L'assassino è il maggiordomo:
la riforma Berlinguer
ottava parte
 



Per agevolare la lettura, questo articolo di Costanzo Preve è stato diviso in nove parti.

All'introduzione

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8. Il giovanilismo burocratico, i pulcini partitici e la competenza specifica in materia di superficialità.

Finora non abbiamo ancora parlato dei giovani e degli studenti, che sono pur sempre i destinatari della distruzione postmoderna del liceo europeo moderno. E non l'abbiamo fatto appunto perché la categoria dei giovani, se non vuole essere una categoria puramente anagrafica, biologica o sociologica, ma vuole essere anche una categoria storica e politica, deve essere usata con molta cautela e con molta sobrietà, cosa che i giovanologi demagogici non fanno ovviamente mai.

In estrema sintesi, la società italiana dopo il 1945 ha conosciuto soltanto due movimenti storico-politici di giovani, il 1968 ed il 1977, e dopo più nulla.

Il movimento del 1977 è stato dunque l'ultimo movimento storico-politico di giovani della storia italiana contemporanea. Dopo questa data le periodiche fiammate rituali (movimento del 1985, la Pantera, eccetera) sono state nell'insieme solo episodi gonfiati dal ceto giornalistico di sinistra.

La categoria dei giovani è una categoria che segnala oggi un'assenza storico-politica, non una presenza. Naturalmente, la forza biologica dei giovani è tale che in qualunque momento, senza previsioni possibili, i giovani possono sempre irrompere in modo inaspettato sulla scena storico-politica. Tutte le stucchevoli inchieste sociologiche sui giovani apolitici, ripiegati sulla famiglia e sui gruppi amicali, sportivi, musicali e di volontariato, angosciati dalla disoccupazione e dall'AIDS, eccetera, possono saltare in una settimana di fronte al formarsi aleatorio di un insieme di congiunture storiche inaspettate.

In ogni caso, ripetiamo che tutti i discorsi tromboneschi e reazionari sulla cosiddetta scuola facile dei tutti promossi e del voto politico che avrebbe sostituito la vecchia scuola seria di prima del 1968, e più ancora sull'involgarimento dovuto all'accesso dei giovani di origine popolare, operaia e proletaria restano sciocchezze. E diciamo questo non per pagare l'obolo dovuto alla cultura politicamente corretta della sinistra, da cui siamo completamente estranei, ma per il semplice fatto che questa valutazione aristocratica è completamente falsa, scambia l'effetto con la causa, inverte la logica dei fatti e funziona come semplice feticcio ideologico, e non come canone di spiegazione storica.

È naturale che a 16 anni si preferisca una scuola facile, che lascia più tempo per la musica, il calcio, i rapporti amicali e sociali, gli hobby, eccetera. Ma questa banale ovvietà non significa che ci sia stato veramente un movimento politico giovanile per una scuola azzerata, sia nel 1968 che nel 1977. Anzi, chi frequenta veramente i giovani sa perfettamente che nella loro stragrande maggioranza essi preferiscono una selezione di tipo meritocratico (i cosiddetti voti dati con giustizia e non in modo arbitrario da professori distratti e prevenuti), piuttosto che una selezione legata alla cooptazione politico-mafiosa, estranea al rendimento scolastico.

Il cosiddetto voto politico ed il cosiddetto voto unico non sono stati il frutto di un movimento politico giovanile e studentesco, ma sono prevalentemente stati un momento di sbandamento ideologico che è venuto dall'alto e non dal basso, cioè dal corpo insegnante di sinistra influenzato dal livellamento gerarchico dello stalinismo italiano.

Ma chi sono oggi i giovani politicamente espressivi? Sono un gruppo esilissimo ed assolutamente non rappresentativo di pulcini partitici allevati in batteria per essere la prossima classe politica, che incarnano una (orrida) figura dello spirito che potremo definire giovanilismo burocratico.

Il loro modello politico è Walter Veltroni, l'uomo che cerca l'identità etica italiana in Kosovo ed in Birmania, il raccoglitore delle figurine Panini, l'uomo che ha nel suo studio i due ritratti di Berlinguer e di Kennedy, l'uomo per cui Dante Alighieri e Benigni sono entrambe risorse per il turismo toscano e per il look dell'Italia all'estero.

Il loro modello culturale è Umberto Eco, il vorace chiacchierone tuttologo in cui la vertigine semiologica superficiale ha nichilisticamente dissolto ogni profondità.

Più in generale l'unione delle figure di Veltroni e di Eco porta a quella figura spirituale ed a quella nuova professionalità che lo studioso americano Fredric Jameson ha definito competenza specifica in materia di superficialità, la capacità veloce, flessibile ed in tempo reale di parlare di Gorbaciov, Dulbecco, Raffaella Carrà, la deriva dei continenti, i giochi a premio e la fine del comunismo. Certo, questo è dovuto anche, direbbe Benjamin, alla perdita dell'aura dell'unicità letteraria ed artistica. Si tratta di un tipo di cultura dell'epoca della riproduzione, della clonazione, ma anche della riduzione totalitaria a forma di merce vendibile di tutti gli enti, come si dice in pomposo linguaggio filosofico.

Il giovanilismo burocratico dei pulcini politici delle commissioni giovanili dei partiti si nutre di questa cultura, ed ha appunto come modello la competenza specifica in materia di superficialità, da spendere (una vera risorsa spendibile) nelle tavole rotonde e nei talk show mediatici.

È per questo che la nuova maturità berlingueriana piace a questi pulcini politici. Essa permette di partire dai propri interessi, di proporre articoli di giornale e testi teatrali (e scommettiamo che tutti si improvviseranno Brecht, Shakespeare ed Alfieri, tanto ogni dialogo è eguale ad un altro, e siccome Dio è morto, non esiste più Dio a valutarne la qualità), di avanzare crediti formativi (interessante questo linguaggio da bancari) di ogni tipo. È il trionfo del casino creativo, dell'improvvisazione, della velocità di riflessi (in un dialogo di un'ora si parlerà di tutte le materie in programma a partire da un argomento, magari esistenziale, scelto dal candidato). È appunto il modello culturale dei pulcini politici delle commissioni giovanili di partito, cioè di partiti macchina-pigliatutto senza più obsoleti riferimenti ideologici.

Si tratta di pura superficie senza alcuna profondità, un modello culturale che danneggia tutti i giovani seri, timidi, un po' imbranati ma profondi ed esalta i farfalloni e le farfalline. Intanto, ciò che conta veramente non sarà esaminato qui, ma verrà valutato sulla base di master post-universitari pagati dalle famiglie in costosissimi stage di lingua inglese. L'innocuo casino creativo è riservato ai centri sociali che verranno sempre più ricavati nelle vecchie strutture dei venerandi ed aboliti licei europei.

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