Dieudonné Mbala Mbala

il nostro uomo a Parigi
 





Il comico nero francese Dieudonné Mbala Mbala rappresenta qualcosa di nuovo che comincia a muoversi in Europa, incutendo il panico nelle destre e le sinistre politicamente corrette.

Alcuni giorni fa, ha deciso di presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali del 2007.

Dieudonné Mbala Mbala è l'umorista francese (di padre camerunense e madre bretone) che si trova al centro dello scandalo. Molto popolare nelle banlieues, negli ambienti popolari e nelle colonie (Martinica, Guadeloupe, Guiana, Réunion), i media dominanti e le organizzazioni ebraiche lo attaccano per il suo antisionismo dichiarato, che gli è valso una ventina di processi, che lui ha sempre vinto. E' stato capolista di "Europalestine", che si è presentata alle elezioni europee del giugno 2004 ottenendo oltre il 20% dei voti in alcune circoscrizioni, ma senza avere alcun eletto. Il suo precedente tentativo, nel 2002, era fallito, perché non aveva ottenuto le lettere di sostegno di 500 sindaci necessarie per candidarsi alle elezioni presidenziali. Nella campagna elettorale francese, Dieudonné potrebbe diventare la voce dei senza voce e raccogliere un numero non trascurabile di voti al primo turno. La sua candidatura non è che una tappa nella costituzione di una formazione politica a cui lavora assieme ad amici e compagni. Restano ancora da convincere 500 dei 36.000 sindaci francesi, perché gli offrano il loro sostegno [dalla nota introduttiva di Quibla].

Credo che sia interessante leggere il testo della conferenza stampa con cui ha annunciato la sua decisione.

Il testo si trova anche in lingua inglese su Peacepalestine.

dieudonne mbala






Testo integrale del discorso di Dieudonné Mbala Mbala, candidato alle elezioni presidenziali francesi del 2007, al teatro della Main d’Or, Parigi, 24 gennaio 2006.


Ho preso la decisione di candidarmi alla presidenza francese alle prossime elezioni.

Si tratta di una decisione profondamente meditata, di ampio respiro. Infatti, mi propongo anche di creare una struttura politica e di presentare il mio programma alle successive elezioni legislative, con candidati in ogni circoscrizione elettorale.

Il mio obiettivo è innanzitutto quello di combattere il neoliberismo, detto anche neoconservatorismo, i cui disastri si percepiscono tanto sul piano nazionale quanto su quello internazionale.

Costituiscono, secondo me, l'estrema destra del ventunesimo secolo.

Tra tutte le esperienze, tutte le alternative che nel mondo cercano di opporsi al neoconservatorismo conquistatore, ce n'è una che ha catturato tutta la mia attenzione. Si tratta di quella della Repubblica Bolivariana del Venezuela, e del suo presidente, Hugo Chavez.

Il progetto di repubblica socialista universalista e di democrazia partecipata del presidente Chavez rappresenta un'immensa speranza per tutti i popoli, e io intendo porre la mia candidatura sotto la sua egida.

In questa campagna, Dieudo fa rima con Hugo.

Io ho parlato della minaccia neoconservatrice, questa ideologia neoliberista e bellicista, antisociale e reazionaria.

Chi non vede come in Francia stia emergendo questa corrente di pensiero, e come stia prendendo progressivamente un enorme potere?

I media già gli fanno gli occhi dolci. Il principale rappresentante, il signor Sarkozy, il maggiordomo del signor Bush, gode di un'incredibile e permanente campaga di promozione.

Non fa mistero del suo progetto: importare in Francia il modello americano e smantellare ciò che resta della Repubblica.

Monsieur Sarkozy promuove lo smantellamento dello stato, il regno assoluto del liberismo, il comunitarismo, la revisione del codice del lavoro, la rimessa in discussione delle conquiste sociali, la modifica della legge del 1905 sulla laicità...

Monsieur Sarkozy in Francia rappresenta interessi che non sono i nostri, è - secondo me - l'uomo dell'Asse del Bene.

