Aquiloni e silenzi
La pace come messinscena
 



L'autore di questo articolo è un nostro amico che si fa chiamare Il Vigilante, non tanto per il suono vagamente minaccioso del nome, quanto per il fatto di essere stato a lungo assessore al traffico in uno dei comuni più pittoreschi della Toscana. La tragicomica vicenda che lui racconta illustra in maniera perfetta come sia possibile essere complici della guerra e salvarsi pure la coscienza. Quando l'istigazione alla pace senza giustizia diventa puro esercizio retorico. Come dimostra in modo grafico l'immagine ufficiale di una "serata per la pace" dove occupanti e occupati vengono messi sullo stesso piano con il disegno di due carri armati contrapposti, mentre il cielo si riempie di aquiloni.   



Mentre Israele distrugge le realizzazioni pagate con i soldi dei cittadini italiani, al Teatro Verdi di Pisa la sinistra fa volare il buonismo degli "aquiloni afgani"   

L'8 febbraio del 2002 abbiamo ricevuto una newsletter da "al-Awda", (1) organizzazione impegnata nel ritorno dei profughi palestinesi nella loro terra, che riportava un comunicato drammatico.   

Due giorni prima, i soldati israeliani avevano devastato gli uffici condivisi dalla Ong palestinese "Land Research Center" (LRC) di Gerusalemme e da quella italiana Centro Internazionale Crocevia (CIC) di Roma. Le due Ong da anni portano avanti nei Territori Occupati programmi di sviluppo agricolo. Dopo aver prelevato tutta la documentazione e i computer, caricati su un camion, senza permettere ad alcuno di avvicinarsi, hanno messo i sigilli alle porte.   

"Gran parte della documentazione sequestrata è relativa ai progetti in fase di attuazione dal CIC e dal LRC, finanziati dall'Unione Europea, dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, dalla Regione Toscana, dalla provincia di Pisa, dal Comune di Quarrata e da altri enti e associazioni italiani. Le stesse attrezzature sono state acquistate con i fondi di tali progetti."   



C'è da essere sicuri che la sinistra toscana di governo, che ha impegnato soldi di tutti i contribuenti, si farà sentire presso lo Stato d'Israele, soprattutto in ragione della sua nobile tradizione di difesa dei deboli e degli oppressi. Una tradizione che l'ha sempre posta contro i potenti (chi non ricorda le proteste davanti alle basi americane?) e i soprusi, ad esempio quello che da decenni subisce il popolo palestinese. Tanto per restare nel mondo arabo, la sinistra si è sempre schierata con l'Intifada, e prima ancora a fianco dell'Iraq massacrato dalla "Tempesta nel deserto", con gli insorti algerini di Ben Bella, con l'Egitto campione dell'antimperialismo. Perlomeno a parole.    

Perché la sinistra non protesterà    

Poi i tempi sono cambiati, il ragazzo ha messo la testa a posto, è andato al governo nazionale e si è messo ad imitare i "potenti": l'Iraq non solo è stato dimenticato, ma bombardato, idem per la Serbia, con la nota di colore del totale silenzio di fronte alla strage del Cermis. Quando ormai la sinistra aveva preso gusto ad avallare "bombardamenti umanitari" o a condurli in prima persona, giungeva il collasso elettorale e, dopo un po', l'11 settembre. Il nuovo Governo italiano si è aggregato entusiasta alla "guerra al terrorismo" bandita dal dittatore planetario J.W. Bush II e la sinistra che fa? Niente, semplicemente perché non ha più argomenti. Così naufraga nel buonismo moralista e ipocrita che pare essere rimasto il solo tratto identificante rispetto all'avversario politico, sotto questo aspetto senz'altro da preferire.   

Tuttavia, la colpa non è sempre e solo dei politici, i quali rispecchiano un sentire diffuso. Poniamoci una domanda: gli afgani, per l'uomo "di sinistra" di oggi, sono sempre dei deboli e degli oppressi? Certo, oppressi, ma da loro stessi e dai loro costumi! Andiamo quindi a liberarli dal burqa', dai mullâh, dall'oscurantismo teocratico dei Talebani. Come per una magia della Storia, nel XXI secolo la sinistra si ritrova a portare il "fardello dell'uomo bianco", realizzando che l'Occidente è "avanti" mentre il resto del mondo è "indietro".   

