imporre questo ad una società matura? Solo la “sinistra” (riformista, modernizzatrice ma ideologizzata, nichilista, radicata abbastanza nella scuola e nel mondo accademico, imbrogliona, disinvolta e spregiudicata) poteva farlo con la fattiva cooperazione sindacale (gioco storico). Ed ora, aperta la breccia, viene giù la valanga. Il neoliberismo sta realizzando la sua scuola: sparisce la trasmissione di una cultura disinteressata, basata su valori stabili ed organizzata sistematicamente e razionalmente; sparisce il suo carattere pubblico, unitario e nazionale; acquisisce la trasmissione di abilità prive di fini educativi, transitorie, di moda, frutto della mente contorta dei Dipartimenti di Scienza dell’Educazione. Credo che occorra chiedere conto di ciò e di come intendono proseguire, prima di rivotarli.
MPI e MIUR E, nel 1999, Bassanini fa il grande passo. Nel silenzio di noi, popolo bue, cambia la filosofia del Ministero della Pubblica Istruzione (MPI), facendolo diventare Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR). La scusa è la razionalizzazione dei ministeri e del loro numero. Sta di fatto che perdiamo l'aggettivo pubblica alla scuola. E questo lo facciamo con i cosiddetti progressisti. Per maggior peso, lor signori hanno fatto scandalo dall'insediamento Moratti al MIUR. Facevano sembrar quasi che la virago avesse fatto il golpe. Non sapevano che tal lanzichenecca non sarebbe mai stata capace di un pensiero così profondo che, per la verità, è tutto del centrosinistra. Insomma fregati, sempre e comunque con la strada sempre più aperta alla completa privatizzazione della stessa scuola pubblica.
QUALI ELEMENTI FONDAMENTALI SONO STATI ELIMINATI DALLA SCUOLA -
Imparare
brevi brani e poesie a memoria -
Educare
alla scrittura (ordine fisico e mentale) -
Fare
riassunti -
Analisi
logica e grammaticale -
Lingua
italiana (saper leggere e ricchezza di vocabolario) -
Latino
(non perché ne sia innamorato. Da sostituire ad esempio con tedesco) -
Sintassi Cosa
si è reso inoffensivo: - lo studio della geometria-
lo
studio dell’algebra perché
da sole e insegnate da una sola persona non solo non hanno più peso ma sono
patetiche. Conseguenza
primaria: -
sempre
maggiore difficoltà a raggiungere la fase astratta del pensiero VALUTAZIONE Cominciamo
male! -
abolizione
degli esami di riparazione (conferma dell’idea geniale di D’Onofrio) -
esami
di Stato con metà commissione interna (ora è tutta interna) - percorsi! -
terza
prova affidata alla commissione d’esame -
debiti
e crediti -
“concorsone”
per gli insegnanti. Mostro, se non altro perché: o
valuta
con quiz o
si
estende a priori solo ad un 20% di personale o
prevede
un premio una tantum o
parte
da una situazione miserabile dei salari Valutazione
oggettiva. -
possibile
solo con saperi banalizzati e sempre più di tipo si/no -
autonomia
che chiude con la libertà di insegnamento imponendo una specifica prassi
didattica -
si
deve valutare tutto perché tutto sarebbe misurabile (neopositivismo) -
con
questo cavallo di Troia si destruttura la scuola italiana che non si presta a
questa valutazione -
come
può essere oggettiva una valutazione che parte dai presupposti fissati da delle
persone a tavolino? Cosa si valuta? Chi lo decide? Cosa sanno i tecnici pazzi
della valutazione delle discipline di studio? -
Il
fatto è che la disciplina tende a sparire. Non serve più. I contenuti scolastici dovrebbero promuovere la formazione intellettuale e morale, l’autonomia di giudizio e lo spirito critico della persona. Si tratta di elementi qualitativi che in nessun caso possono essere ridotti a quantitativi. Come dire: tre metri di amore. E’ quindi evidente che chi propone valutazioni oggettive ha in mente l’apprendimento di abilità meccaniche, culturalmente indipendenti, e assolutamente poco significative dal punto di vista culturale. Inoltre come è possibile questa operazione di appiattimento culturale sugli insegnanti? E sulle discipline? Come è possibile pensare che tutti gli insegnanti debbano e possano assoggettarsi allo stesso metro di giudizio (quello bravo, quello meno, il neofita, quello di grande esperienza)? Come è possibile pensare che tutte le discipline si prestino allo stesso modo (a meno che, appunto, non divengano altro). Solo con l’insegnamento appiattito verso il basso, operazioni del genere hanno un senso. Ed è il fine a cui si tende, senza dubbio.
