Adelina, le Quax e
la fine dell'umanità
 



Yo vengo de donde usted no ha ido
yo he visto las cosas que no ha visto
en mi Patria al turista
se le agrada la vista
con las cosas bonitas

Alí Primera, Yo vengo de donde usted no ha ido






La disumanizzazione dell'Italia e la grande derattizzazione planetaria.

Da Sofia Loren ad Alberto Sordi, schivando con cura le bombe.   



Miguel Martínez   

12 dicembre 2001   




"Adelina" in realtà si chiamava Concetta Muccardi, ma tutti la conosciamo sotto il nome con cui Sofia Loren la impersonò nel film di De Sica, Ieri, oggi e domani, nel 1963.

Adelina è morta il 21 novembre scorso. Contrabbandiera di sigarette alla Forcella di Napoli, era costretta a restare perennemente incinta per non finire in carcere. Così aveva dato alla luce, uno dopo l'altro, diciannove figli, dei quali soltanto cinque vivono ancora.

Negli anni Sessanta, l'operaia di Padova o il giornalista di Ancona non avevano bisogno di fare come lei per sopravvivere, eppure al cinema si commuovevano a guardare la sua storia. Sentivano che quella donna apparteneva alla loro stessa umanità e si chiedevano, "cosa avrei fatto io al posto suo?"

Ladri di biciclette, i soliti ignoti che saccheggiavano l'appartamento sbagliato oppure Totò truffatore - all'epoca milioni di italiani vedevano in questi poveri cristi i propri fratelli. Fratelli che restavano tale anche quando andavano condannati.

Oggi come allora, la scala sociale ha sempre un ultimo gradino, affollato da un'umanità disperata, che tende facilmente a cadere nell'abisso.

Solo che le persone su quel gradino non sono più dei nostri. Certo, molti disperati sono in realtà autoctoni: pensiamo ai quartieri di Napoli in cui la stessa polizia può entrare solo se scortata dall'esercito. Ma in generale, gli italiani oggi percepiscono se stessi come un'unica e operosa classe media, soprattutto al centro-nord. Tornitori, concessionari della Telecom, ardueristi e softueristi, aspiranti missitalia, assicuratori e assicurati. I problemi ci sono per tutti, ma non si può dire che gli italiani, come blocco, vivano nella miseria nera.

Nulla di male in questa percezione di sé: gli italiani sono arrivati ad avere la macchina, la villetta a schiera e i cassonetti per la raccolta differenziata attraverso sofferenze e fatiche immense. E va da sé che è meglio vivere a Saronno oggi che a Forcella quarant'anni fa.

Solo che fuori da questo mondo ne esiste un altro, in cui però Adelina non è più una povera crista. Per il semplice fatto che è una muslima.

Da Adelina a Bajramsha

Adelina, cristiana senza Dio, porta un nome simpatico, ricorda la nostra zia Adele. Adelina si è sposata con lo stesso rito con cui si è sposata la nostra cugina Flavia due mesi fa. La casa di Adelina somiglia alla nostra, magari divisa per dieci e tolte acqua e luce. Adelina cammina con i capelli scoperti e si siede su una sedia e non per terra sui cuscini. E poi, Adelina è Sofia Loren

Bajramsha, la muslima, invece parte male già come nome. Non sappiamo nulla di lei. Stentiamo ad immaginare che possa avere una zia, e se ce l'ha certamente non si chiamerà Adele.

Quando torna a casa dal lavoro, una signora di Roma che conosco scende sempre a una delle ultime fermate della metropolitana; ma i misteriosi personaggi dalla pelle scura che si vede attorno restano sulla vettura. La signora ha solo ipotesi molto vaghe su dove vadano: si immagina che scenderanno all'ultima fermata in assoluto, per poi allontanarsi ancora oltre, lasciandoci nel dubbio assoluto su dove dormano o cosa significhi per loro la parola casa.

palestinesi

"... lasciandoci nel dubbio assoluto su dove dormano..."