Il lettore si chiederà che cosa c'entrino i Talebani con le distruzioni delle realizzazioni finanziate della cooperazione italiana in Palestina. C'entrano e glielo spieghiamo. Tra tutte le nefandezze che sono state messe sul conto dei truculenti "studenti del Corano", ve n'era una che nella sua sfuggente incomprensibilità sembrava fatta apposta per catalizzare l'indignazione di tutto l'Occidente. Magari qualcuno di noi il burqa' lo giustifica in nome della relatività culturale o dell'augurio che un giorno lo impongano anche alla vicina di casa brutta come la fame, ma il divieto decretato in tutto l'(ex)Emirato Islamico di Afganistan di far volare gli aquiloni era di quelli che facevano veramente battere i pugni sul tavolo e digrignare i denti. Tra i primi provvedimenti dei "liberatori" di Kabul è stato perciò inserito un nuovo decollo dei colorati rombi di carta, con i tg che hanno dato ampio risalto all'avvenimento.   

Il buonismo della sinistra va in scena al Verdi di Pisa   

Il 16 gennaio 2001, al Teatro Verdi di Pisa, si è tenuta una "serata per la Pace" in Palestina e nel mondo (quindi anche in Afganistan) intitolata "Per far volare gli aquiloni", una chiara allusione al ripristino della libertà ad opera dei "liberatori" dell'Afganistan. All'iniziativa organizzata da "L'Ulisse", il giornale del Liceo scientifico "Ulisse Dini", hanno assicurato il loro patrocinio il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il Sindaco di Pisa Paolo Fontanelli, la "Comunità" della vicina base militare americana di "Camp Darby", l'Anolf ("Associazione Nazionale oltre le Frontiere"), Presidi e docenti di alcuni istituti scolastici della città. Sembrava davvero una bella iniziativa, perché non vi è cosa più nobile che adoperarsi per "costruire la Pace".   

Apriamo una parentesi. Nelle intenzioni di molte persone in buona fede che si danno da fare affinché questo tipo di iniziative abbia successo, si spera che tutti, per l'occasione, mettano da parte rancori e riserve. E' in quest'ottica quindi che, nel caso specifico della serata pisana, tra gli "invitati speciali" figuravano i rappresentanti delle locali comunità ebraica ed islamica. Fin qui non c'è niente di particolarmente illogico. E glissiamo anche sulla pia finzione secondo cui in occasione di queste serate non esistono "oppressi" e "oppressori", come invece l'osservazione della realtà ci mostra. Ma nelle intenzioni di cui sopra spesso alberga la convinzione secondo cui chi viene designato a rappresentare realtà in conflitto sia effettivamente rappresentativo di tali realtà.   

Di smentite di quest'assunto ne abbiamo osservate parecchie. Tanto per restare al conflitto israelo-palestinese ricordiamo la "Partita del cuore" del 25 maggio 2000, che fu un vero evento mass-mediatico andato in diretta televisiva dallo Stadio Olimpico. L'esercito israeliano si era appena "ritirato" dal sud del Libano e la pacificazione in Palestina chiaramente a pro di Israele sembrava procedere per il meglio. L'accesso all'evento però - e non per comprensibili motivi di sicurezza - era stato presidiato in maniera da evitare che qualcuno introducesse striscioni non in sintonia con le bandierine israeliane e palestinesi che gli spettatori dovevano agitare festosamente. Ma qualcuno rovinò il quadretto idilliaco introducendo nello stadio uno striscione dei colori di Hezbollah recante la scritta "W la resistenza araba. Per una pace antisionista e antimperialista".(2)   

Bene, anche a Pisa, il 16 gennaio, si sono incontrate due 'squadre'. Due "delegazioni": una israeliana, proveniente da 'Akko (S. Giovanni d'Acri), l'altra da Gerico, ma   

La Professoressa Rosanna Prato, che ha coordinato gli studenti del "Dini", nei giorni precedenti il 16 gennaio aveva contattato varie volte un esponente del Centro islamico di Pisa, il Dott. Muhammad Khalil, incontrandolo anche di persona. L'"invitato speciale" si è recato dunque al Verdi e ha preso posto qualche fila più indietro rispetto a quelle occupate dai posti riservati, perché - da persona riservata qual è - non pensava che gliene spettasse uno. Assieme ad alcuni amici ha assitito un po' defilato alla serata, snocciolatasi tra dichiarazioni di buone intenzioni, canzoncine affratellanti e proclami strappa applausi.   