LE NUOVE TECNOLOGIE Qui davvero siamo alle fissazioni di qualche sciocco che non ha idea di ciò che pure sostiene. Purtroppo psicopedagogie e nuove tecnologie hanno moltiplicato cattedre discutendo del come fare che cosa. Non risulta che Giovanni Gentile avesse emozioni similari per la macchina da scrivere che Underwood mise sul mercato nel 1898. Eppure ha fatto una Riforma di peso non discutibile. Ma qui arriviamo addirittura all’adorazione di uno strumento, di un mezzo … E BASTA. Leggo Maragliano (lor signori mi scuseranno): “Il
videogioco è la più grande rivoluzione epistemologica di questo secolo. Ti dà
una scioltezza, una densità, una percezione delle situazioni e delle operazioni
che puoi fare al loro interno che permette di esaltare dimensioni
dell’intelligenza e dello stare al mondo finora sacrificate alla cultura
astratta”. ….. (all’intervistatore che obietta, Maragliano risponde stizzito) "Lei preferisce che un pilota d’aereo abbia fatto videogiochi o che abbia letto la Divina Commedia?”Qui, uno degli ispiratori di Berlinguer, parla di “rivoluzione epistemologica” ma non dice perché il videogioco debba essere uno strumento della didattica. Sembra di capirlo dalla frase che segue. Cioè: addestramento. Quindi si alle tecnologie come scimmiotte utenti ma no alla comprensione della programmazione, dell’algebra binaria, dei chip, dei semiconduttori, ecc… E’ il solito approccio umanistico alla scienza che si riduce sempre e solo nell’appariscente, nel clamoroso. Ma cosa insegna l’informatica in sé? Quali organizzatori concettuali muove? Maragliano e nessun sodale lo spiega. Io credo che la sua sia una grande bufala: l’uomo che si innamora del suo computer! Senza sapere di che pasta è fatto. Eppure la Commissione dei quaranta saggi (Sintesi Maragliano - fatta insieme a Clotilde Pontecorvo, Giovanni Reale, Luisa Ribolzi, Silvano Tagliagambe e Mario Vegetti - del 13 maggio 1997) ha scritto: “Le
nuove tecnologie dell'informazione hanno in questo senso un valore
paradigmatico, dal momento che coniugano in modo visibile la componente
materiale costituita dall'hardware, fondamentale per svolgere le funzioni che
loro competono, con la componente simbolica del software, che determina le
operazioni che vengono effettuate e dà loro senso.”
E
nessuno dice che in realtà non si studierà nulla dell’hardware né tanto
meno del software. Semplicemente si diventerà manipolatori-ignoranti.
La
Sintesi prosegue portandoci all’attuale distruzione della Scuola: “Per quanto riguarda la storia recente, va tenuto presente che il Novecento non si caratterizza solo per un insieme notevolmente complesso di avvenimenti ma anche per l'affermarsi di ottiche, teorie, linguaggi assai diversi da quelli tradizionalmente adottati dalla scuola .... Gli attuali strumenti di studio vanno dunque adeguatamente integrati, ad esempio, con l'impiego di repertori di dati, immagini, ricostruzioni visuali.”
(Insomma cronaca e non storia, immagini per non fare
fatica. Inoltre, ad esempio, quando si studierà la shoà, chi conoscerà la
storia degli ebrei? la storia antica, delle radici, è infatti tagliata
drasticamente! E senza questo riferimento ogni disciplina umanistica e
scientifica non ha più basi! n.d.r.). ” 2.5 Maggiore attenzione, nell'ambito della didattica, dovrebbe essere data alla utilizzazione di una pluralità di strumenti educativi, quali:testi di buona divulgazione, per tutti gli ambiti disciplinari, scritti con abilità narrativa e capaci di attrarre l'interesse degli allievi; .... pratiche di gioco, e non solo a livello elementare. Il vero gioco e' vivace, lieve, ma anche appassionato, e quindi serio. L'esigenza di alleggerire il carico culturale e materiale della nostra scuola va inteso anche in questo senso: vale a dire come invito a proporre, tutte le volte che ciò sia possibile, contesti didattici all'interno dei quali apprendere sia esperienza piacevole e gratificante; impiego delle macchine della conoscenza e dell'elaborazione di informazioni e problemi. In particolare, gli strumenti multimediali sono estremamente motivanti per bambini e ragazzi, perché non hanno affatto odore di scuola, danno loro il senso di disporre di risorse per il saper fare e consentono di non disperdere, ma valorizzare, in un quadro intellettuale più strutturato, forme di intelligenza intuitiva, empirica, immaginativa, assai diffuse tra i giovani. 2.6 Bisogna intervenire sull'editoria scolastica, sollecitandola a (e fornendole le condizioni per) maturare nuove scelte produttive, a favore di testi essenziali (per gli studenti) e più ampi e documentati (per i docenti). ......... si
