Emir, dice Remzija al nipote, aspirando
la sua antichissima lingua che viene dalle terre dei Rajput... tu hai attraversato
il mare su una nave... e mentre scappavi da Clinton, nonno Bajram ti guardava
dalla finestra ed è caduto giù... è caduto nella padella
di olio bollente, si è scottato la fronte e per questo gli mancano
i capelli davanti...
Remzija è magnifica, i suoi immensi
occhi tragici, la sua voglia incessante di scherzare, i capelli corti tinti
di un rosso stranamente punk per impedire a suo marito di riconoscerla,
il suo fisico da vergine e il suo cuore che cela un enigma: come ci si
sente, madre derubata in un solo colpo e forse per sempre, di sei figli?
Ora che è libera di fumare e si veste da signora (invidiata da tutte
le donne del campo) con gli abiti della Caritas, con tanto di tacchi alti,
scivolando sul fango ghiacciato del campo. E infatti cade mentre è
a braccetto con Reska. Mi spavento, anche perché Reska era volata
giù dalle scale ed era finita in ospedale una settimana prima.
Siamo all'Ufficio Stranieri della CGIL di
Brescia. Iniziamo a spiegare il problema. Tutti vivono in una sola stanza
senza servizi né acqua; un'invalida è costretta a vivere
in queste condizioni al primo piano. Con la sua invalidità, Reska
ha diritto a una vita diversa? Risposta: no, per risparmiare, quasi sempre
ti tirano via tre o quattro punti di invalidità.
Bajram lavora per una cooperativa che lo
subappalta ad altri. A cinquant'anni, con la salute minata, tutta la famiglia
dipende da lui, ma da un giorno all'altro non sa se continuerà a
lavorare. E' la vita flessibile, si mangia oggi e domani non si sa. E Bajram
può sperare solo nella propria impotenza, nel fatto che vale più
degli altri perché è più sprovveduto e indifeso.
Dovrebbero prendere il suo posto i due figli,
Lulzim e Remzija, in ottima salute e con una gran voglia di rendersi utili.
E' assurdo che Lulzim, come profugo in attesa di un riconoscimento che
non arriva mai, non abbia il diritto di lavorare. Mentre scrivo,
sono passati dieci mesi senza risposta alla domanda se Lulzim è
un profugo o no? Proviamo a chiedere alla Questura di Foggia - nonostante
la legge obblighi a rispondere entro 30 giorni, arriva solo il silenzio.
Nel frattempo, la sua famiglia ha diritto - un diritto formulato peraltro
in maniera vaga e contraddittoria - a una "assistenza" concessa arbitrariamente
mentre ozia. La legge li obbliga a essere parassiti.
Ma forse posso fare qualcosa per Remzija.
Faccio ingenuamente una proposta: se io, che
lavoro e vivo in Italia, mi facessi in qualche modo garante? Qui scopro
un meccanismo che si può solo descrivere come folle. Di tanto in
tanto, a suo arbitrio,
il parlamento decide quanti stranieri possono
entrare in Italia. Entrare, badate: esserci già, magari avere una
casa e un lavoro in nero ma onesto, non aiuta. Il numero degli stranieri
che saranno ammessi nel 2000 è di appena 63.000, suddivisi con calcoli
pignoli per nazionalità, per mestiere, per provincia.
Remzija che scoppia dalla noia e dalla voglia
di lavorare, potrà essere uno degli undici elettricisti croati assegnati
alla provincia di Brescia?
Non c'è risposta alla domanda, perché
il meccanismo è talmente complesso da essere inapplicabile. Non
basta una legge, che già tarda; occorrono poi i decreti, i pareri
delle questure, delle camere di commercio di ogni provincia, poi circolari,
lettere, comunicazioni introvabili...
Corro comunque in Questura a chiedere. Racconto
di aver letto le dichiarazioni del ministro secondo cui la nuova legge
sugli stranieri sarebbe entrata in vigore a giorni. L'agente ride: "l'ultima
volta che hanno detto 'a giorni' sono passati due anni."
Da due settimane, Reska è depressa;
prima ha smesso di mangiare, poi è stata presa da crisi di pianto
e infine ha cominciato a pensare sempre più seriamente al suicidio
per uscire da tutto il labirinto. Lei guarda e ascolta il pazente sindacalista
della CGIL che cerca di spiegare le sue leggi a Remzija che, silenziosa,
si sforza di seguire il discorso in linguaggio giuridico, lei che in italiano
sa dire "buongiorno" e "scemo". Improvvisamente, Reska si illumina e scoppia
a ridere quando il sindacalista dice come esempio: "poniamo che io sia
sposato con una donna che vive al campo…" Reska vola sull ali della fantasia,
via da tutte quelle carte, quelle leggi, quelle trappole che soffocano
la vita.
E' vero che i Berisha sono una famiglia strana.
Si tolgono le scarpe prima di entrare in casa, si macinano il caffè
da soli; e ognuno di loro è magari un po' eccentrico. Si dimenticano
le bollette o di andare a timbrare all'ufficio del collocamento e alla
TV sanno ciò che dice l'oroscopo ma non sanno che cosa sia il governo.
Però è una famiglia eccentrica che non butta cartacce per
terra e guida con prudenza. Sono arrivati in Italia inseguiti da una catena
interminabile di disastri e non per approfittare di nessuno. Bajram lavora
come un mulo per arricchire la Padania senza speranza di poter mai avere
una pensione; Lulzim e Remzija sono prontissimi a fare la stessa cosa anche
loro. E gli italiani pronti a metterli alla prova sono tanti. L'Italia
avrebbe tutto da guadagnare se salvasse questa gente dagli orchi che li
minacciano sull'altra sponda dell'Adriatico. Anche perché l'Italia
ha partecipato allo sfascio della Jugoslavia sin dall'inizio, ha partecipato
al bombardamento del Kosovo, ha coperto la creazione dell'UCK. Insomma,
se Lulzim è qui in Italia, è anche perché D'Alema
è andato lì, nel Kosovo.
Capisco che la legge non può essere
riferita ai casi singoli: è stata studiata per rendere la vita difficile
ai furbi, creando un numero sempre crescente di ostacoli. I furbi, in quanto
tali, sono i primi a scoprire come si fa a superare questi ostacoli, mentre
chi furbo non è rimane escluso. Alla fin fine non è tanto
difficile superare gli ostacoli; per entrare in Europa, basterebbe avere
un ottimo avvocato. Anzi, qualcuno ce l'ha - i miei amici mi raccontano
di alcuni Rom che vanno a rubare, ma prima di fare i furti si mettono d'accordo
con gli avvocati italiani su cosa dire in caso di arresto.