Carisma o tentazione?
Riflessioni sul cosiddetto ''Rinnovamento nello Spirito''
 

di Andrea Carancini
25 novembre 2004




Potete leggere anche il commento di Miguel Martinez a questo articolo

Nota: Dopo la pubblicazione di questo articolo, sono arrivati diversi commenti. Un signore, ad esempio, ha detto di sentirsi "perseguitato" da questo articolo, cosa che gli ha permesso di dichiararsi simile a Gesù.

Un giovane, invece, ha parlato di "schifo", "insulti" e "affermazioni farneticanti".

Tutto questo ci dice molto sullo stato d'animo e la mancanza di serene certezze di chi mi scrive, ma francamente non dice assolutamente nulla sul contenuto di questo articolo.

Invito chi ha qualcosa di serio e fattuale da obiettare a questo articolo di scrivere un testo ragionato, che sarņ lieto di pubblicare.

Il responsabile del sito




Nel luglio del 1997 uscì sulla rivista "Studi Cattolici", vicina all'Opus Dei, un articolo del Cardinale Christoph Schonborn, Arcivescovo di Vienna, intitolato "Ci sono sètte nella Chiesa?". L'autore, già Segretario del Comitato di Redazione del Nuovo Catechismo e Professore di Dogmatica a Friburgo, interveniva per cercare di dissipare la convinzione, oggi sempre più diffusa e più volte rimbalzata sui media, che nella Chiesa di Paolo VI (1967-1978) e di Giovanni Paolo II si siano formate delle vere e proprie sètte.

La presa di posizione dell'illustre prelato era stata evidentemente provocata dal ricorrente affluire di testimonianze relative alle storture, agli abusi e ai lati oscuri di famose organizzazioni ecclesiali quali i neocatecumenali e l'Opus Dei, testimonianze fornite sia da ex-aderenti ai suddetti gruppi che da familiari e conoscenti. L'articolo apparso sulla rivista opusdeista mirava a spiegare la questione imputandone il clamore alla superficialità e alla malizia dei media e alla leggerezza colpevole di coloro che vi si affidano. Secondo Mons. Schonborn - questo il succo del discorso - non è assolutamente possibile che gruppi ecclesiali approvati dal Papa siano delle sètte.

Ma, come dice il detto, "contra factum non valet argomentum" se la situazione della Chiesa fosse normale il ragionamento sarebbe ineccepibile; ma la semplice esperienza di ciò che sta accadendo in quest'epoca "conciliare" dimostra che la realtà è ben diversa. Chiunque abbia avuto occasione, infatti, di avvicinare anche solo occasionalmente alcuni tipici movimenti del cosiddetto "rinnovamento cattolico", quali appunto i neocatecumenali o i carismatici, avrà potuto rendersi conto del clima particolare che regna in queste realtà, un clima segnato da un fanatismo e da un'esasperazione emotiva, non di rado ridicola, che sono lontanissimi dalla sobrietà spirituale del cattolicesimo romano.


kiko arguello

Pubblicità ingannevole: questo invito apparentemente innocuo, distribuito nelle chiese di Bologna, non accenna ai neocatecumenali... se non per la firma di "Kiko" sull'immagine in alto, e il fatto che il Buon Pastore ha proprio il volto del capo dei neocatecumenali. L'autoritratto di Kiko come Gesù, insomma.


Basta sentire le bestialità dottrinali delle "catechesi" dei seguaci di Kiko Arguello, con il contorno di schitarramenti a squarciagola od osservare i rapimenti "estatici" dei carismatici per capire il carattere prettamente protestante di tali gruppi e rendersi conto di quanto sia inquietante il sostegno incondizionato accordato loro da Giovanni Paolo II. Non è evidentemente sempre colpa dei giornali se esplodono certi scandali, perché di veri scandali spesso si tratta. Non dalla sola pubblicistica secolare, ad esempio, è stato denunciato il settarismo dei neocatecumenali ma, oltre che dal noto teologo passionista Padre Enrico Zoffoli, anche da numerosi sacerdoti e parroci. Non dai media è stata condannata nel 1985 come "setta esoterica e millenarista" la Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), di Plinio Correa De Oliveira (1908-1995), ma proprio dalla Conferenza Episcopale Brasiliana; malgrado ciò tali organizzazioni continuano a far proseliti con il consenso di Giovanni Paolo II, e gli esempi potrebbero continuare. In realtà non si tratta di singoli episodi degenerativi bensì di manifestazioni conseguenti all'ispirazione di fondo propria dei movimenti nati sviluppatisi con il Vaticano II.