A tutto quello che non sappiamo dei loro mondi, suppliamo con un intreccio di leggende e di fatti osservati quasi per caso e poi estesi a interi blocchi dell'umanità. Se qualcuno ci venisse a raccontare che i napoletani rubano i bambini, sapremmo come regolarci, perché tutti conosciamo i napoletani. Magari è successo una volta vent'anni fa che qualche mariuolo abbia rapito un bambino, però siamo pronti a mettere la mano sul fuoco che come generalizzazione sia una balla. Ma se lo sentiamo dire a proposito degli zingari? Se non ne conosciamo nemmeno uno, non abbiamo strumenti per capire se l'affermazione è vera o è falsa. Nel dubbio, possiamo solo dire ai nostri figli di starne alla larga.

Alcuni italiani stabiliscono ottimi rapporti con persone provenienti dall'estero e scoprono l'acqua calda, cioè che si tratta di esseri, nel bene o nel male, umani. Centinaia di migliaia di italiani sono anche coinvolti, in qualche modo, in attività di volontariato, che offrono qualche forma di sostegno agli stranieri in Italia.

Ma quando la grande massa degli italiani guarda ai "ceti subalterni," non vi vede più una forma povera di se stessi, ma qualcosa di assolutamente alieno e sconosciuto. Sia chiaro che quando parlerò in questo articolo di "ceto medio", mi riferisco non certamente a tutte le persone che appartengono a una determinata categoria sociale, ma a quella sostanziale maggioranza degli italiani che prova questo tipo di sentimenti.

Perdonatemi se cito sempre i Rom - fanno comodo perché sono il caso estremo di "extracomunitari" irriducibili (in realtà, su 120.000 "zingari" in Italia, 70.000 sono cittadini italiani da generazioni, ma noi li percepiamo come gli stranieri assoluti). Bene, durante l'estate, al Campo del Poderaccio a Firenze, i Rom che i nostri alleati hanno cacciato dal Kosovo celebrano i loro matrimoni. Le ragazze danzano nei loro abiti in stile turco-kitsch e spettegolano sugli ultimi innamoramenti, veri o presunti, tra tralicci, pozzanghere e grossi topi. Non so se si dovrebbe andare in massa a queste feste, o se una simile intrusione farebbe particolarmente piacere ai diretti interessati. Ma rimane un fatto davvero sorprendente: che il fiorentino medio non sa nemmeno dell'esistenza di questi eventi indubbiamente esotici che si svolgono regolarmente all'aperto e nella sua stessa città.

In compenso, però, il fiorentino medio avrà certamente assistito a decine di matrimoni statunitensi. Perché non occorre viaggiare per sentire vicini gli americani: basta accendere la televisione. Conosciamo intimamente il ceto medio di un paese geograficamente lontano da noi, mentre i "ceti subalterni" della nostra stessa società ci sembrano marziani.

Un fascioamericano a Roma

L'identificazione con gli USA data addirittura dall'epoca fascista. Alberto Sordi, spiegando l'entusiasmo con cui aveva aderito alla manifestazione pro guerra di Berlusconi, racconta del primo soldato statunitense che vide entrare a Roma nel 1944:

"Sarà stato un poveraccio qualsiasi, ma per noi ragazzi romani era come vedere Gary Cooper o John Wayne in carne e ossa. Capisce, eravamo cresciuti con i loro film. Ci avevano regalato tanti di quei sogni. E adesso eccoli qua in mezzo a noi, scherzare con noi, dividere con noi le sigarette. Ci sentivamo tutti americani, chewingum e Cocacola".(1) 

Ovviamente, per il giovane Sordi, i soldati neri nei loro reparti razzialmente segregati al seguito del suo Gary Cooper erano perfettamente invisibili, non essendo ancora stati rappresentati da Hollywood.