Il partito socialista si sta allineando progressivamente su questa linea. La sua principale preoccupazione oggi è di fare in modo che non si veda. O almeno non si veda troppo.

In cosa si distinguono i Sarkozy, i Kouchner, gli Hollande, la Ségolène Royal da Strauss Kahn?

In fondo, il partito socialista è già allineato con il neoliberismo e il comunitarismo. Questo è il vero contenuto dell'espressione "riformismo" di cui si riempiono la bocca. Si tratta di un partito di mentitori e di traditori, di vergognosi sarkozisti. Mi odiano perché li smaschero.

Allo stesso tempo, assistiamo a un'indecente danza del ventre dei presidenziabili, o presunti tali, davanti alle lobby dell'Asse del Bene. Una corsa a chi è più neocon.

E' così che Monsieur Sarkozy non ha trovato niente di meglio che nominare il cittadino israeliano Arno Klarsfeld come incaricato della missione riguardante il rapporto tra "legge, storia e memoria" [alla radice della protesta ufficiale algerina per una legge recente che celebra gli "effetti positivi" della colonizzazione francese in Africa]! Questo probabilmente per compensarlo per aver scelto di fare il proprio servizio militare presso le guardie di frontiera israeliana, di cui lo stesso quotidiano Ha'aretz denuncia la ferocia!

Non contento, il leader socialista Hollande l'altro giorno ha chiesto la "dearabizzazione" del Ministero degli Affari Esteri! Che dire? A quando la reintroduzione della schiavitù, mi chiedo.

Io probabilmente non sarò invitato alla prossima cena del CRIF (Consiglio Rappresentativo delle Organizzazione Ebraiche in Frncia) che ogni anno convoca i nostri dirigenti per comunicare loro gli ordini di marcia, se così posso dire. E me ne dispiace, perché varrebbe certamente la pena vedere la scena! Qui è l'umorista che vi parla, l'arroganza, il disprezzo e la stupidità essendo la materia prima di ogni buon umorista.

Tutta questa gente ha rinunciato, temo, alla Repubblica, e gira le spalle al popolo per mettersi al servizio dei potenti...

Bene, io intendo fare il contrario: voltare le spalle ai potenti e alle loro prebende per ristabilire la Repubblica, e metterla al servizio dei cittadini, di qualunque origine o religione.

Io voglio rimettere lo stato al servizio dei cittadini e lottare contro la pauperizzazione della società francese, devastata dal neoliberismo. Voglio istituire un vero e proprio Piano Marshall per le classi popolari, in materia di istruzione, innanzitutto, ma anche di impiego, di salario, di salute, di cultura e di presa di coscienza politica.

Là dove vogliono consumatori docili, io preferisco cittadini ribelli.

Per la prima volta, in occasione del referendum sulla "costituzione per un'Europa liberale e americana", i cittadini hanno detto di NO, e soprattutto i cittadini di sinistra si sono ribellati contro queste élite neoconservatrici. Hanno chiaramente proclamato la loro volontà di riabilitazione del potere politico contro il potere del mercato.

Anche la rivolta delle banlieues esprime lo stesso rifiuto del neoliberismo. Qualcuno obietterà parlando del nichilismo dei protagonisti dei moti, la loro mancanza di coscienza politica, o il loro stesso appetito per il consumo. E allora? La loro collera rivela ugualmente l'incapacità del neoliberismo di garantire la loro dignità, di proporre loro una condizione che permetta di ottenere il successo a scuola e un lavoro e un alloggio decenti.

La società mercantile non ha nulla a che fare con le aspirazioni come cittadini di questi giovani. Anzi, li teme.

Questo è anche il senso dell'inverosimile legge contro il foulard [ndt, il "velo islamico"] che in nome della lotta contro "l'oscurantismo", non trova di meglio che escludere delle giovani dalla scuola!

Questa è anche la funzione ambigua delle pseudo-associazioni antirazziste, emanazioni del Partito Socialista, che io conosco bene, la cui funzione sembra quella di mantenere questi giovani da vent'anni in una condizione di ostilità verso la repubblica, per meglio vendere loro il neoliberismo e favorire le tensioni comunitarie di cui loro sono oggi le vittime sociali.