Ma quando ha ritenuto eccessiva la pia finzione di cui sopra ed ha voluto dire la sua in merito egli si è visto negare la parola ed ha perciò abbandonato il teatro, affranto e indignato, ma soprattutto perplesso sulla spontaneità di questo tipo di manifestazioni. Sì, perché solo un paio di giorni dopo la Professoressa Prato gli ha scritto dolendosi per non averlo riconosciuto, complice il fatto che il Dott. Muhammad Khalil non occupava una delle prime file della platea; ed è proprio per non creare disparità - ella ha sostenuto - che era stato disposto di non far intervenire, come invece era previsto, anche il rappresentante della Comunità ebraica locale Dott. Armando Castro. Ma che cosa avrebbero dovuto dire questi due "invitati speciali"? Avrebbero dovuto lanciare un appello per la Pace e chiedere la collaborazione di tutti allo scopo di compilare una raccolta di scritti sulla Pace. Il tutto condito dall'immancabile "applauso", il quale pare dovesse far inverare un'autentica catarsi collettiva.   

Fatte trascorrere un paio di settimane per metabolizzare l'accaduto, il Dott. Muhammad Khalil ha esposto tramite una lettera aperta agli studenti de "L'Ulisse" tutto il suo pensiero sulla serata del Verdi. Vediamo dunque - nel racconto che ne fa il Dott. Muhammad Khalil - come sono andate le cose la sera del 16 gennaio.    

"PER FAR VOLARE GLI AQUILONI"   

"Ho pensato molto prima di scrivervi questa lettera, per dirvi la mia sulla serata del 16 gennaio 2002 al Teatro Verdi. E' molto importante che i giovani parlino di pace e che lavorino per la pace. La vostra professoressa Rosanna Prato mi aveva annunciato una serata di incontro tra le tre religioni monoteiste, invitando delegazioni giovanili di due delle città gemellate con Pisa, quali 'Akko e Gerico, al fine di lavorare insieme per la pace tra israeliani e palestinesi.   

Ma le delegazioni non erano come me le ero immaginate! Quella di Akko era studiata bene, composta da una ragazza che ha svolto il servizio militare - la quale forse non c'entrava molto - e il vice sindaco, di origine palestinese. La delegazione di Gerico, invece, non si è faticato un gran ché per trovarla; difatti la vostra professoressa è andata a cercarla non proprio lontano, a Ponsacco: due giovani che stanno imparando l'arte della falegnameria. Due delegazioni così diverse, una inviata e l'altra trovata. Sembra che il sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli, da come ha risposto ad una lettera di chi gli chiedeva di questa commedia, non sia stato messo al corrente di questi retroscena. Chiedete chiarimenti alla vostra professoressa: come mai non ha invitato un poliziotto palestinese e il vicesindaco di Gerico?   

La cosa ha toccato il fondo quando le due delegazioni hanno risposto alle 'domande' del pubblico, che erano state concordate in anticipo in modo da mettere in cattiva luce i palestinesi. Mi chiedo: anche l'interprete è stato scelto nello stesso modo, visto che, traducendo a modo suo, toglieva e aggiungeva quello che gli sembrava più opportuno, fino a far esprimere ai due giovani di Gerico "scetticismo" sulla lotta dei palestinesi?   

A quel punto, nessuno tra coloro che conoscono la situazione in Palestina avrebbe potuto stare zitto. Mi sono perciò alzato per esprimere la mia opinione, ma la vostra professoressa mi ha liquidato con il pretesto che le domande potevano rivolgerle solo i giornalisti. Tengo a precisare che nei giorni precedenti alla serata la professoressa Prato mi aveva chiamato più volte, affinché partecipassi a quella serata come "invitato speciale" in qualità di responsabile del locale Centro islamico, e così è stato. Ora mi chiedo: gli "invitati speciali" vengono richiesti al fine di sfruttare i loro nomi, come 'decorazione esotica' per le sfilate del "vogliamoci bene" a tutti i costi, dal momento che non si concede loro neanche la parola?   