intende puntare seriamente sulla riqualificazione permanente dei docenti; Dibattiti e discussioni, rigorosamente preparati, sono strumenti cruciali, anche all'interno del gruppo classe, per la creazione di quel "mettere in questione" e di quella autonomia intellettuale (SIC!!!) che idealmente formano le basi di una moderna società civile.” E
quale sarebbe questa società civile? Lo dice, lo dice; non è reticente: “1.6
Far sì che la scuola metabolizzi progressivamente una nuova cultura del lavoro
significa investire su due fronti: l'orientamento e la proposta formativa. Per
il primo fronte, si tratta di introdurre nella didattica alcuni contenuti
innovativi propri di questo nuovo approccio: il superamento
della "cultura del posto" a vantaggio
di una nuova visione delle opportunità e delle professioni; la cultura
della flessibilità attraverso la conoscenza
delle nuove forme di organizzazione dei processi lavorativi; le nuove forme del lavoro,
da quello autonomo a quello artigianale, a quello atipico;
la preparazione all'autoimprenditorialità. Per il secondo, considerata la
maggiore velocità di trasformazione dei processi strutturali rispetto a quelli
culturali, il problema più urgente è di por mano all'impianto metodologico
della scuola: è in gioco non solo una questione di contenuti, ma anche e
soprattutto una questione di metodo di studio e di impegno umano. Si tratta
allora di utilizzare e valorizzare le forme
dell'apprendere proprie del mondo esterno alla scuola, sviluppando il senso di
responsabilità e di autonomia che richiede il lavoro,
le capacità etiche ed intellettuali di collaborazione con gli altri, la
pianificazione per la soluzione di problemi concreti e la realizzazione di
progetti significativi (competenze di tipo trasversale da promuovere nella
scuola e nell'educazione permanente). In questo quadro andrà particolarmente
valorizzato il rapporto costruttivo fra scuola,
comunità locali, mondo produttivo.” Insomma, alla fine, siamo arrivati dove eravamo partiti: scuola funzionale all’impresa, come ha proseguito gagliardamente la virago Moratti, ancora sostenuta bipartizan da Bertagna e Maragliano, i pedagoghi pazzi, uniti nella lotta contro la scuola pubblica (a proposito si può vedere il progetto del Buonsenso, n.d.r.). Chi pensa a salti di qualità nella scuola mediante ipertesti, navigazione in internet, dvd e ciò che si vuole è solo deconcettualizzazione dell’insegnamento, espellendo dalla scuola i concetti astratti. L’immagine si deve sempre e comunque sostituire al pensiero ed alla fatica di coordinare concetti secondo logiche ferree. E’ proprio l’iter mentale che si segue con la geometria, con la logica dell’analisi, della grammatica, della lingua, dell’algebra. La soluzione di un problema di matematica, ad esempio, mette in moto moltissime abilità. Occorre leggere il complesso del problema. Capire di cosa si tratta e ricordare le parti teoriche da utilizzare. Occorre poi spezzare il problema in tanti piccoli sottoproblemi. Per ognuno si mettono in campo soluzioni particolari. Si cerca di capire la via migliore con la matematica più adatta. Si usano soluzioni di un sottoproblema per altri sottoproblemi. Alla fine si ricompone il problema nel suo complesso. Capacità logiche, analitiche, sintetiche e critiche, questo si muove! Ma anche la parte teorica della geometria è una educazione ferrea alle capacità logiche. Un teorema è un piccolo capolavoro di ipotesi, di percorso logico da seguire (quello e non un altro) per arrivare alla tesi. Faticosa ed arida la geometria per coloro che credono che serva per i suoi contenuti. L’algebra poi è un altro potente strumento che aiuta a sviluppare capacità astrattive. Il formalizzare, l’imparare a chiamare un qualcosa con delle lettere, il mettere insieme delle lettere per descrivere delle aree, dei volumi, il risolvere con esse dei problemi generali che poi si ritrovano in casi particolari nella fisica e nella chimica, è qualcosa d’insostituibile per la crescita intellettuale dei cittadini. Maragliano forse pensa che è meglio un film sull’accoppiamento delle balene. E la geometria, come tutta la matematica, per sfuggire alle formalizzazioni, viene annegata in sue pretese applicazioni in soluzioni di problemi pratici: “ La ricerca sulla matematica non scolastica indica la necessità di insegnare agli studenti ad usare idee e tecniche di tipo matematico nella soluzione di problemi diversi (sia di scienze fisico-naturali sia di scienze sociali). Sembra essenziale, a questo riguardo, che bambini e ragazzi non perdano il piacere del matematizzare, non siano demotivati da eccessi di formalismo e siano aiutati dagli insegnanti e dagli stessi compagni a pensare a percorsi alternativi di soluzione e ad utilizzare in positivo le dinamiche degli eventuali errori.”