Tutti questi uomini e queste donne aspirano, coscientemente o meno, a una vera cittadinanza, questo è il senso autentico della loro rivolta, qualunque sia la forma che assume.

E' a loro che si rivolge la mia candidatura. Io propongo loro di edificare insieme una Nuova Repubblica, che dia credibilità al trinomio Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.

Anche nel resto del mondo, il neoconservatorismo persegue e amplifica la sua impresa di distruzione e di alienazione.

Con la guerra, ovviamente, che colpisce l'Iraq o la Palestina e che già minaccia l'Iran, la Siria o addirittura, chi sa, il Venezuela o il Camerun.

Si vede come si utilizza ovunque la stessa arma per screditare gli avversari e giustificare i propri eccessi: l'accusa di antisemitismo.

Il presidente Chavez è l'ultimo ad averne fatte le spese, tramite un articolo del giornale « Libération » di monsieur de Rothschild, che ha deliberatamente travisato i propositi del presidente venezolano.

Diciamolo chiaramente, questa accusa è un vero e proprio falso, che ha come unico oggetto quello di mascherare le mire egemoniste dell'Asse del Bene.

La propaganda che oggi colpisce l'Iran si iscrive in questa logica, e devo dire la tristezza che provo nel vedere come i media della Repubblica riecheggino questa propaganda di guerra senza il minimo scrupolo.

Le autorità iraniane, come anche tutto il "mondo arabo", sono molto ostili allo stato d'Israele e alla sua politica coloniale e razzista. Questo non significa affatto che siano "antisemiti" e lo stato d'Israele è comunque quello che meno diritto di dare lezioni in materia di razzismo o di diritti umani.

L’Iran poi è un firmatario del trattato di non proliferazione nucleare, il quale trattato conferisce esplicitamente il diritto di arricchire l'uranio per finalità civili. Ora la propaganda mediatica lascia intendere che l'Iran non rispetterebbe questo trattato. La verità è che sono gli Stati Uniti e, ahimè, il triumvirato europeo, che non rispettano questo trattato, perché negano all'Iran un diritto conferito da un trattato.

E per quale miracolo si arriva a parlare di non proliferazione nucleare nel Medio Oriente senza mai evocare l'arsenale nucleare e biologicoo israeliano?

Non si avrebbe una maggiore possibilità, e incidentalmente anche più credibilità, per ottenere la rinuncia iraniana a ogni progetto nucleare militare - ammesso che tale progetto esista - se si esigesse la stessa cosa dallo stato d'Israele?

I due pesi e le due misure che si usano verso Israele e i suoi vicini è insopportabile per molti, e spiega in gran parte le gravi tensioni della regione.

Per uscire definitivamente da questa crisi, io personalmente mi auspico, sull'esempio del Sudafrica, la creazione di uno stato unico multiconfessionale, che possa vivere in pace con i propri vicini.

La conservazione dello statu quo e la continuazione della colonizzazione non possono che che condurre alla continuazione della guerra e, a lungo andare, alla propagazione dell'incendio alla regione intera.

I palestinesi, gli arabi, i musulmani, non devono fare la spesa dell'illuminismo delirante dei neoconservatori.

In questa campagna, mi opporrò con tutte le mie forze a ogni nuova guerra nella regione, e più in generale a ogni guerra o minaccia da parte dell'Asse del Bene.

Da subito, esigo la partenza immediata e incondizionata delle forze di occupazione in Iraq e la fine delle sanzioni economiche contro ogni paese che le subisce.

le sanzioni economiche, che colpiscono in primo luogo i popoli, come a Cuba, nascono dalla barbarie e devono scomparire dall'arsenale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Io mi auguro che la Francia, come ha gà fatto in occasione dell'aggressione contro l'Iraq, si distacchi dalle mire belliciste e criminali dell'Asse del Bene, e che le denunci chiaramente.