Buona fede o mala fede da parte di chi manda avanti gli studenti per fini poco chiari? Si parla di pace, si mette in scena sul palco l'atrocità della guerra, ma guarda caso i personaggi "cattivi" erano arabi.    

Sul frontespizio del pieghevole di presentazione c'è un disegno che vorrei commentare senza mettere in dubbio la buona fede di chi l'ha realizzato: ci sono due carri armati che incrociano i loro obici, ma tutti sanno che i palestinesi non hanno carri armati; su uno di essi c'è una bandiera che dovrebbe essere quella palestinese, ma quella palestinese non ha la stella nel triangolo: difatti è quella giordana, e la Giordania ha sì i carri armati, ma non vede il suo popolo oppresso dai carri armati (che ci sono eccome) israeliani!   

Questa per me questa non è la ricerca della pace, ma solo una delle tante maschere della propaganda di chi ha in mano le redini dei canali informativi, un mettere volutamente tutto sullo stesso piano, oppressi e oppressori.   

l'"invitato speciale" Muhammad Khalil   



Tra giustificazioni ed imbarazzanti rivelazioni   

Gli studenti del Liceo "Dini", rispondendo alla lettera dell'esponente del Centro islamico, hanno riconosciuto la non corrispondenza alla realtà del disegno con i due carri armati (confermata anche dalla delegazione israeliana), ma hanno tenuto a precisare la loro buona fede, quella di far incontrare ragazzi palestinesi con ragazzi israeliani, di far stringere tra i giovani rapporti di amicizia. "Per far volare gli aquiloni" nelle loro intenzioni non voleva essere un tribunale della storia, non voleva cioè puntare l'indice su alcun "oppressore", ma voleva reagire ad una rassegnazione diffusa mobilitando a favore della pace la coscienza dei giovani.   

Una volta stabilita l'assoluta buona fede che ha animato gli studenti de "L'Ulisse", nella loro risposta al Dott. Muhammad Khalil trovano però conferma alcune perplessità sul modo in cui vengono organizzate le "serate della Pace":   

  • le delegazioni palestinese ed israeliana erano state composte da un ufficio del Sindaco di Pisa incaricato di provvedere alla cosa: il "portavoce" del Sindaco, Giorgio Piccioni, pochi giorni prima della serata del Verdi le aveva presentate alla coordinatrice degli studenti, la Professoressa Prato;   


  • il diverso spessore delle due delegazioni era risultato evidente anche agli studenti, per cui, dopo una consultazione con le redazioni degli altri giornali studenteschi, questa constatazione forniva la giustificazione della decisione di porre domande che non mettessero in difficoltà i membri delle due delegazioni; tali domande erano state consegnate il 14 gennaio (due giorni prima della serata, quindi) ai palestinesi e agli israeliani;   


  • l'interprete arabo/italiano non era stato scelto dagli studenti, essendo stato proposto dalla Provincia di Pisa, ma non conoscendo la lingua araba gli studenti non avevano potuto cogliere le inesattezze nella traduzione delle risposte dei 'delegati' palestinesi segnalate dall'"invitato speciale" musulmano.   

Di sicuro, gli studenti dell'"Ulisse" - che sono la crema della gioventù studiosa pisana - avranno tratto qualche insegnamento dalla vicenda e in futuro staranno con gli occhi aperti su quanti cercheranno di gabbare iniziative di parte per esercitazioni d'amore universale.   

Il buonismo della sinistra pagato con i fondi pubblici   

Quanto siamo venuti a sapere in seguito non ci ha però confortato in questa speranza. Anzi, qualcuno ci ha preso il vizio. La prossima iniziativa degli studenti de "L'Ulisse" s'intitolerà "Il colore dei sogni", una raccolta di scritti di giovani autori sulla questione palestinese, la cui idea doveva essere lanciata dal palco del teatro Verdi per raccogliere adesioni e i famosi "applausi". Ma tutto era poi saltato in rispetto della par condicio, visto che l'"invitato speciale" musulmano si era reso di fatto 'invisibile' agli occhi degli organizzatori della serata.   