È indubbio, infatti, che tali movimenti, pur vari e tra loro anche molto distanti, obbediscano ad una medesima ispirazione. Abbiamo le truppe cammellate del pittore dilettante di icone (e teologo dilettante) Kiko Arguello e quelle del latifondista "profeta" Plinio Correa De Oliveira, l'Opus Dei dello pseudo-marchese (ora canonizzato) José Maria Escriva de Balaguer [1] e l'Opus Mariae della socialista stile "kibbuzzim" Chiara Lubich, la Comunità di Sant'Egidio di Andrea Riccardi [2] e i carismatici cari al Cardinale Leo Iozef Suenens (1904-1996). Aristocratici e proletari, liberali e "conservatori", rivoluzionari e "controrivoluzionari", tutti però accomunati da una medesima impostazione, che vede nel Vaticano II la "profonda trasformazione, che altro non è che una rivelazione del volto della Chiesa, attesa dall'uomo e dal mondo d'oggi", secondo le parole di Karol Wojtyla nella udienza generale del 1 agosto 1979 [3].

È indubbio che questa trasformazione sia avvenuta nel segno dell'illuminismo, termine che qui va inteso nel suo senso più profondo. Come ricorda il Dizionario Enciclopedico di Spiritualità [4], "si considerano illuministiche quelle tendenze che nel processo di divinizzazione dell'uomo propendono verso la passività dell'anima. Accentuano l'influsso divino mediante interventi (illuminazioni, ispirazioni) diretti di Dio. Di conseguenza, l'anima deve lasciarsi portare da essi, piuttosto che lasciarsi guidare dai principi della ragione e dalla verità della fede". Questo illuminismo "quietista" è più immediatamente riconoscibile in neocatecumenali e carismatici, ma impregna di sé anche gli altri movimenti che vedono nel Vaticano II una "nuova Pentecoste", compresi i seguaci demaistriani della TFP, giacché Joseph de Maistre (1753-1821) definiva gli "Illuminati" coloro che "vedono nella Rivoluzione stessa motivi per prevedere una rivelazione della Rivelazione" [5], una "nuova discesa dello Spirito Santo" che preconizza in modo impressionante la temperie conciliare della "nuova Pentecoste".

In de Maistre (e nei suoi epigoni contemporanei) in realtà riecheggiano posizioni (eretiche) molto più antiche, posizioni che risalgono addirittura al monaco medievale Gioacchino da Fiore (1145-1205), e che vedono la storia umana divisa in tre Rivelazioni la Rivelazione del Padre (sul Sinai), la Rivelazione del Figlio (l'Incarnazione) e una terza Rivelazione, la Rivelazione dello Spirito Santo, che dissolverà la Chiesa Cattolica in una nuova "ecumène" [6]. Ecco lo scopo di illuministi vecchi e nuovi l'ecumenismo, che riunendo le varie confessioni cristiane porterà ad una "rigenerazione" dell'umanità. Ecumenismo il cui strumento indispensabile, secondo de Maistre, è costituito dall'esoterismo massonico. Nel capitolo conclusivo delle "Serate di Pietroburgo" infatti, l'apparente contrasto tra la figura del Senatore (che impersona l'esoterismo illuminato) e quella del Conte (che dovrebbe rappresentare l'ortodossia romana) si risolve infine nell'accettazione da parte di quest'ultimo della visione escatologico-millenarista gioachimita.