La Repubblica Francese deve unirsi di nuovo al campo delle nazioni che resistono al nuovo ordine mondiale neoconservatore e devono lavorare per l'avvento di relazioni internazionali ripensate, fondate sul reciproco rispetto, il dialogo, la coooperazione e la giustizia.

La Francia deve essere il Venezuela dell’Europa e promuovere un autentico dialogo e un'autentica cooperazione con il Sud, con l'Africa.

Evocare l'Africa mi offre il modo ideale per passare all'ultimo punto che volevo evocare davanti a voi, cioè a quello che alcuni, parafrasando Marx, chiamano "la questione nera".

La volontà che viene affermata con sempre maggiore forza della popolazione nera di accedere a una piena cittadinanza, di farla finita con i luoghi comuni negrofobi sviluppati qua e là e infine di vedere quei crimini contro l'umanità che furono la schiavitù e la Tratta godere di un lavoro storico e di informazione degno di questo nome, sembra creare dei problemi per qualcuno.

Occore una legge « antitrust » per la memoria!

Più seriamente, io vedo che legge sérieusement, io vedo come la legge chiamata « Taubira », [legge del 2001 che dichiara la tratta transatlantica dei neri e la schiavitù coloniale crimini contro l'umanità]lungi dal favorire un vero lavoro sul tema, ha sorattutto funzionato come la paccottiglia con cui si compravano gli indigeni e ha ottenuto il contrario dell'effetto che si era cercato: ha agito da diversivo.

Se la "questione nera" è tornata sulla scena, i neri lo sanno bene, è perché un certo umorista si è rifiutato di vedere la storia dei neri trattata con disprezzo, e ha cominciato a denunciare il monopolio della memoria rivendicato da taluni.

Io mi oppongo nettamente alla gerarchizzazione delle memorie, come si fa oggi.

La leggi sulla "colonizzazione positiva" ha suscitato una legittima emozione. Ha messo in evidena il fatto che non spetta al parlamento raccontare la storia, e che questo è vero per un periodo della storia come per tutti gli altri.

Per questo motivo io, in uno spirito repubblicano e correndo il rischio di urtare le suscettibilità di certi miei amici, ho proposto l'abrogazione di tutte quelle leggi che pretendono di incidere la storia nel marmo e interdire il dibattito, al primo posto delle quali troneggia la legge Gayssot, modello di totalitarismo.

I neri non hanno in effetti nulla da temere dal dibattito, anzi al contrario.

Il dibattito è la libertà, e la libertà è la verità.

Permettere il dibattito, esigere il dibattito, vuol dire dare a colpo sicuro il psosto che si meritano i crimini della schiavitù e della tratta della schiavitù, a mio avviso il primo posto, assieme al genocidio dei nativi americani.

Io suggerisco che il parlamento adotti una legge « Mbala » o « Mbala Mbala », che denunci la deportazione, la schiavitù, la tratta degli esseri umani e l'epurazione etnica come crimini contro l'umanità, senza riferimento ad avvenimenti storici precisi.

Toccherà agli storici, in tutta libertà, sstabilire quali fatti rientrino in tali definizioni.

Per farlo, trattandosi della Tratta dei neri, io mi auguro che la Francia prenda un'iniziativa decisiva.

Io chiedo la creazione di una commissione mista di storici franco-africani, compresi ovviamenti gli storici delle Antille, incaricata di stabilire il costo umano, economico e culturale della tratta atlantica, ma anche di mettere in evidenza le radici filosofiche, religiose e politiche di tali crimini.

Mi auguro che la Francia, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza, presenti questo rapporto all'ONU e lo usi come base per chiedere che si stanzino fondi proporzionali al danno subito, nel quadro di un piano mondiale per l'Africa, che si dovrà appoggiare sui popoli africani.

Non dubito che affatto che una tale procedure, condotta in uno spirito di riconciliazione, farebbe parte della grandezza della Francia, non più al passato, ma al presente.

Grazie della vostra attenzione.

Tradotto dall’inglese in italiano da Miguel Martinez, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica (transtlaxcala@yahoo.com). Questa traduzione è in copyleft.


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