Siamo
alla distruzione, più che cosciente assolutamente incosciente, affidata ad
apprendisti stregoni meglio definibili come ignoranti tout-court.
Ma
questo offre la nostra società, la stessa che ha scelto Berlusconi.
La
fisica, poi, fa un
poco di paura ad un pedagogo. Parla di simulazioni al computer, riuscendo con un
colpo di penna, a vanificare gli sforzi di chi, per anni, ha tentato di fare la
prima rivoluzione scolastica, quella galileiana. Simulare un esperimento, al
livello scolare di cui si discute, è fuorviante se non si conosce bene cosa è
un trasduttore (un certo evento che diventa segnali elettromagnetici che poi
traduciamo in dati di spazi e tempi) e se non si è ancora in grado di cogliere
l’onestà dello strumento. Insomma: il fenomeno è prodotto dallo
strumento o è simulato da esso? Riguardo poi al pedagogo che parla di scienza
con “contrasti con altre forme del pensiero”, lasciamo perdere.
Sulla
fisica ed il suo
insegnamento vi è ancora da dire.
Se
ci si basa su immagini e descrizioni sommarie, se viene meno la formalizzazione,
se si punta su linguaggi “immaginativi ed intuitivi”, se ci si riferisce a
rappresentazioni mentali efficaci, non si fa fisica ma “la fisica del
pedagogo”. Infatti il pedagogo punta esplicitamente a divulgazioni (alte, per
la verità). Ma la divulgazione non ha senso se non sostenuta da un possente
apparato teorico. Che facciamo divulghiamo tutto l’universo ? Oppure
insegniamo un metodo rigoroso e poi divulghiamo una cosa sola, come
esemplificazione ? Ma poi, con le rappresentazioni mentali, come ci
rappresentiamo la dualità onda-corpuscolo e la contrazione delle lunghezze ? Ma
di cosa parlano questi personaggi ? Non sanno neppure, loro che parlano di
scoperte epistemologiche, che la scienza è cresciuta proprio quando è riuscita
ad uscire dalle banali descrizioni e classificazioni per passare alle astratte
formalizzazioni non rapportabili a modelli meccanici comprensibili.
Ma poi, si può fare epistemologia con chi conosce solo
“rappresentazioni mentali” ? Ma sanno, oltre all’intercalare colto, cos’è
epistemologia. E’ lecito metterlo in dubbio.
PEDAGOGHI PAZZI
L’idealismo,
in questo assolutamente preveggente, l’aveva messa tra le ancelle della
cultura. Oggi è assurta a protagonista accademica che, per la verità, fa
paura. Si è estesa a ragnatela ed ha generato: psicologia dell’educazione, psicologia dell’età evolutiva, sociologia dell’educazione, antropologia dell’educazione, semiotica dell’educazione, didattica generale, educazione degli adulti, educazione permanente, scienza della valutazione, didattiche varie, didattiche
della didattica, .... Questa proliferazione e sottospecializzazione (sottocultura ? n.d.r.) ha avuto chiare ricadute accademiche in titolarità di cattedre e posti universitari. Non è da stupire. Se un gruppo sociale ti permette di giustificare risparmi e/o aggressioni come sia, merita di essere premiato.