Il risultato è che il ceto medio strilla come un'aquila quando subisce un torto da uno straniero povero, ma non nota nemmeno i calci che riceve in faccia dagli Stati Uniti. Vi immaginate se un gruppo di immigrati albanesi avesse fatto una strage di italiani come quella del Cermis?

Amore cieco quindi per gli extracomunitari americani; e contemporaneamente, una sensazione verso gli altri extracomunitari che mescola risentimento e vero e proprio odio, in base al sano vecchio principio che richiede di strisciare con i superbi ed essere arroganti con gli umili.

L'odio non è un bel sentimento, soprattutto quando a provarlo sono i benestanti nei confronti dei disgraziati. Eppure cova sotto le ceneri, spesso motivato da problemi autentici - i ladri di biciclette o peggio ci sono sempre, anche se i loro nomi si sono fatti più difficili da pronunciare. Per esplodere, l'odio ha però bisogno di una scusa che permetta di gettare tutta la colpa addosso allo "extracomunitario".

L'11 settembre è stato il pretesto perfetto. Sul fatto che l'11 settembre segni una guerra tra "Occidente" e "Islam" ci sarebbe molto da ridire. Fatto sta però che tanti lo hanno vissuto così e hanno chiesto perentoriamente agli altri, "da quale parte scegli di stare?"

Ora, la scelta non esiste. Pochissime persone in Italia hanno una conoscenza anche minima del mondo islamico. La quasi totalità ha invece una conoscenza quasi intima del ceto medio americano, almeno come immaginato al cinema. Che senso ha chiederci di scegliere tra le scuole Deobandi e "Scuola di Polizia Due"?

Un gran numero di italiani, forse la maggioranza, ha seguito un percorso più o meno di questo tipo:

  • L'islam comanda di uccidere i non musulmani e di conquistare il mondo.

  • Quasi tutti gli immigrati in Italia - che tra poco saranno anche la maggioranza degli abitanti del nostro paese - sono musulmani.
  • Quindi gli "extracomunitari" sognano il nostro sterminio. Lo dimostra il fatto che "tutti rubano" - si tratta delle prove generali del jihad.
  • Abbiamo perciò il pieno diritto morale di odiare, in misura maggiore o minore, e comunque di stroncare tutto ciò che è "extracomunitario" - individui, paesi, culture - e il dovere di amare i nostri fratelli del ceto medio statunitense.

Ogni anello di questa catena è bacato - ad esempio appena un terzo degli immigrati in Italia proviene da paesi islamici (e magari sono cristiani egiziani o agnostici albanesi). Il guaio però è che al ceto medio conviene credere a questa sequenza, e quindi ci crede. È fantasticamente liberatorio poter odiare i poveri oltre a temerli e sfruttarli.

Quando i mondi non esistono

Scrivendo sul Newsgroup it.eventi.11settembre, un certo "Akira" ha attaccato il mio sito in un bel testo che rivela lo stato d'animo del Ceto Medio, per il quale il "mondo" è unicamente quello che suo:

"Vedo che la mattina vado a lavorare, e altre persone sono tutte in attivita' insieme a me alla stessa ora. Lo fanno per fare qualcosa che gli dia dei soldi.
Poi finito di lavorare la sera esco, e vedo la gente per le strade che va in giro, magari con i bimbi, per negozi, compra i regali di natale o torna a casa.
[] il massimo di scientology che vedo sono dei tipetti che ti spiegano come e' cambiata la loro vita e fanno quasi ridere. Poi vedo che c'e' piu' miseria di prima , perche' c'e' la crisi, e buona parte viene da Bin Laden che ha ammazzato tot mila persone in america che lavoravano in un palazzo come quello dove lavoro io o come quello dove lavorano tutti.
[] Vedo gli sconti di quelli che poveracci vogliono lavorare ancora a costo di regalarti una crociera. Anche loro vivono finche' gli dura il fido in banca per ora. Domani chi lo sa. Questo vedo. Questa e' la realta'.
Poi vado sul tuo sito, e sembra di essere su un libro di Tolkien. Creature incredibili, complotto pazzeschi per far finire la liberta' di stampa in italia querelando il tuo sito, i fascisti che lottano insieme al cardinale biffi per fare il colpo di stato , gli americani che vogliono bruciare gli italiani sulla sedia elettrica, e gli islamici che poverini sono buoni buoni e sono solo vittime innocenti di questa cosa. []
Io vivo nella realta' e vedo le persone che lavorano che si alzano la mattina che tornano la sera e che hanno paura di Bin Laden e dei suoi terroristi, e vedo le persone che dicono "speriamo che finisca presto la crisi" perche' devono pagare il mutuo e il negozio va male, e vedo i bambini che disegnano gli aerei che si schiantano sulle torri e....tutto quanto chiunque puo' vedere fuori da un monitor.
Tu sei come Don Chisciotte. Vedi i mostri nei mulini a vento. Solo che i mulini a vento sono dentro il tuo monitor. Io invece sono qui per quel che vedo per le strade, per la paura che vedo davvero nella gente vera, per la crisi economica che porta via davvero i soldi dalle tasche vere delle persone vere. Non ho mai visto [] gente sulla sedia elettrica non ho mai visto americani venire qui e fare da padroni, gli unici che vedevo facevano i turisti e si comprano delle patacche a prezzo da polli, non ho mai visto complotti contro l'islam con i miei occhi.
Con i miei occhi, con i miei occhi, con i miei occhi, niente di tutto quello che c'e' sul tuo sito io l'ho mai visto. [] Noi persone reali invece dobbiamo combattere con la paura dei nostri bimbi, con le agenzie viaggi che chiudono, con i licenziamenti che arrivano, con la polizia che ci ferma in autostrada perche' c'e' il pericolo terrorista, con i pacchi dei fornitori che arrivano tardi perche' ci sono i controllo dappertutto e i clienti che si incazzano.
Io mi interesso di quel che mi succede intorno, ma mi interesso di quel che succede nella realta' , non dei tuoi mulini a vento che vogliono tanto male ai muslim poverini..... 
Per me tu sei allucinato da legare, vedi complotti dappertutto e trame dappertutto, tranne dove sono veramente."

Quello che è straordinario nella visione di Akira è la divisione tra "realtà", cioè la vita del piccolo borghese presumibilmente del centro-nord Italia, e la non esistenza della parte restante del mondo. Per lui, tutti lavorano in palazzi come le Torri Gemelle; tutti fanno compere di Natale. L'unica traccia dell'esistenza di un altro mondo passa attraverso i problemi degli agenti di viaggi, cioè persone che per mestiere ci fanno godere e consumare altri mondi, dove le forme subalterne di umanità ballano la samba per noi.

Come in un film dell'orrore, una "associazione terroristica" di un miliardo e passa di musulmani emerge dal nulla, ed è facile capire come la prima esigenza sia quella di farli ritornare nel nulla da cui sono usciti, con ogni mezzo: tanto si tratta di esseri irreali, che non hanno un "mutuo da pagare". Comprendiamo meglio l'odio con cui Mario Borghezio, in un comizio del 9 dicembre scorso, inveiva contro i musulmani in generale:

"Marmaglia di bastardi, banda di cornuti, se non provvede la nuova legge ci penseremo noi a prendervi per la barba e a buttarvi fuori a calci in culo"(2) 