La redazione de "l'Ulisse", in collaborazione con altri giornali studenteschi italiani, ha dunque proposto di raccogliere saggi, poesie, diari, testi di canzoni, lettere, disegni, fumetti eccetera che mostrino interesse verso il "popolo israeliano" [si intendono i possessori di passaporto israeliano? N.d.A.] ed inclinazione al dialogo e alla pace. A scadenza annuale dovrebbe uscire un volume pubblicato in lingua inglese dalla casa editrice pisana ETS, da distribuire nelle scuole italiane ed europee e, gratuitamente, nelle scuole israeliane e palestinesi. Un'apposita giuria dovrebbe scegliere gli scritti più significativi: i loro autori saranno poi ospiti in Italia a totale carico de "l'Ulisse" per quindici giorni (comprese le spese di viaggio). Conoscendo l'Italia, alla distribuzione di libri gratis e alle spese per viaggio e soggiorno si sommeranno altre spese che la cittadinanza pisana dovrà sobbarcarsi per pavoneggiarsi della patacca di città del "dialogo" e della "Pace": pranzi e cene di politici e professori locali, visite alle bellezze del Bel Paese a cui si aggregheranno di nuovo i politici e i professori, per non parlare dei loro parenti e amici che mangeranno e si accultureranno a sbafo. Da un innocuo libretto ad un gorgo, che succhierà qualche decina di migliaia di euro agli stessi cittadini che non respirano più perché non si affronta una seria politica del traffico cittadino (cioè eliminarlo).   

La proposta della raccolta di saggi, poesie, diari eccetera è stata avanzata anche all'"Istituzione Centro Nord-Sud", struttura della Provincia di Pisa deputata alle attività di "cooperazione decentrata" con il "sud del mondo" e relative all'immigrazione presentata a Pisa il 27 settembre 2000 in occasione di una conferenza alla quale parteciparono, tra gli altri, le autorità locali, la On. Luisa Morgantini ed esponenti palestinesi, tra cui il sindaco di al-Khalil (Hebron).    

All'ingresso del convegno venne distribuito anche del materiale informativo della "sinistra" comunista palestinese, che veicolava - sin dalle foto che lo corredavano e dallo slogan "giovani del mondo unitevi!" - l'idea di una "resistenza palestinese" in tutto e per tutto assimilabile allo stereotipo del rivoluzionarismo internazionalista.   

D'altronde non poteva essere altrimenti, considerato che aderisce all'"Istituzione Centro Nord-Sud", la quale gestisce risorse pubbliche destinate alla cooperazione, tutta una serie di associazioni locali che sono espressione di un'area politica che fino a tutti gli anni Ottanta si è fregiata della presenza alle sue innumerevoli ed inconcludenti iniziative pro-Palestina di persone di origine palestinese come il Dott. Muhammad Khalil. Strano destino quello del Dott. Muhammad Khalil, trasformato suo malgrado da "rivoluzionario" a "dialogante", e per il quale - al pari di tutti i suoi conterranei - calza a pennello la citazione fatta durante la serata del Verdi dalla tesi di Laurea del Presidente Carlo Azeglio Ciampi: "La privazione della propria patria è un grave delitto". E così, come molti altri, ne ha cercata un'altra nell'Italia, sperando invano, dopo vent'anni e più, di poter ottenere la cittadinanza italiana, del tutto chimerica a causa della sua partecipazione a dibattiti e conferenze pro-palestinesi patrocinate dal Pci e da Democrazia Proletaria negli anni Ottanta. Nei rapporti degli spioni di Stato che tutto origliano e registrano si dice: "Parla bene l'italiano, perciò riesce a scaldare bene le platee []. Parla sempre contro l'Italia [o forse contro la politica italiana in Medio Oriente? N.d.A.] e contro i paesi amici [gli Usa? N.d.A.]".(3)   