Giovanni Paolo II non parla apertamente di millenarismo. Eppure, come non pensare a Gioacchino da Fiore quando si leggono passi come quello che è possibile leggere in "Segno di contraddizione" (già segnalato dal prof. Johannes Dormann) "Gesù edifica la Sua Chiesa non tanto su sé stesso, quanto proprio sullo Spirito Santo. Lui, Gesù il Cristo, è soltanto un servo, quel Servo di Jahvé dell'Antico Testamento, un Servo dell'Alleanza che si realizzerà in forza dello Spirito-dono". Concilio Vaticano II come nuova discesa dello Spirito, quindi. Ma se i responsabili del Concilio considerano quest'ultimo una nuova Pentecoste allora bisognerà considerare gli esponenti del Rinnovamento nello Spirito il movimento conciliare per eccellenza.

Possono essere considerati i carismatici "una di quelle comunità ecclesiali suscitate dallo Spirito per il bene dei fedeli e l'edificazione del Regno", come afferma "Studi Cattolici"? I carismatici costituiscono una filiazione in ambito cattolico, filiazione storica e spirituale, del Pentecostalismo protestante. I pentecostali, come scrisse a suo tempo Mons. Francesco Spadafora nel suo stupendo libro "Pentecostali e Testimoni di Geova", negano il primato di Pietro, la Presenza Reale di Gesù nell'Eucarestia, l'istituzione divina della confessione, la Verginità dopo il parto della Madonna, l'esistenza del Purgatorio e, tra l'altro, considerano idolatria il culto della Vergine e dei Santi.

Eppure, i carismatici considerano i pentecostali loro padri e maestri della fede, in virtù di quel "Battesimo nello Spirito" che per la dottrina cattolica non è altro che il Sacramento della Cresima, che può essere impartita solo dal Vescovo e che invece i pentecostali e i loro succedanei cattolici identificano erroneamente con il "dono delle lingue", affidandone l'iniziazione ai loro santoni. I carismatici potranno anche sostenere l'ortodossia d'alcune loro posizioni dottrinali, come la recita del rosario, in questo dissimili dai loro fratelli - fratelli maggiori - pentecostali, ma non possono negare l'inquietante eterodossia dell'imposizione delle mani praticata da laici e persone che hanno già ricevuto, con la Cresima, la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Secondo gli esponenti del movimento carismatico la Chiesa deve tornare a produrre i prodigi della Pentecoste, deve attuare una Pentecoste permanente. Una Chiesa povera di prodigi, dicono, è una Chiesa povera di fede. Tentazione non nuova nella storia della Chiesa. Ecco come rispondeva in proposito Papa San Gregorio Magno (590-604) nella 29ma Omelia sui Vangeli, capitolo IV (il passo è lungo ma merita di essere citato integralmente)

"Forse, fratelli miei, dovete considerarvi senza fede perché non operate questi prodigi? Essi furono necessari ai primordi della Chiesa perché la fede doveva essere alimentata dai miracoli per poter crescere. Anche noi, del resto, quando piantiamo degli alberi dobbiamo annaffiarli finché li vediamo ben solidi nel terreno e appena hanno fissato le radici smettiamo di somministrare l'acqua. Per questo Paolo dice le lingue costituiscono un segno non per i fedeli, ma per gli infedeli. Abbiamo altre più sottili considerazioni da fare riguardo a questi segni e prodigi.

La santa Chiesa compie ogni giorno in forma spirituale ciò che faceva allora concretamente mediante gli Apostoli. Quando infatti i suoi sacerdoti con la grazia dell'esorcismo impongono le mani ai fedeli ed impediscono agli spiriti maligni di prendere dimora nelle loro anime, cosa fanno se non scacciare i demoni? E i cristiani che abbandonano le dottrine mondane della vita di un tempo, che celebrano i santi misteri e annunciano con tutte le loro forze le lodi e la potenza del Creatore, che altro fanno se non esprimersi in lingue nuove? Quando poi con buone esortazioni spengono la malizia nel cuore degli altri, eliminano i serpenti. Quando sentono parole malvage e suadenti senza farsi trascinare al male, prendono, sì, bevande mortifere, ma non ne subiscono danno. Quando si accorgono che il prossimo vacilla nel compiere il bene, quando lo soccorrono con tutte le forze e con l'esempio del loro comportamento, sostengono la condotta di coloro che si sentono incerti nelle scelte da compiere, cosa fanno se non imporre le mani sui malati perché ritrovino la salute?