I problemi più drammatici che Akira riesca ad immaginarsi sono le perdite di tempo lungo l'autostrada. Sarebbe facile fare il confronto con paesi come la Palestina dove occorre alzarsi molte ore prima dell'alba nella speranza di poter lavorare senza che ti sparino al posto di blocco. Ma Akira non conosce nemmeno l'Italia. La sua "realtà" non comprende persone come Ferid, nato a Gorazde in Bosnia; i genitori sono morti bruciati vivi in un incendio (prima che la città venisse annientata in guerra). Da bambino è scappato a Roma, dove vive in un campo di oltre mille persone. È sopravvissuto vendendo fazzoletti ai semafori, ha fatto un po' di carcere per piccole truffe in cui lo avevano coinvolto gli amici e sta imparando adesso, a ventisei anni e con ammirevole determinazione, a leggere e scrivere in almeno una delle cinque lingue che parla. Il cugino di Ferid, un bravo ragazzo ma mentalmente ritardato, alcuni giorni fa ha puntato per scherzo una pistola giocattolo alla testa di un altro giovane: la polizia, vedendo la scena, gli ha sparato alle gambe. La storia di Ferid non ha una morale, ma Adelina l'avrebbe capita molto bene lo stesso.

Il nulla e le Quax

Il post di Akira ci rivela anche il segreto palese: che l'ideologia del dominio è il nulla. Akira non parla di valori. Parla di gente che esce di casa per "qualunque cosa gli dia dei soldi".

L'ideologia del nulla è molto diversa dai grandi totalitarismi del passato. Non c'è alcuna meta se non l'infinita riproduzione del capitale, di cui ognuno spera di intercettare qualche rivolo.

Recentemente mi è capitato tra le mani un testo che potremmo chiamare il manifesto dei valori del Terzo Millennio:

Abbiamo camminato molto, abbiamo percorso molte strade, per trasformare un'idea di impresa in un marchio, abbiamo lasciato un'impronta diversa per ogni epoca che abbiamo attraversato, abbiamo deciso che le nostre scarpe non potevano essere solo un bisogno ma un mondo intorno a cui vivere, lasciando un segno indelebile di stile e di qualità.
La nostra memoria è fatta di rivoluzioni silenziose, siamo partiti dall'idea che una scarpa non poteva restare una semplice necessità ma doveva interpretare i sogni e gli ideali di chi le indossava.
Gli anni hanno permesso alla nostra azienda di crescere attraverso una serie di sfide che ha portato alla definizione di una nuova missione: "possedere una Quax significa appartenere ad un preciso stile di vita".
Calzaturificio Strombolazzi oggi è un'azienda forte e competitiva ma è soprattutto un marchio che si è imposto come "immagine vera ed in sintonia col mercato in cui vive ".
Lifetime in shoes
La nostra vocazione continua ad essere quella di interpretare il mondo esterno attraverso i passi di chi lo percorre, continuiamo a credere che una Quax sia da sempre - e continui ad essere - un complemento indispensabile della vita quotidiana, come simbolo di appartenenza e di stile.

Non ci sarà più una KGB a controllare come portiamo le nostre Quax. L'ideologia del nulla esige però l'eliminazione delle dissonanze, con più o meno lo stesso spirito con cui un quartiere chiede la derattizzazione: questo il senso, inconscio ma terribile, della frase di Akira, "speriamo che finisca presto la crisi." La grande differenza con i massacri degli Anni Trenta è che si compiono senza utopie e senza perdite "umane": muoiono solo gli esseri subumani, eliminati dai tecnici pagati all'uopo.

Se l'ideologia è il nulla, poi, il nulla può assumere qualunque forma. Tanti italiani, anche se non ideologi in proprio, sono infatti eredi di ideologie che risalgono a tempi più conflittuali: c'è "il cattolico", "il laico", "il fascista" e così via.

I guerrafondai di ascendenza cattolica riesumano dai vecchi armadi in ferro battuto i ricordi delle crociate a sostegno della vera religione.

I guerrafondai laici arrivano alle stesse conclusioni, ma per vie apparentemente opposte, condannando l'Islam proprio in quanto religione.

I guerrafondai di area neofascista tirano in ballo la difesa dell'identità etnica, in particolare da quando Ciampi ha perdonato i loro nonni che combatterono nella Repubblica Sociale.