Cosa
fa la pedagogia ? -
teorizzazione
cavillosa degli enunciati più banali (tipico dei parvenu) -
elevazione a scienza ed alla
formalizzazione di istanze
ideologiche motivi
di moda comportamenti
non definiti Fabrizio
Canfora già dal 1977 (Quale scuola ?) aveva denunciato l’insipienza di
queste pretese pedagogie progressiste: - interdisciplina-
antinozionismo -
convergenza
sul presente -
no
alla selezione risultando, invece: distruttive antiegualitarie responsabili
della legislazione del non dispiacere. Con questi apprendisti stregoni, la scuola passa gran parte del suo tempo a discutere se stessa e la sua modificazione e, a forza di percepire l’oggetto dal punto di vista della sua riforma (in sé), ci dimentichiamo dell’oggetto per sé. In particolare i contenuti non esistono più, ingombrano e basta. Inoltre va denunciato il populismo tipicamente cattolico, alla Bertagna (incapacità di leggere Don Milani; crassa e presuntuosa ignoranza), che ricopre di disprezzo i saperi astratti e complicati dei borghesi, per vantare i saperi concreti e semplici delle classi popolari. Come dire: tu popolaccio, occupati solo della produzione! Quello è il tuo destino! Ma se i nostri marxisti immaginari, almeno loro!, avessero letto Gramsci, nella sua pedagogia della fatica dei Quaderni dal carcere (Vol. III)! E. D. Hirsch (The Schools We Need, 1996) ha messo in luce le gravissime responsabilità delle teorie pedagogiche “progressiste” nel generale collasso dell’istruzione, nella perdita di quei saperi culturali di base il cui possesso è sola garanzia di una autentica uguaglianza tra cittadini. L’osservatore esterno resta davvero sorpreso dal fatto che questa pedagogia si pone ormai come l’unica scienza umana che evita di sottoporsi a critica ed assurge a disciplina guida nella trasmissione e comunicazione del sapere e della cultura. Insistono su computer e su reti telematiche perché i loro orizzonti si fermano fin dove il mercato fa capire loro (non hanno autonomia di giudizio). Questa loro full-immersion si dovrà scontrare con la rapida obsolescenza di questi sistemi e MEZZI. Ma costoro ci ossessionano giornalmente con cose orecchiate e mai capite: interattività, multimedialità, comunicazione pluridirezionale, costruzione di percorsi individuali, ... Infatti, se avessero capito qualcosa, dovrebbero chiedersi quantomeno qual è l’oggetto della comunicazione. Di esso, dei contenuti, non si parla MAI. Se qualcuno si prende la briga di leggere i POF (che vergogna!) di tutte le scuole che sono in rete, si rende conto del vuoto sotteso. Parole mutuate dai dibattiti TV, unico modello vincente. Più il POF è ricco, più è vuota quella scuola. Una pletora di concatenazioni che arrivano all’interdisciplinarietà tra biologia e fisica, attraverso la caduta di gatti e non di sassi (senza peraltro immaginare le complicazioni dei momenti angolari ....). Che passano attraverso “La morte di Dio” di Nietzsche intesa come la passione di Cristo. Chi li interrompe, poi, gli eroici fanciulli, in sede d’esame ? Non sta bene, poi si rompono, si imbarazzano, ... Rimedieremo ... già sono pronti corsi di recupero per gli studenti e corsi di aggiornamento per insegnanti ... la scuola è insufficiente di per sé, è noto a tutti! Meno i dirigenti, lor signori sono fuori dalle tristi vicende delle valutazioni ...
ED ORA PASSIAMO AI DOCUMENTI:
- La società 20:80 (si parla anche di San Francisco 1995) - Rapporto Unesco 1996 (Commissione Delors) - La scuola ai tempi dell'economia globale - Stati Uniti: l'impresa privata all'assalto della scuola pubblica - Educazione e globalizzazione neoliberale - Cosa c'entra la scuola con la globalizzazione ? - La California boccia il voto sulla scuola - La scuola americana al bivio - La scuola negli accordi internazionali - La scuola, grande affare del XXI secolo - Globalizzazione dei mercati. Disoccupazione strutturale - La scuola ai tempi dell'economia globale - Libro bianco UE 1996 (Cresson) - L'Europa, la scuola e il profitto - All'ombra della tavola rotonda degli industriali - Privata e di classe: l'affare scuola in Europa - Il rifiuto della Seine-Saint-Denis - Decentralizzare la scuola per meglio privatizzare - Uguaglianza leva dell'emancipazione - Una scuola consumata dalla TV - La riforma Berlinguer che piace agli imprenditori europei - Tre elle 1 (progetto scuola confindustria e amici vari) - Tre elle 2 (progetto scuola confindustria e amici vari) - Tre elle 3 (progetto scuola confindustria e amici vari) - Speciale scuola di Confindustria - Il parere di Confindustria sul Riordino dei cicli - Il vantaggio competitivo della formazione (Callieri, di Confindustria) - Per una scuola di qualità (documento di sette confindustrie europee). Documento di Londra. - Verso la scuola del 2000. Cooperare e competere: proposte di Confindustria. - Progetto "Buonsenso per la scuola" -
La ricerca e l'innovazione in Italia (Documento di Confindustria)
-
D'Amato scrive a Bertagna per complimentarsi -
Marcegaglia vuole la scuola per l'impresa -
L'innovazione distruttiva di M.
Bontempelli - Il
Riformista di D'Alema dice che Moratti è un buon ministro - Enzo
Modugno scrive due saggi sulla scuola |
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