Il neo-colonialismo secondo il vangelo di Blair
 



di Ph. G., LE MONDE diplomatique - Settembre 2002



Richard Cooper. Consigliere personale del presidente per gli affari esteri: "L'Europa e più in generale l'occidente dovrebbero abituarsi ad applicare due pesi e due misure [...] Altrove quando si tratta di stati collocati al di fuori del continente post-moderno europeo, dobbiamo tornare ai metodi più duri di un epoca che ci ha preceduto: la forza, l'attacco preventivo, lo stratagemma, in poche parole tutto ciò che e' richiesto per occuparsi di quelli che ancora vivono del XIX secolo [...] dobbiamo usare le leggi della giungla".
E ancora lo stesso: "...anche se in Europa le parole impero e imperialismo sono divenute obbrobri, le opportunità, se non proprio la necessità di una colonizzazione, sono tanto forti quanto lo erano nel XIX secolo". Quello che serve oggi è "...un imperialismo che abbia per scopo, come ogni imperialismo, di portare l'ordine e l'organizzazione .... come Roma [l'occidente] trasmetterà ai cittadini dell'impero alcune sue leggi, gli rassicurerà un po' di denaro  e costruirà
qualche strada ".
Richard Cooper da "The New Liberal Imperialism" in The London Observer, 7 aprile 2002.




Gli americani non sono i soli a sognare impero e ri-colonizzazione: anche gli ambienti delle élite inglesi ne cercano un surrogato o una qualche sorta di palliativo consolatorio. I consiglieri di Anthony Blair, anch'essi impegnati in una lotta trascendentale contro il male, riflettono sull'opportunità di un «nuovo imperialismo liberale».
Tanto che Robert Cooper, consigliere personale del primo ministro per gli affari esteri, nel mese di aprile ha esposto progetti che oltre-Manica hanno provocato molto scalpore.
Nel mondo immaginato da Cooper, l'Europa e più in generale l'Occidente dovrebbero «abituarsi ad applicare due pesi e due misure». A suo dire, «dobbiamo, tra di noi, agire secondo le leggi e nel quadro di un [sistema] di sicurezza aperto e cooperativo. Altrove, quando si tratta di stati collocati al di fuori del continente post-moderno europeo, dobbiamo tornare ai metodi più duri di un'epoca che ci ha preceduto: la forza, l'attacco preventivo, lo stratagemma, in poche parole tutto ciò che è richiesto per occuparsi di quelli che ancora vivono nella guerra del tutti contro tutti del XIX secolo». Tra di noi, aggiunge, «rispettiamo la legge. Ma quando ci muoviamo nella giungla, dobbiamo usare le leggi della giungla».
Ovviamente la giungla è in Africa, in America latina e in Asia, dove «il caos è la norma e la guerra uno stile di vita (way of life)».
Allora «anche se in Europa le parole impero e imperialismo sono divenute obbrobri, le opportunità, se non proprio la necessità di una colonizzazione, sono tanto forti quanto lo erano nel XIX secolo». In sostanza, secondo Cooper, quello che ci serve oggi «è una nuova forma di imperialismo, accettabile dal punto di vista dei diritti umani e dei valori universali (...). Un imperalismo che abbia per scopo, come ogni imperialismo, di portare l'ordine e l'organizzazione (...). Come Roma [l'Occidente] trasmetterà ai cittadini dell'impero alcune sue leggi, gli assicurerà un po' di denaro e costruirà qualche strada» (1). Forse il teorico laburista si è ispirato, apportandogli alcune correzioni, alle tesi dello storico di destra Paul Johnson, che anni fa aveva esposto una visione simile. In un articolo pubblicato nel New York Times Sunday Magazine nel 1993, Johnson sosteneva che «alcuni stati non sono in grado di governarsi da soli (...). è una missione del mondo civilizzato governare queste zone disperate». Per poi aggiungere che l'Occidente «avrà la soddisfazione di ricevere la gratitudine di milioni di persone che, grazie a questa rinascita altruista del colonialismo, troveranno l'unica via d'uscita possibile dalla loro miseria» (2). Poco dopo gli attentati dell'11 settembre, lo stesso autore aveva giustificato la colonizzazione della Cina nel XIX secolo in questi termini: «Le grandi potenze civilizzate hanno introdotto in Cina, un paese grande e incoerente, il principio dell'extraterritorialità (...). Nel 1900 un gruppo terrorista militante denominato i Boxer presero d'assalto Pechino con la tacita aprrovazione del governo (...). Per riprendere Pechino fu allora istituita una forza internazionale che includeva, oltre a truppe europee, forze americane e giapponesi (...). Forse oggi l'America e i suoi alleati si troveranno nella situazione in cui dovranno non solo occupare ma amministrare stati terroristi». Più chiaramente, «i paesi che non possono vivere in pace (...) non devono aspettarsi una piena indipendenza» (3).



note:


(1) Richard Cooper, «The New Liberal Imperialism», The London Observer, 7 aprile 2002.

(2) Paul Johnson, «The New Colonialism», The New York Times Sunday Magazine, 18 aprile 1993.

(3) Paul Johnson, «The Answer to Terrorism? Colonialism», Wall Street Journal, 9 ottobre 2001.







questo articolo è tratto da un elenco di documenti riguardanti i "neoconservatori" o "neocon" americani presenti sul sito di Fisica/Mente. Non rispecchia quindi necessariamente l'opinione del curatore del sito Kelebek. Fare clic qui per la pagina principale di questa parte del sito, dedicata ai neoconservatori.




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