Insomma, un coro in cui tutti dicono la stessa cosa in tante lingue diverse.

Una volta, quando i poveri erano "nostri", i vari contendenti si neutralizzavano a vicenda: il laico difendeva la tendenza a ribellarsi dei braccianti, mentre il cattolico esaltava la loro pura fede. Oggi invece queste diverse fobie si sommano, con risultati spaventosi.

Ma è importante capire che la colpa non è del cattolicesimo, del laicismo e nemmeno del culto dell'identità: tutte le scuse sono buone per odiare. Attenzione quindi: ci sono anche cattolici che manifestano per la pace, laici che sottolineano la natura profondamente demenziale e malvagia della guerra, estremisti di destra" che si preoccupano per le invadenze americane e non solo per la presenza di extracomunitari. Di fronte a un mondo dove tutti i vecchi paradigmi si sono spezzati, ciò che conta è la scelta reale che le persone fanno in base alla loro onestà personale.

Madri umane e madri non umane

Il Grande Ceto Medio è molto più cattivo della borghesia del passato. In piccolo, inizia a somigliare ai WASP, ai "protestanti bianchi anglosassoni" degli Stati Uniti, o ai benestanti israeliani. Cioè a persone i cui poveri appartengono a una specie diversa di umanità: i neri nel primo caso, i palestinesi nel secondo. Non si tratta di poveri, ma di animali. Un esempio chiarissimo: mentre Adelina, pur costretta a scodellare piccoli contrabbandieri, è sempre una madre, quelle palestinesi non sono madri come tutte le altre.

Tutti conosciamo espressioni come, "se una donna viene violentata è perché se lo è voluta lei". Gli zingari ci stanno bene nello sporco e nella malattia, perché "non saprebbero cosa farsene di una casa." I negri sono contenti di essere schiavi, "perché non saprebbero cosa fare se fossero liberi." E le madri palestinesi, uniche al mondo, gioiscono quando i loro figli intercettano innocenti pallottole vaganti, sparate non si sa da chi. In un post su it.politica.lega-nord (3) leggiamo: 

il sacrificio dei bambini palestinesi fa parte della strategia di guerra di Arafat. Una strategia vigliacca e infame, ma che forse non è "politicamente corretto" rivelare al pubblico... Si può dire che i Talebani si fanno scudo con donne e bambini, ma non lo si deve dire dei palestinesi!
Strano. Sarebbe ora che qualcuno avesse il coraggio e l'onestà di denunciare la violenza e l'abuso che vengono quotidianamente fatti sui bambini palestinesi da parte dell'Anp, col consenso remunerato dei genitori.
Deborah F......, Claudia C.........., Yosef T..........Giantommaso S.......

Chi disumanizza in questa maniera, disumanizza se stesso e forse si potrebbe intitolare tutto questo articolo, la disumanizzazione dell'Italia. Non stiamo parlando di qualche skinhead trasognato che crede di fare il ribelle agitando striscioni provocatori allo stadio. Stiamo parlando di qualcosa di molto più serio, che non ha nulla di ribelle: milioni di brave persone che si augurano che le tempeste affondino i kurdi nel mare, che i tribunali segreti sterminino in silenzio chi è sopravvissuto alle bombe spaccapolmoni, che gli elicotteri nel cielo trasformino in cenere i palestinesi, con missili da videogioco.

"Perché finisca presto la crisi." E assieme alla crisi, ogni cosa e persona che abbia l'ardire di turbarci.


Note  

(1) Barbara Jerkov, "Il saluto di Alberto Sordi: 'Grazie Usa, per la libertà", La Repubblica, 10.11.01.

(2) Manuela Cartosio, "Polenta Avvelenata", Il Manifesto 11.12.01.

(3) I bambini palestinesi sono "usati" dai violenti, Message-ID: <9YbN7.196969$sq5.9440017@news.infostrada.it>28 Nov 2001.



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