Erano i tempi del tragico massacro di Sabra e Chatila quando quale Sharon e i suoi alleati libanesi erano "fascisti", mentre ai palestinesi venivano cuciti addosso abiti "antifascisti" o "comunisti". Sono vent'anni che il Dott. Muhammad Khalil fa l'"invitato speciale", con la differenza però che allora poteva parlare per ore, e che la "sinistra" - compresa quella pisana che oggi non risponde neppure alle richieste di aiuto del Dott. Muhammad Khalil - si guardava bene dal farsi vedere a braccetto con rappresentanti dello Stato d'Israele. Poi, come abbiamo detto in apertura, la "sinistra" è 'cresciuta', e una volta andata al governo del paese ha fatta propria la Realpolitik dell'"interesse nazionale".(4) Non diciamo che è diventata nazionalista, piuttosto che ha capito da che parte tira il vento. Tradotto nell'atteggiamento da tenere nella questione mediorientale e in tutto il resto della politica estera: una più prosaica politica dell'equidistanza che "prevede di ospitare numerosi fori di incontro fra israeliani e palestinesi nell'ambito della strategia negoziale del "people-to-people", ovvero puntellare con contatti diretti fra le società civili i negoziati che si svolgono a livello politico".(5) Ecco, per non offendere nessuno, diciamo che la serata del Verdi è stata una dimostrazione di strategia negoziale del "people-to-people".   

Conclusioni: il cerchio si chiude   

Il cerchio si chiude. La "conferenza provinciale sulla cooperazione decentrata" del settembre 2000 che lanciò l'"Istituzione Centro Nord-Sud" della Provincia di Pisa fu organizzata anche dal "Centro Internazionale Crocevia" , la Ong romana che nel suo drammatico comunicato d'apertura ha lanciato un appello affinché i frutti dei progetti di cooperazione in Palestina che impegnano nostre istituzioni, dal Ministero degli Esteri Italiano alla Provincia di Pisa, e quindi soldi dei cittadini italiani, non vengano distrutti dall'arbitrio di uno Stato arrogante e fanatico. Difatti, come illustrato da "Liberation" del 21 gennaio 2002, i bulldozer e le bombe israeliane distruggono sempre più spesso edifici pagati dall'Unione Europea o dai suoi Stati membri (oltre 601 milioni di euro impiegati dal 1999 al 2001).   

A partire da agosto 2001, Israele ha già ridotto in macerie 13,851 milioni di euro di aiuti europei: demolizione quasi totale dell' aeroporto di Gaza (9,3 milioni di euro), distruzione di tre campi di polizia palestinese (2,05 milioni di euro), un'azione di rimboschimento annientata dai bulldozer (718.000 euro), bombardamento di un laboratorio medico-legale (700.000 euro), attacco del porto di Gaza (335.000 euro).   

C'è veramente da sperare che la Provincia di Pisa e gli altri Enti pubblici che hanno visto andare in fumo le realizzazioni pagate con i soldi dei cittadini italiani offrano il sostegno che il CIC richiede, proprio perché esso reca aiuto a chi ha subito il "delitto della privazione della propria patria" denunciato dal Presidente Ciampi. Ma possiamo riporre tali speranze in un'Amministrazione Provinciale che, tramite sue istituzioni, invece di reclamare rischia di buttare soldi pubblici per mantenere in piedi l'immagine buonista di una realtà che non esiste affatto?   

Alla luce di quanto esposto crediamo di no. In nome della Realpolitik, è soprattutto la sinistra che deve credere che la nuova guerra del Bene contro il Male sia stata intrapresa per far volteggiare di nuovo gli aquiloni nei cieli afgani. Si dà invece il caso che in quei cieli abbiano volato - e continuino a volare - le gambe degli stessi bambini, i quali forse gradirebbero solamente di poter scorrazzare liberi dall'incubo di saltare in aria in qualsiasi momento per colpa di una mina antiuomo proveniente da quello stesso Occidente i cui fabbricanti di propaganda si struggevano al pensiero degli aquiloni che non c'erano più.   

(1) Al-Awda-Italia@yahoogroups.com   

(2) "Assalto al Cielo", n. 76, giugno-luglio 2000, p. 6.   

(3) Cfr. "Il terrorista parla bene l'italiano. Mohammad Khalil, giordano, dopo vent'anni in Italia scopre di essere un pericolo pubblico. Ecco perché," Il Manifesto, 17 aprile 2001.   

(4) Cfr. Maurizio Molinari, L'interesse nazionale. Dieci storie dell'Italia nel mondo, Laterza, Roma-Bari 2000.   

(5) Ibidem, p. 11.   


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