Questi prodigi sono ancora più grandi perché di ordine spirituale, e perché attraverso di essi vengono ricondotti alla vita non i corpi, ma le anime; fratelli carissimi, voi pure potete compierli - se lo volete - con l'intervento di Dio. Si tratta di segni esterni, e da essi non possono ottenere vita quelli che li compiono perché sono prodigi di natura corporea che mostrano talora la santità senza però esserne causa; invece, questi prodigi spirituali compiuti nelle anime producono la realtà della vita, e non è loro compito semplicemente il mostrarla. Di essi possono fruire solo i giusti, mentre ai primi possono accedere anche i malvagi. Per questo la Verità dice di qualcuno "Molti mi diranno quel giorno Signore, Signore, non abbiamo nel tuo nome proclamato profezie, scacciato demoni e compiuto molti prodigi? Allora io dirò loro Non vi conosco, andatevene da me, voi che commettete l'iniquità". Non vogliate perciò, fratelli carissimi, fare oggetto del vostro amore quei segni che potrebbero essere attribuiti anche ai reprobi, ma amate i prodigi della carità e della pietà, di cui ora abbiamo parlato, che sono veramente sicuri perché occulti, e per i quali è stabilita presso il Signore una ricompensa tanto più grande quanto minore è la loro gloria presso gli uomini".

D'altro canto la mentalità stigmatizzata da San Gregorio Magno ci fornisce dei precedenti molto più ravvicinati. Ecco come Joseph de Maistre (massone sì ma non certo privo di senso critico) parlava, all'inizio dell'800, dei massoni "illuminati", seguaci del Conte di Saint Martin "Vi confesso, signori, di non capire un sistema che vuole credere soltanto ai miracoli e che esige assolutamente che i preti li compiano se non vogliono essere considerati inutili (...). Se i preti fossero naturalmente idonei ai messaggi, alle rivelazioni, alle manifestazioni, lo straordinario diventerebbe il nostro stato ordinario. Sarebbe un grande prodigio; ma coloro che vogliono i miracoli sono padroni di farne ogni giorno. I veri miracoli sono le buone azioni compiute nonostante il nostro carattere e le nostre passioni. Il giovane che di fronte alla bellezza femminile sa dominare i propri sguardi e i propri desideri è un taumaturgo più grande di Mosè, e quale prete non raccomanda simili prodigi? (...). Che cosa ci manca dunque oggi, se siamo in grado di agire bene? E che cosa manca ai preti se hanno ricevuto il potere di far osservare la legge e perdonare le trasgressioni?" [7].

Gli attuali pentecostali-carismatici, con l'attrazione morbosa per il sensazionale, con la fissazione di "parlare in lingue" non ricadono oltretutto sotto l'ammonimento di San Paolo? (1 Cor. 14, 23) "Quando tutta la Chiesa si raduna assieme, se tutti parlano in altre lingue, ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete ammattiti?". Inoltre, per quanto riguarda i presunti miracoli vantati da costoro, si tratta davvero di miracoli? Secondo la sana teologia i doni straordinari dello Spirito sono dati per avviare gli uomini a Dio e alla sua (vera) Chiesa. Come spiegare il fatto che i più "carismatici" dei guaritori carismatici siano proprio i pentecostali americani, che non hanno certo l'intenzione di essere cattolici?

Ma ritorniamo al punto di partenza, al Cardinale Schonborn il 26 gennaio 1999, Mons. Schonborn tenne una conferenza nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma e dialogando con il prof. Antonino Zichichi sul senso e la valenza salvifica delle religioni non cristiane ha formulato queste quattro affermazioni in forma di (retorica) domanda Il particolarismo di una rivelazione singolare ad un destinatario altrettanto singolare non è il segno di un'intolleranza terribile? Tutte le religioni non sono anch'esse dei percorsi che conducono a Dio? Questi percorsi non corrispondono ai molti nomi dell'Ineffabile? L'unico Dio, misterioso e infinito, non si è rivelato in molteplici modi, cosicché ogni religione capta solo un raggio della Sua Luce e non la sua totalità?

A questo punto vorrei formulare, a mia volta, una domanda. Queste affermazioni del Cardinale Schonborn (che non hanno suscitato alcuna reazione particolare, nonostante il loro carattere oggettivamente clamoroso) non costituiscono forse una delle formulazioni finora più esplicite e inequivocabili, espressa da un altissimo esponente della gerarchia conciliare, della dottrina illuministico-massonica dell'unità trascendente delle religioni? Tra le tante sètte non era proprio la massoneria quella considerata dalla Chiesa, fino a quarant'anni orsono, la sètta per antonomasia? Il Cardinale Schonborn dice nella Chiesa non ci sono sètte [8]. Se lo dice lui.


NOTE

[1] Sulla vicenda del marchesato rivendicato dal fondatore dell'"Obra" cito dall'articolo "Ancora sull'Opus Dei" della rivista "Sodalitium" (n. 43, pp. 37-38) "La concessione del titolo che ostentò a partire dal 1968, era viziata da parecchie anomalie e irregolarità per esempio alla Deputazione della Nobiltà si nascose fraudolentemente, nel 1968, la circostanza del cognome Escriba, circostanza che non appare nella domanda di riabilitazione del titolo di marchese di Peralta, domandata da Josemaria Escrivà de Balaguer y Albàs. Il titolo di marchese, come dignità personale e intrasferibile, fu concesso il 12 febbraio 1718 dall'arciduca Carlo d'Austria a don Tomàs de Peralta e mai nessun figlio né erede legittimo di don Tomàs rivendicò un titolo non trasferibile. Si calcola che l'acquisto del titolo costò, all'epoca, la somma di 250.000 pesetas. Il giornalista Carandell si domandava giustamente Quale ragione può giustificare il fatto che mons. Escrivà, fondatore di un Istituto che persegue la santificazione dei suoi membri, abbia domandato un titolo nobiliare? Un altro giornalista, Juan Gomis, scrisse nella rivista "El Ciervo" un articolo intitolato "Que es esto monsenor?" nel quale si domandava Come è possibile che un sacerdote aspiri a questi onori? Da parte sua il premio Nobel della letteratura Camilo José Cela, scriveva "I religiosi non sono né marchesi né conti tutto ciò non è serio la gente ha riso molto di questo marchesato".

[2] Proprio Andrea Riccardi si segnalò a suo tempo, all'Assemblea Ecumenica di Graz del 1997, con la proposta di non nominare più la parola "Dio", per rispetto alla "sensibilità ebraica", sostituendola con appellativi quali "Signore" ("Avvenire", 27 giugno 1997).

[3] Ma la teologia cattolica non ha sempre detto che la Chiesa non riceve nuove rivelazioni pubbliche? Leggiamo cosa scrive in proposito il "Dizionario Pratico" accluso alla Bibbia, pubblicata nel 1968 dalla "Catholic Press", alla voce Rivelazione pubblica "La rivelazione pubblica è contenuta o nella Bibbia o nel deposito della Tradizione Apostolica. Dopo la morte dell'ultimo apostolo non ci poté essere alcuna aggiunta alla rivelazione pubblica (...) soltanto la Chiesa ha l'autorità per illustrare il contenuto della Tradizione apostolica. Ma la Chiesa non riceve nuove rivelazioni essa custodisce, spiega e rende esplicito ai fedeli il contenuto delle rivelazioni fatte agli apostoli".

[4] Roma, 1990, vol. II, p. 1263.

[5] Joseph de Maistre, "Le serate di Pietroburgo", Milano, 1971.

[6] Utilizzo il vocabolo "ecumène" (letteralmente "terra abitata") perché rende il carattere di minaccia globale della mentalità millenarista, che non si propone solo la creazione di una nuova società ecclesiale (al posto della Chiesa cattolica) ma aspira ad un cambiamento apocalittico del pianeta in cui viviamo. Cito dall'articolo di Carlo Alberto Agnoli "Dalla Chiesa di Dio alla religione dell'arcobaleno", tratto da "La Tradizione Cattolica" (n. 28, pp. 19-20) "A tale riguardo va premesso che la Bailey [Alice Bailey, nota teosofa e fondatrice del Lucifer Trust, società iniziatica legata all'ONU], come i massoni e gli adepti del New Age, crede che il tempo si svolga in grandi cicli di circa 25.000 anni ciascuno, suddivisi in età, di cui la prima sarebbe quella dell'oro e le successive via via in peggioramento, quelle dell'argento, del bronzo e del ferro. Quest'ultimo periodo, il più tenebroso, corrisponderebbe all'era cristiana. Al termine del ciclo, secondo le antiche credenze pagane di cui la religione dell'Acquario rivendica l'eredità, tutto ricomincerebbe da capo. Sennonché - dice la Bailey ("Esteriorizzazione della Gerarchia", p. 485) - questa volta non sarebbe più così il "Fuoco di Dio" (forse una guerra mondiale di proporzioni apocalittiche) starebbe per mettere fine alla successione dei cicli e l'età dell'oro verrebbe restaurata per sempre". D'altronde de Maistre parla esplicitamente di una nuova "età dell'oro" prossima ventura nell'11mo e ultimo colloquio delle "Serate". La New Age è un concetto che viene da lontano.

[7] Joseph de Maistre, op. cit., pp. 604-605.

[8] Cito dall'appendice "I naufraghi dello spirito", tratta dall'opuscolo "Falso Rinnovamento carismatico" (Ferrara, 2000, p. 37) "L'energica presa di posizione del Cardinale Schonborn a riguardo dell'esistenza di vere e proprie sètte in seno alla Chiesa cattolica è stata certamente provocata dall'uscita nelle librerie francesi di un volume presentato dai media come "una bomba" (così Henri Tincq in "L'Eglise catholique est accusée d'abriter des sectes", articolo pubblicato su "Le Monde", il 14 maggio 1996). Trattasi di "Les naufragés de l'Esprit". Des sectes dans l'Eglise catholique" (Seuil, Parigi, 1996), un dossier sul Rinnovamento nello Spirito transalpino - fortemente contestato dalla Conferenza Episcopale Francese e da singoli Vescovi - redatto da Thierry Baffoy, Antoine Delestre e Jean-Paul Sauzet, tre ex adepti di comunità carismatiche. Queste ultime (in particolare Chemin-Neuf, Béatitudes, Lion de Juda et de l'Agneau Immolé, La Sainte-Croix, La Famille de Nazareth, ecc.) sono state accusate di utilizzare in un clima delirante, per l'indottrinamento dei suoi adepti, pericolosi metodi psicologici conosciuti come "Tecniche di formazione PRH" ("Personalità e Relazioni Umane"), e di aver mutuato le strategie di evangelizzazione dalla "Yoido Full Gospel Church", un movimento protestante guidato dal pastore pentecostale coreano Paul Yonggi Cho. Ciò non ha impedito a Giovanni Paolo II di affermare

"Il movimento carismatico cattolico è uno dei tanti frutti del Concilio Vaticano II che, quasi nuova Pentecoste, ha suscitato nella vita della Chiesa una straordinaria fioritura di aggregazioni e movimenti, particolarmente sensibili all'azione dello Spirito. Come non rendere grazie per i preziosi frutti spirituali che il Rinnovamento ha generato nella vita della Chiesa e nella vita di tante persone? Quanti fedeli laici - uomini e donne, giovani, adulti e anziani - hanno potuto sperimentare nella propria vita la stupefacente potenza dello Spirito e dei suoi doni! Quante persone hanno riscoperto la fede, il gusto della preghiera, la forza e la bellezza della Parola di Dio, traducendo tutto ciò in un generoso servizio alla missione della Chiesa! Quante vite cambiate in profondità! Per tutto questo oggi, insieme a voi, voglio lodare e ringraziare lo Spirito Santo".






Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori




e-mail


Visitate anche il blog di Kelebek

Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca